Nell’inesauribile dibattito sulla fattibilità di un mondo alimentato al 100% dalle energie rinnovabili, non poteva mancare la risposta allo “studio degli studi” che aveva criticato questo scenario.
Torniamo un attimo a settembre dello scorso anno, quando su Renewable and Sustainable Energy Reviews era uscito un articolo firmato dallo scienziato australiano Benjamin Heard e dai suoi colleghi, Burden of proof: A comprehensive review of the feasibility of 100% renewable-electricity systems.
Quel documento, in sintesi, bocciava l’idea di costruire una sistema elettrico basato esclusivamente sulle risorse “verdi”, a causa dei diversi ostacoli che avrebbero impedito la sua realizzazione (costi troppo elevati, problemi nella gestione di reti e stoccaggi, variabilità produttiva dei parchi eolici-solari e così via).
Ricordiamo che tra gli studi maggiormente citati sull’argomento c’è il lavoro di Jacobson e Delucchi, i due ricercatori americani che ritengono fattibile, dal punto di vista tecnico-economico, una transizione energetica fondata sulle tecnologie “pulite” senza combustibili fossili per produrre elettricità.
Per approfondire vedi anche QualEnergia.it:
- Niente blackout in un mondo 100% a fonti rinnovabili
- Tante rinnovabili e reti sicure, come ci riescono nove paesi nel mondo
- Come arrivare al 100% di rinnovabili nel settore elettrico
La medesima rivista scientifica che nel 2017 aveva pubblicato l’articolo di Heard, ha dato spazio al “contrattacco” sferrato da un gruppo di università e istituti di ricerca, tra cui il tedesco Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e la finlandese Lappeenranta University of Technology, Response to ‘Burden of proof: A comprehensive review of the feasibility of 100% renewable-electricity systems’.
Come spiega in una nota divulgativa Tom Brown del KIT, il principale autore del nuovo documento, la tecnologia esistente offre delle soluzioni a tutti i problemi sollevati da Heard e colleghi, che al contrario pensano che sia impossibile azzerare il contributo degli impianti fossili-nucleari su scala globale.
Secondo Brown, inoltre, queste soluzioni sono “sostenibili” anche sul versante dei costi, grazie alla crescente competitività delle diverse fonti rinnovabili e ai prezzi in discesa delle batterie, indispensabili, al pari delle altre opzioni citate dallo studio, per sviluppare un’economia low carbon.
Nella risposta ai dubbi di Heard, gli autori sostengono che è possibile far funzionare senza inconvenienti una rete elettrica con energia generata solamente dalle rinnovabili – eolico, solare, idroelettrico, geotermia, biomasse – integrate con una varietà di tecnologie, tra cui accumulatori, sistemi per gestire in modo flessibile la domanda energetica (vedi per esempio questo progetto di centrale virtuale REstore-Tesla in Belgio), potenziamenti delle connessioni elettriche tra paesi vicini, uso dell’idrogeno per coprire i picchi dei consumi.