Energy management, alcuni spunti dal convegno FIRE

  • 2 Dicembre 2016

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Puntare solo sul risparmio energetico rischia di rivelarsi insufficiente a causa dell’incertezza sui benefici effettivi che si possono raggiungere con la realizzazione di interventi. È necessario cambiare la prospettiva. Alcuni spunti dal convegno FIRE Enermanagement.

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Cogliere i molteplici benefici dell’efficienza energetica, coniugando un uso ottimale delle risorse lungo la filiera con il core business aziendale, è uno degli spunti emersi durante il convegno organizzato dalla FIRE che ha chiuso il primo dicembre a Milano la settima edizione.

Si è discusso dei benefici non energetici legati allo sviluppo di un sistema efficiente – come minori emissioni, maggiore produttività, minori costi di gestione – che sono leve aggiuntive rispetto al risparmio economico legato alla riduzione dei consumi sia per le aziende che decidono di realizzare interventi, sia per chi vende tecnologie e servizi.

Per gli energy manager e gli operatori del mercato (ESCO, utility, etc.) comprendere questi aspetti e imparare ad applicarli si tradurrà nel tempo in una maggiore percentuale di successo delle proposte presentate – oggi troppo spesso rifiutate non tanto per mancanza di attrattiva economica, quanto per paura di ciò che risulta nuovo e poco comprensibile – e per le imprese in una maggiore competitività.

Del resto l’Italia ha conseguito fra il 2011 e il 2015 il 32% dei risparmi previsti al 2020, secondo i dati del RAEE ENEA: di strada da fare ne rimane dunque molta e i risultati arriveranno solo comprendendo che l’efficienza energetica non porta solo una riduzione di consumi, ma molto altro.

Secondo Dario Di Santo, direttore FIRE “Diverse evidenze mostrano che essere un leader oggi e rimanere competitivi domani richiede una forte attenzione alla gestione delle risorse, alla sostenibilità e alla filiera in cui rientrano le proprie attività. L’efficienza energetica diventa una reale leva di business se ben compresa e sfruttata, così come investire in modo intelligente sulla sostenibilità è un modo per affrancarsi dai rendimenti nulli o negativi delle attività tradizionali, ottenendo una maggiore redditività dei capitali investiti”.

Carrefour è un primo esempio in tal senso, preso dagli interventi della prima sessione della conferenza. L’azienda si è posta degli obiettivi di riduzione del 40% delle emissioni di CO2 entro il 2025 e del 70% entro il 2050. Il sistema di monitoraggio dei consumi all’interno dei punti vendita è stato potenziato allo scopo di portare consapevolezza a tutti i livelli sull’uso delle risorse e di promuoverne una gestione migliore all’interno dei singoli punti vendita.

A tal fine è stata introdotta un’applicazione per dispositivi mobili che fornisce informazioni in tempo reale e consente di mettere a confronto risultati e obiettivi. Inoltre è stata avviata un’azione per raccogliere spunti e suggerimenti da tutti i dipendenti su come aumentare l’efficienza energetica.

Internamente è stata avviata una gestione integrata delle utenze (luce, acqua, freddo, etc.) e dei rifiuti. Interessante il progetto futuro di recupero dei rifiuti biodegradabili prodotti dai supermercati per trasformarli in biometano con cui alimentare la propria flotta di veicoli commerciali.

Altro esempio è Mediamarket (società nota in Italia per il marchio Media World), che ha un’attiva politica energetica aziendale sia a livello internazionale che nazionale ha di recente aggiunto una nuova e ambiziosa politica sulla sostenibilità, mettendo insieme le varie funzioni aziendali.

Sulle proprie sedi ha realizzato 36 audit energetici in ottemperanza all’obbligo di legge per le grandi imprese, sfruttando le indicazioni ottenute in merito alle opportunità di intervento: su 760 possibili progetti suggeriti dalle diagnosi negli ultimi anni ne sono già stati realizzati oltre 370, conseguendo consistenti risparmi energetici ed economici.

Lo scenario nazionale mostra a tale proposito una positiva crescita delle certificazioni ISO 50001, sebbene una recente indagine FIRE-CEI-CTI evidenzi un insufficiente coinvolgimento delle diverse funzioni aziendali nell’energy team ed un eccesso di burocrazia. Elementi che impediscono di ottenere quella visione olistica dell’uso delle risorse che porta a un reale cambio di approccio alle risorse e alla sostenibilità e genera un aumento di competitività.

“I leader di mercato già adottano questo approccio integrato, che prende in considerazione tutta la filiera” ha evidenziato al riguardo Di Santo “E del resto le performance negli ultimi venti anni delle imprese che hanno investito nella sostenibilità, nelle persone e nella governance si sono dimostrate superiori a quelle delle imprese conservatrici. Indici come il Dow Jones e il FTSE4Good riconoscono proprio questa maggiore capacità di remunerare gli investitori delle imprese sostenibili”.

Inoltre, come ha evidenziato Andrea Trianni del Politecnico di Milano, è fondamentale che chi offre soluzioni per l’efficienza energetica impari a ragionare nell’ottica dell’utente finale.

Puntare solo sul risparmio energetico rischia di rivelarsi insufficiente a causa dell’incertezza sui benefici effettivi che si possono raggiungere con la realizzazione di interventi. È necessario cambiare la prospettiva e fornire una stima onnicomprensiva dei benefici e delle perdite portati dall’intervento di riqualificazione energetica, considerando sia gli effetti in fase di esercizio, sia quelli nel corso della realizzazione dei progetti.

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