Liberarsi dalle fossili, qualche ricetta dai Comuni italiani

In Italia sono 2.660 i Comuni che producono più elettricità di quanta ne consumino le famiglie residenti, grazie ad una o più fonti rinnovabili. E 39 sono quelli al 100% alimentati da un mix fonti pulite, elettriche e termiche. Come ci riescono? Qualche dato e alcuni esempi.

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Molti non sanno che in Italia almeno 2.660 sono i Comuni che producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti, grazie ad una o più fonti rinnovabili (idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomasse o geotermica). Sono 44 i Comuni che superano largamente il proprio fabbisogno termico grazie a impianti di teleriscaldamento collegati a impianti da biomassa o geotermici. E che sono 39 i Comuni al 100% alimentati da fonti energetiche rinnovabili. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente “Comuni Rinnovabili 2016”, presentato recentemente e di cui abbiamo parlato, rientrano in questa categoria quei Comuni che coprono interamente i fabbisogni elettrici e termici dei cittadini (clicca sulla mappa per ingrandire l’immagine).

Nella costruzione di questa tipologia di amministrazione locale sono inseriti i dati di produzione dei diversi impianti installati nei territori, in modo da calcolare il rapporto tra l’energia prodotta e quella consumata dalle famiglie.

Anche se per la parte elettrica, va detto, che gli impianti cedono ancora gran parte dell’energia elettrica alla rete, questo rapporto all’interno di un Comune è un riferimento significativo perché dimostra – come spiegano gli autori del report – che è possibile soddisfare i fabbisogni delle famiglie attraverso le fonti rinnovabili installate sui tetti e nei territori, avvicinando così domanda e produzione di energia.

Legambiente per definire un Comune al 100% rinnovabili prende in considerazione i Comuni con almeno 3 tecnologie, scegliendo di evidenziare quindi non la produzione assoluta, ma il mix di impianti diversi, elettrici e termici (per le biomasse inoltre solo impianti da “vere” biomasse e a filiera corta).

Nella sua classifica, sulla base di questo criterio, il rapporto ne elenca, appunto, 39. Sono i “Comuni 100% Rinnovabili”: impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento che coprono i fabbisogni termici e un mix di impianti da diverse fonti rinnovabili che fanno anche superare la domanda di elettricità dei cittadini residenti. Di questi ben 22 sono nella provincia di Bolzano, e solo 4 nel centro Italia, in particolare in Toscana (Castelnuovo di Val di Cecina, Montieri, Radicondoli, Santa Fiora); nessun al sud.

Tuttavia non ci sono solamente i piccoli e piccolissimi comuni a detenere questo primato. Ci sono anche 7 Comuni con oltre 100mila abitanti che generano più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie residenti: Parma e Ravenna che hanno un forte contributo di solare fotovoltaico, rispettivamente con 50 e 132 MW installati; Foggia dove ci sono 131 MW di solare e 47 MW di impianti eolici. Poi Ferrara, Latina, Giugliano In Campania, Terni.

Quest’anno tra i Comuni 100% Rinnovabili c’è anche quello vincitore del premio “Comuni Rinnovabili 2016”. E’ Val di Vizze, in Provincia di Bolzano, con 3mila residenti. La produzione di energia elettrica e termica è fatta con 5 tecnologie: 2,3 MW di impianti mini idroelettrici e 4,2 MW di impianti fotovoltaici installati su edifici pubblici e privati.

Già questi impianti basterebbero per la richiesta elettrica. Ma va aggiunto anche un impianto idroelettrico risalente al 1927, rinnovato tra il 1997 e il 1998, da 21,7 MW in grado di generare oltre 81 milioni di kWh all’anno.

Per la parte termica ci pensa una rete di teleriscaldamento, lunga 52,9 km, alimentata da un impianto a biomasse da 16 MWt, in grado di servire 933 utenze. La produzione è di oltre 57 milioni di kWh/anno di energia termica, necessari a soddisfare anche parte dei fabbisogni dei vicini Comuni di Vipiteno e Racines.

Un ulteriore contributo, sia alla produzione termica che elettrica, arriva da altri 2 impianti a biomasse per complessivi 1,7 MW di potenza, da 1 impianto a bioliquidi da 50 kW, connessi alla rete elettrica e termica, e da alcuni impianti solari termici per 26 m2 complessivi.

Entrambe le reti di distribuzione sono gestite da Alperia, una società energetica nata nel 2014 da due aziende locali altoatesine (SEL e AEW) di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano e dei Comuni di Bolzano e Merano. Alperia serve oggi 225mila utenti, grazie all’energia prodotta da impianti idroelettrici, distribuita attraverso 8.500 km di rete elettrica e 6 km di reti di teleriscaldamento.

Ci sono poi diversi progetti innovativi, come l’efficientamento di 13 km di rete elettrica locale a 20 kV, dove l’intervento di manutenzione, oltre a prevedere l’interramento della linea, renderà la linea più capace di ricevere e gestire l’energia prodotta dai diversi impianti da fonti rinnovabili presenti nel territorio. Sarà questa l’occasione anche per la posa della fibra ottica per la rete telematica della Provincia e per lo sviluppo di tecnologie “intelligenti” di gestione delle reti elettriche e di alcuni tratti dell’acquedotto per l’acqua potabile, il tutto con un investimento di circa 2,5 milioni di euro.

Inoltre è in fase di ultimazione un impianto a biogas che produrrà 10 milioni di kWh, in grado di raccogliere i reflui zootecnici degli allevamenti distribuiti lungo la Valle, per produrre sia biogas per la generazione elettrica da immettere nella rete locale che energia termica, da immettere nella rete di teleriscaldamento locale e per i fabbisogni della vicina azienda di produzione di yogurt. Il materiale di scarto sarà utilizzato per la produzione di biofertilizzanti contribuendo così alla riduzione dell’uso di pesticidi nella Valle.

Un altro Comune che da alcuni anni è tra quelli più virtuosi in fatto di produzione energetica da rinnovabili è Brunico. È 100% rinnovabile grazie al mix 5 tecnologie e, anzi, produce più del suo fabbisogno, con 227 impianti solari FV per 6,8 MW complessivi, 5 impianti mini idroelettrici per 5,8 MW complessivi e l’impianto a biomassa (990 kW).

I consumi termici sono coperti da una rete di teleriscaldamento da 132 km alimentata da un impianto a biomassa locale da 31 MW, in grado di produrre circa 130.000 MWh annui e da un impianto a biogas da 1,5 MW termici.

Con il Regolamento Edilizio del 2010, il Comune di Brunico ha inoltre stabilito che per gli edifici pubblici e privati di nuova costruzione, e per quelli con il 50% del volume esistente in ristrutturazione o impianti termici in rifacimento, l’obbligo di copertura del 25% del fabbisogno di energia totale e non meno del 50% del fabbisogno di energie per la produzione di acqua calda sanitaria con fonti rinnovabili.

Poco sotto la soglia del 100% rinnovabili, sono stati censiti dal rapporto di Legambiente 613 Comuni che generano dal 99 al 70% di energia elettrica rispetto ai fabbisogni domestici; sono 614 quelli con una quota tra il 70 e il 50% e 1.766 quelli che producono dal 50 al 20% dell’energia elettrica necessaria ai fabbisogni familiari.

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