Scenari di decarbonizzazione del sistema elettrico italiano al 2035

Aumento di otto volte della potenza installata in rinnovabili, accumuli, flessibilità del sistema e alcuni paletti nello studio di transizione energetica delineato dal think thank ECCO, su commissione delle associazioni Greenpeace, Legambiente e WWF Italia.

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L’Italia può puntare al 100% di rinnovabili sui consumi elettrici entro il 2035 e con quali scenari?

A questo proposito è stato presentato ieri, 12 giugno, a Roma, un modello di simulazione economica che si è focalizzato su un sistema elettrico nazionale decarbonizzato, appunto, al 2035.

Il lavoro, realizzato da Artelys e dal think tank ECCO, dal titolo “Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”, è stato commissionato da Greenpeace, Legambiente e WWF Italia.

Il report (allegato in basso, insieme alla versione inglese più dettagliata) è stato illustrato dal suo curatore, Michele Governatori di ECCO, e mostra quali caratteristiche dovrà avere un sistema elettrico quasi completamente decarbonizzato tra poco più di dieci anni, e con quali step, in termini di tecnologie produttive, misure e politiche abilitanti contestualizzate rispetto alle norme nazionali sull’energia (video della presentazione).

Si tratta, in effetti, di un target che lo scorso maggio i paesi G7 hanno sottoscritto e che anche la Iea ritiene necessario e fattibile per i paesi economicamente più avanzati.

Chiaramente, il nuovo Pniec su cui sta lavorando il nostro governo dovrà definire chiari obiettivi e sviluppi al 2030, in coerenza con quanto si prospetta a metà del prossimo decennio.

Prima di vedere le tecnologie da utilizzare e in quali quantità, gli autori dell’analisi hanno sgombrato il campo da alcune scelte e investimenti da evitare, mettendo alcuni paletti allo scenario energetico presentato.

In particolare, ritengono che non ci debba essere alcun ricorso alle tecnologie carbon capture and storage, sia per i suoi costi elevati sia per la naturale vicinanza alle strutturali esigenze del comparto oil&gas.

Inoltre, si prevede un limite alla quantità di elettricità importata (circa 40 TWh/anno) per evitare che il sistema italiano si approvvigioni su forniture decarbonizzate, e non, prodotte all’estero e difficilmente controllabili.

Servirà poi un certo livello di investimento in accumuli (batterie incluse) non inferiore alle stime di necessità indicate dai gestori di rete europei.

Altre premesse sono di avere un tetto massimo alla capacità di generazione elettrica da biomasse (in considerazione dell’obiettivo di miglioramento della qualità dell’aria) e una sufficiente produzione di idrogeno verde per l’industria.

A fine 2035 dovranno essere generati nel nostro paese, anche per la elettrificazione spinta dei consumi, oltre 400 TWh da fonti rinnovabili.

Per questo obiettivo dovranno essere operativi impianti rinnovabili per una potenza di 250 GW, passando per una capacità di 160 GW a fine 2030 (con una relativa produzione di 250 TWh).

Ciò significa un incremento di circa otto volte rispetto a oggi: servono, infatti, oltre 90 GW in più di potenza da rinnovabili già a fine 2030. Lo studio ha sottolineato che si tratta, in effetti, di una capacità solo di poco superiore agli 85 GW del target indicato recentemente dall’associazione Elettricità Futura.

Anche nello studio di ECCO-Artelys la tecnologia principale sarà il fotovoltaico, soprattutto per gli impianti di grande taglia. Nella tabella le potenze di impianti a fonti rinnovabili nel nostro paese secondo gli scenari previsti dal report.

Un aspetto chiave riguarda la flessibilità del sistema che dovrà essere gestita su scala giornaliera, settimanale e stagionale. Per questo, ci si dovrà avvalere di una attenta gestione della domanda (demand response), di accumuli e di elettrolizzatori, oltre che dell’integrazione ottenuta con l’importazione di elettricità.

Va detto che aumentando il livello di import elettrico da 40 a 60 TWh, la produzione da solare fotovoltaico scenderebbe dai previsti 234 TWh a 187. Qui sotto il percorso previsto in termini di potenza installata e di generazione.

La forte penetrazione delle rinnovabili porterà il contributo della generazione elettrica a gas a scendere a 54 TWh nel 2030, per poi essere quasi nullo al 2035. Alcuni impianti di generazione termici, tuttavia, saranno operativi e alimentati a idrogeno e biometano.

Un punto fondamentale riguarda i prezzi dell’energia. Nello specifico si rileva che un deciso incremento degli accumuli sarà fondamentale per evitare che il notevole aumento della generazione da fotovoltaico vada ad azzerare o quasi il prezzo dell’energia nelle ore di sole. Gli accumuli serviranno quindi per evitare la cosiddetta “cannibalizzazione” del prezzo, e favorire così gli importanti investimenti nella tecnologia.

Altri aspetti per l’agibilità finanziaria delle rinnovabili sono stati considerati nel report, come un limite alla rendita inframarginale degli impianti di generazione e la partecipazione delle rinnovabili non programmabili ai servizi di dispacciamento.

Gli autori del documento hanno poi indicato tutta una serie di aspetti e politiche determinanti affinché questo obiettivo al 2035 possa essere soddisfatto e al costo più basso possibile.

Tra queste, come già accennato, la coerenza del Pniec con gli obiettivi e un continuo loro monitoraggio.

Sicuramente dovrà essere messo mano al processo autorizzativo degli impianti a fonti rinnovabili e delle infrastrutture abilitanti. Andranno poi fermati gli investimenti regolati in infrastrutture fossili (dal capacity market allo sviluppo di reti e rigassificatori gas), oltre all’abbandono del progetto di metanizzazione della Sardegna.

È urgente l’applicazione del nuovo dispacciamento elettrico con integrazione di tutte le fonti di flessibilità, incluse demand response tramite aggregatori e fonti rinnovabili non programmabili, nei limiti delle possibilità tecniche.

Andranno poi facilitati i contratti di lungo termine (PPA) di commercializzazione dell’energia di nuovi impianti rinnovabili.

L’abilitazione dell’efficienza energetica e della demand response dei consumatori industriali, commerciali e domestici, attraverso prezzi dinamici e segnali coerenti in bolletta che includano l’eliminazione di sussidi alle fossili e incentivi allo spreco, è un altro punto richiamato dal report.

Va anche aggiornato il sistema di incentivi ai gestori di rete affinché valorizzino le flessibilità della domanda, anziché affidarsi a forme sussidiate o addirittura imposte di permanenza di capacità di generazione fossile.

In questo quadro generale di decarbonizzazione spinta, con obiettivi molto ambiziosi, vanno anche definiti e coordinati i compiti e i ruoli dell’Autorità, ma anche di Terna e Snam.

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