Ombrina Mare 2, dopo il via libera al MiSE si annunciano ricorsi al Tar

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Nonostante due leggi della Regione Abruzzo, che di fatto vietano il progetto, la conferenza dei servizi tenutasi al MiSE non ha fermato l'iter autorizzativo della piattaforma petrolifera in mare a largo di Lanciano. Amarezza tra gli ambientalisti. Regione, Province di Pescara e Chieti e Comuni coinvolti annunciano ricorso al Tar.

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Avanti con le trivelle in Adriatico, a pochi chilometri dalle coste dell’Abruzzo: ieri la conferenza dei servizi tenutasi al Ministero dello Sviluppo Economico ha stabilito di avere elementi sufficienti per proseguire nella fase finale dell’iter di attribuzione del titolo concessorio al progetto Ombrina Mare 2, dopo il rinvio nella riunione dello scorso 14 ottobre seguito alla richiesta di maggiori informazioni di una parte degli enti locali coinvolti.

Non è stata dunque accolta la richiesta di sospensione dell’iter, nonostante la recentissima istituzione da parte della Regione Abruzzo del Parco Marino “Costa dei Trabocchi” nato per scongiurare il progetto e nonostante una legge regionale vieti le attività petrolifere nel raggio di 12 miglia dalla costa.

La procedura autorizzativa formalmente non è ancora conclusa, ma i vertici della Regione hanno già annunciato il ricorso al Tar, appoggiati anche dai Comuni interessati e dalle Province di Pescara e Chieti. Le ultime notizie uscite dalla Conferenza dei Servizi, oltre agli enti locali, ovviamente hanno deluso tutto il movimento No-Triv e le associazioni ambientaliste come Greenpeace, Wwf e Legambiente

“Il comportamento del Ministero dello Sviluppo Economico è inconcepibile e irresponsabile. Oggi ci saremmo aspettati quanto meno una sospensione dell’iter autorizzativo, se non la revoca, viste le due leggi regionali vigenti che di fatto vietano la costruzione della piattaforma a largo della costa teatina. Ci sembra assurdo che non sia stato minimamente tenuto conto del contenuto di due norme che sono state regolarmente votate e approvate dalla giunta regionale abruzzese, sulla cui illegittimità dovrà esprimersi nel caso la Corte Costituzionale e non di certo i funzionari del Ministero stesso. Inoltre nonostante il parere contrario delle Regioni, dei Comuni, dei cittadini e delle tante associazioni ambientaliste scese in piazza a Roma contro ‘Ombrina Mare’  il MiSE pur non avendo oggi rilasciato il nulla osta definitivo al progetto, di certo, non ha dimostrato nessun interesse nel voler fermare questo progetto”, commenta Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo.

“L’ostinazione che sta dimostrando il Ministero dello sviluppo economico – aggiunge Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – è la stessa che sta avendo il Governo Renzi in materia di trivellazioni petrolifere, decidendo di non ascoltare la voce dei tanti cittadini e delle associazioni che si dicono contrarie a questa assurda scelta. Pensare che il futuro energetico del Paese possa essere legato al petrolio e alle trivelle vuol dire riproporre un modello vecchio, insensato e inefficace. Oggi è evidente l’urgenza di abbandonare la deriva petrolifera e investire finalmente in energie rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica. Non sono solo le associazioni a chiederlo ma anche le stesse Regioni, visto che nei mesi scorsi da ben 10 Amministrazioni hanno richiesto un referendum per l’abrogazione delle norme pro trivelle, che, a questo punto, rappresenterà ancora di più un importante strumento per un futuro energetico diverso.”

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