GreenItaly 2013: profilo di un’Italia che crede nella green economy

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Dall’inizio della crisi, nonostante la necessità di ridurre le spese, più di un’impresa su cinque ha puntato sulla green economy, investendo in tecnologie per il risparmio energetico, riducendo l’impatto ambientale e, non ultimo, generando occupazione. Ne parla il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola.

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Ad oggi l’Italia conta più di 3 milioni di “green jobs”, circa il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Quasi 328mila imprese hanno deciso di investire, nel periodo 2008-2012, o hanno programmato un investimento entro la fine del 2013, in tecnologie green in grado di assicurare un maggior risparmio energetico e un minor impatto ambientale. Proprio da queste aziende arriverà il 38% di tutte le assunzioni programmate nell’industria e nei servizi: 216.500 su un totale di 563.400.

È questo il profilo di un’Italia sostenibile ed efficiente tracciato da “GreenItaly 2013. Nutrire il futuro: il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola che ricostruisce la forza e racconta le eccellenze della green economy nazionale”. Lo studio è stato presentato il 4 novembre a Milano, presso la sede di Expo 2015.

Come racconta GreenItaly, dall’inizio della crisi nel 2008, nonostante la necessità di ridurre le spese, più di un’impresa su cinque ha investito nella green economy, percepita come una risposta alla crisi stessa.

L’investimento verde si è tradotto per le aziende in redditività, innovazione e internazionalizzazione, infatti:

  • Il 21,1% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2012, contro il 15,2% delle imprese che non hanno realizzato investimenti “puliti”.
  • Il 30,4% delle imprese manifatturiere che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici.
  • Il 42% delle imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti esporta i propri prodotti, contro il 25,4% di quelle che non lo fanno.

Come leggiamo dal rapporto, la parte più rilevante degli eco-investimenti, considerando solo le imprese che hanno investito nel periodo 2010-2012, è stata indirizzata alla riduzione dei consumi. Un comportamento che si accentua nel terziario, dove il prodotto non genera di per sé impatto ambientale, e in alcuni settori (il commercio, il settore ricettivo), in cui il costo della bolletta energetica rappresenta una voce piuttosto rilevante del conto economico delle imprese rendendo ancora più necessaria e conveniente l’adozione di tecniche di risparmio energetico.

Questa significativa spinta alla green economy, secondo i dati di GreenItaly 2013, ha prodotto nel 2012 un valore aggiunto, in termini nominali, pari a 100.762,3 milioni di euro, il 10,6% del totale del prodotto, dal quale è stata esclusa la componente imputabile al sommerso.

Lo studio di Unioncamere e Fondazione Symbola (pdf)

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