UE e fotovoltaico cinese: dazi o non dazi?

Dopo le voci che parlavano di un possibile accordo per evitare una guerra commerciale, fonti Reuters dicono che il commissario UE al Commercio Karel De Gucht, proporrà che siano imposti dazi di oltre il 30%. Molto preoccupata per misure di questo tipo è una vasta parte del mondo del fotovoltaico, rappresentato da AFASE.

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Dazi o non dazi? Il procedimento antidumping sui moduli cinesi, come sappiamo è molto importante per l’industria europea del fotovoltaico. Ancor prima che qualsiasi decisione venga presa – eventuali dazi, con effetto retroattivo, saranno decisi solo a giugno – l’ndagine sta già producendo i suoi effetti, con un aumento registrato già marzo del prezzo dei moduli made in China venduti nell’Unione Europea. Chiaro quindi che ci sia apprensione.

Nei giorni scorsi, dopo le voci che parlavano di un possibile accordo per evitare una guerra commerciale, ne sono arrivate altre che dipingono come più probabile l’introduzione dei dazi sul FV cinese. A riportarle l’agenzia Reuters le cui fonti dicono che il Commissario UE al Commercio, Karel De Gucht, mercoledì prossimo, nel corso di una riunione con gli altri commissari in cui si affronterà il tema, proporrà che siano imposti dazi di oltre il 30% (una proposta che, ricordiamo, non chiuderebbe comunque la porta ad un’eventuale soluzione negoziale).

Molto preoccupato per eventuali dazi una vasta parte del mondo del fotovoltaico, rappresentato da AFASE (Alliance for Affordable Solar Energy), secondo la quale” tariffe punitive – indipendentemente dal loro livello – potrebbero provocare danni irreversibili all’intera catena di valore del fotovoltaico europea. I livelli ora ipotizzati costerebbero un caro prezzo alla industria del FV dell’UE e all’intera economia continentale.”

Uno studio dell’istituto di ricerca indipendente Prognos – ricorda AFASE – ha concluso che dazi del 60% costerebbe all’economia europea fino a 242.000 posti di lavoro e 27 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Secondo i sostenitori di AFASE  lo sviluppo attuale del mercato non lascia spazio ad aumenti dei prezzi: i dazi ad un livello del 15% distruggeranno l’85% della domanda di fotovoltaico dell’UE.

“La Commissione Europea  – avverte l’associazione – dovrebbe capire che il valore aggiunto risiede a monte e a valle della produzione di pannelli solari. Imporre dazi provvisori sulle importazioni di pannelli solari dalla Cina andrebbe contro l’interesse dell’Unione Europea e sarebbe in contraddizione con l’ambizione dell’Europa di creare una economia ‘verde’ con un alto valore aggiunto. Se si intende ricercare una soluzione negoziata, non dovrebbero essere imposti dazi anti-dumping provvisori, dal momento che questi porrebbero immediatamente fine a gran parte dei progetti FV nell’UE e causerebbero seri danni, a cui nessun negoziato, concluso dopo l’imposizione di misure provvisorie, potrebbe porre rimedio”.

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