Gli scenari Opec del petrolio tra 20 anni. C’è da crederci?

CATEGORIE:

Dopo gli scenari della IEA, ecco anche le previsioni al 2035 su domanda, produzione e prezzo del petrolio dell'OPEC. Entrambe prevedono un barile più caro e un aumento di produzione e domanda. Previsioni attendibili? Le commentiamo con Ugo Bardi, fondatore della sezione italiana dell'Associazione per lo studio del picco del petrolio.

ADV
image_pdfimage_print

Cosa accadrà alle risorse petrolifere nei prossimi 20 anni? Di quanto aumenterà il costo del barile? La produzione riuscirà a tenere il passo con la crescita della domanda? In questi giorni sono arrivate le previsioni di lungo termine dell’OPEC, contenute nel World Oil Outlook 2011 (vedi allegato, pdf), nonché quelle della International Energy Agency, racchiuse nel World Energy Outlook 2011 (di cui abbiamo parlato qui, allegando l’executive summary).

Nelle 308 pagine del documento OPEC, i petrolieri ipotizzano un mondo che esce dalla crisi rinnovando la sua sete di greggio: stimano una crescita annua del Pil mondiale del 3,9% fino al 2015 (anche se “i rischi di una revisione al ribasso – si cautelano – non mancano: si pensi alla crisi del debito in atto e al rallentamento nella crescita che si sta registrando anche in alcuni paesi emergenti”) e ne esce una previsione della domanda di prodotti petroliferi rivista al rialzo: 93 milioni di barili al giorno al 2015, 1,9 milioni di b/g in più rispetto a quanto stimato un anno fa. Nel 2035 la previsione è invece che si arrivi a 109,7 milioni di b/g. Un ruolo chiave, si legge nel report, lo avrà il petrolio non convenzionale, che compenserà il declino dei giacimenti tradizionali.

A livello generale l’OPEC prevede che la domanda energetica fino al 2035 crescerà del 51% e le fonti fossili resteranno maggioritarie, contribuendo per l’82% del fabbisogno totale. Alla fine del periodo in esame, si stima, che il carbone peserà per il 29%, sorpassando così il petrolio (28%) e il gas si fermerà al 25%.

Invece, secondo le previsioni IEA (relative al cosiddetto New Policies Scenario, che ipotizza un’azione politica cauta di riduzione delle emissioni) la domanda di petrolio aumenterà dagli 87 milioni di barili al giorno del 2010 a 99 milioni di b/g nel 2035: crescita imputabile soprattutto allo sviluppo del settore dei trasporti nelle economie emergenti. La quota di combustibili fossili nel consumo mondiale di energia primaria nello scenario dell’Agenzia passerebbe dall’81% di oggi al 75% nel 2035.

Per quel che riguarda il prezzo, la previsione IEA per il 2035 è che il petrolio arrivi a 120 dollari al barile (prezzo 2010). Sempre più forte – si fa notare – sarà la dipendenza da un gruppo ristretto di paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA). E se tra il 2011 e il 2015 gli investimenti petroliferi nella regione MENA non fossero sufficienti (almeno 70-100 miliardi di dollari), il prezzo del barile potrebbe arrivare al 2035 anche a 150 dollari. Il rapporto OPEC invece sul fronte prezzi, indica in 85-95 dollari al barile il range per il periodo che va dal 2010 al 2020 (+10 $/b rispetto ad un anno fa) e in 133 $/b al 2035.

Previsioni attendibili? Non secondo il professor Ugo Bardi, fondatore della sezione italiana di ASPO, l’associazione che studia il picco del petrolio, interpellato da Qualenergia.it: “Comincia bene questa nuova pubblicazione dell’OPEC, con il segretario generale Abdalla Salem El-Badri che mette subito le mani avanti dicendo: ‘Questa pubblicazione non è per fare previsioni. Nessuno ha la sfera di cristallo e l’evoluzione degli scenari energetici del passato decennio hanno sottolineato la necessità di una maggiore cautela nell’esaminare il futuro‘. El Badri ammette così che le previsioni di OPEC, come quelle di tutte le agenzie internazionali che si occupano di queste cose, come la IEA, sono state tutte sbagliate negli ultimi tempi. Nessuno di questi enti era riuscito a prevedere in anticipo il salto in avanti dei prezzi petroliferi del 2008 e neppure quello del 2010. Nessuno aveva nemmeno immaginato la grande crisi finanziaria del 2008.”

“Vista la scarsa affidabilità delle passate previsioni – continua Bardi – quale valore possiamo attribuire a questo nuovo rapporto? Beh, molto modesto: al meglio ci possiamo fare un’idea di come potrebbe essere il mondo nel 2035 in certe condizioni molto particolari: ovvero se non esistessero crisi finanziarie,  se l’industria petrolifera non avesse nessun problema a trovare i fondi per investire su risorse costose e inquinanti, se non ci fosse il rischio di una crisi climatica, se l’uso dei biocombustibili non andasse a impattare sulla produzione alimentare, se non ci fossero guerre e moltre altre ‘cosette’.  Che tutte queste condizioni si verifichino appare francamente poco probabile, per cui, nella pratica, navighiamo a vista su un orizzonte di qualche anno al massimo, altro che 2035! Per il momento, l’industria ce la fa a mantenere mediamente costante la produzione di liquidi; quanto a lungo ci possa riuscire è impossibile da dire.”

Dunque, previsioni dal valore relativo. Bardi aggiunge: “Nella pratica l’OPEC si muove ragionando sul breve periodo, anche se bisogna dire che lo fa con una certa capacità se si pensa alla longevità dell’organizzazione e al fatto che l’Arabia Saudita tra i paesi produttori di petrolio è praticamente l’unica a non aver subito attacchi o minacce di tipo militare, grazie alla sua abilità diplomatica”.

Anche i dati sulle riserve possono essere distorti per fini politici dall’OPEC? Bardi risponde che “in passato è accaduto anche questo, ma i dati su cui si basano queste previsioni sono moderatamente affidabili. Non è però questo il punto: i dati si riferiscono all’estraibile, ma non è detto che l’estraibile sarà poi estratto: servono investimenti per farlo.” C’è dunque il rischio di un supply crunch, ossia che la produzione non tenga il passo della domanda in crescita? “Anche l’International Energy Agency negli ultimi rapporti mette in guardia sulla possibile carenza di petrolio futura e, come si vede da questo rapporto, perfino l’OPEC si sta mostrando più prudente: anche se prevede un aumento della produzione, riconosce al tempo stesso che ci saranno delle difficoltà e stima che i prezzi aumentino.”

Per quel che riguarda l’ultimo World Energy Outlook della IEA, conclude Bardi, “valgono le considerazioni generali che ho espresso per il rapporto dell’OPEC – la difficoltà, in particolare di fare previsioni a lungo termine. Il rapporto di quest’anno della IEA, come molti hanno notato, è leggermente più ottimista di quello dell’anno scorso. Il maggiore ottimismo si basa sull’assunzione di una grande espansione di due risorse; il gas non convenzionale e i biocombustibili. La possibilità di espandere queste risorse ai livelli previsti è assai discutibile; per non dire di peggio. Al solito, il futuro rimane oscuro, ma pensare di risolvere il problema dei combustibili sottraendo risorse dalla produzione alimentare è la peggiore idea che ci sarebbe mai potuta venire; e ciononostante stiamo cercando di metterla in pratica con grandissimo impegno.”

ADV
×