Il progetto di un mondo che va solo con le rinnovabili

Entro il 2050 tutta la domanda mondiale di energia può essere soddisfatta con fonti pulite, spiega l'ultimo studio pubblicato dal WWF. Fondamentale sarà l'efficienza energetica, in pensione atomo e fonti fossili. Grandi investimenti, ma sul lungo termine risparmi di migliaia di miliardi euro l'anno.

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Si può fare, si deve fare e conviene farlo: entro il 2050 tutta la domanda mondiale di energia può essere soddisfatta con fonti pulite. Sono già diversi gli studi usciti in questi ultimi due anni che hanno mostrato la raggiungibilità di questo traguardo, da alcuni a torto bollato come fantascientifico. L’ultimo, pubblicato ieri dopo un’incubazione di 2 anni, arriva dal WWF e si intitola “The Energy Report” (vedi allegati). Un lavoro commissionato alla società di consulenza Ecofys che dipinge uno scenario energetico che porterebbe a ridurre le emissioni dell’80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050: il taglio necessario per avere più probabilità di fermare la febbre del pianeta entro i 2 °C. E una rivoluzione energetica che, se si investe con convinzione nei prossimi decenni, dal 2040 in poi farà anche risparmiare 4mila miliardi di euro l’anno.

Uno scenario in cui  è fondamentale il ruolo dell’efficienza energetica: si prospetta una domanda di energia al 2050 inferiore del 15% a quella del 2005 (vedi grafico sottostante). Una spinta impressionante, se si tiene conto dell’aumento della popolazione previsto e della necessità di garantire l’accesso all’elettrcità a quel quinto di umanità che attualmente ne è escluso. Per ridurre i consumi l’azione dovrà essere decisa per tutti i settori: l’industria utilizzerà una quantità maggiore di materiali riciclati ed energeticamente efficienti, gli edifici verranno costruiti o ristrutturati in modo tale da richiedere livelli minimi di energia per il riscaldamento e il condizionamento, e le varie forme di trasporto saranno più efficienti. Per quanto possibile, si userà l’energia elettrica in luogo dei combustibili solidi e liquidi e l’elettricità sarà gestita in maniera efficiente rendendo più “intelligente” la rete elettrica.

Questa riduzione del fabbisogno elettrico – secondo lo scenario – potrà essere soddisfatto interamente da fonti rinnovabili. Contando solo sulle tecnologie già esistenti e abbandonano fonti con troppe controindicazioni come le fossili e il nucleare. Se le fonti fossili vanno accantonate per il problema delle emissioni, l’atomo viene scartato per il problema irrisolto delle scorie, della sicurezza e soprattutto per i costi troppo alti. Il mondo dunque non dovrà dipendere più dal carbone o dai combustibili nucleari, mentre le regole internazionali e la cooperazione limiteranno i potenziali danni ambientali derivanti dalla produzione di biofuels e dallo sviluppo dell’idroelettrico.

Nel mix energetico proposto da Ecofys e WWF (vedi grafico sottostante) protagonista sarà il solare. Entro il 2050 l’energia da sole fornirà circa metà di tutta l’elettricità, metà del riscaldamento degli edifici e il 15% del calore del settore industriale. Un obiettivo per cui – si fa notare – è sufficiente un tasso annuale di crescita medio molto inferiore a quello annuo attuale. Importante anche il ruolo dell’eolico che conterebbe per circa il 25% della domanda di elettricità entro il 2050. Marginale, invece, il contributo di moto ondoso e maree, tecnologie ancora troppo giovani e con impatti da valutare sugli ecosistemi marini: solo l’1% della produzione globale di elettricità entro il 2050. La geotermia fornirebbe il 4% circa dell’intera produzione elettrica nel 2050 e il 5% del fabbisogno di calore per il settore industriale

Energie rinnovabili con ricadute ambientali discutibili come l’idroelettrico e i biocarburanti nello scenario avranno un ruolo contenuto. L’energia idroelettrica ad esempio fornirà il 12% della produzione totale di elettricità, rispetto al 15% odierno e in più i nuovi sistemi idroelettrici dovrebbero osservare rigorosi criteri di sostenibilità ambientale e di rispetto dei diritti umani. Le biomasse, si legge, verranno usate solo quando non sostituibili da altre fonti rinnovabili e il loro sviluppo dovrà comunque essere sostenibile. Dalle bioenergie nel 2050 verrà comunque il 60% dei combustibili e del calore necessari per l’industria, il 13% del fabbisogno termico degli edifici e circa il 13% dell’elettricità.

Si tratta di uno scenario ambizioso e che non scende a compromessi ambientali. Sarà sostenibile anche economicamente? La risposta sta nell’approfondita analisi di costi e benefici contenuta nella parte finale dello studio (da pagina 192 in poi della versione integrale) e le conclusioni sono interessanti. Fornire energia sicura, accessibile e pulita nella quantità necessaria richiederà uno sforzo globale simile alla risposta alla crisi finanziaria mondiale, investimenti per circa il 2% del Pil fino ad un massimo di 3.500 miliardi di euro  l’anno nel 2035 (euro al valore del 2005). Ma nel lungo termine i risparmi bilanceranno tutti i nuovi investimenti (vedi grafico sottostante). Grazie all’energia e ai combustibili fossili risparmiati, infatti, dal 2040 in poi si potrebbe guadagnare a livello globale fino a 4mila miliardi di euro l’anno. 

Diversi studi con scenari molto spinti per la copertura del fabbisogno energetico con le sole fonti rinnovabili sono stati pubblicati nel corso dell’ultimo anno. A partire da queste analisi, Kyoto Club  organizza un convegno (Roma, 16 febbraio) che si pone l’obiettivo di fare il punto sulle simili possibilità per il nostro paese attraverso la valutazione dei vari scenari della produzione elettrica da rinnovabili, valutandone gli aspetti economico-finanziari e il possibile ruolo delle amministrazioni locali.

 

Lo studio in versione integrale – inglese (pdf)

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