C’è dell’efficienza in Danimarca

Come nasce e si sviluppa in un'area molto estesa un'edilizia ad elevati standard di risparmio energetico. È il caso del villaggio di Stenløse, non lontano da Copenhagen. Utilizzando materiali isolanti e speciali infissi, oltre che tecnologie solari, il rispamio in bolletta rispetto alle comuni abitazioni danesi arriva  e supera l'80%. Ora è il turno delle case passive.

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È una delle aree low energy più estesa d’Europa, forse più ampia del quartiere Vauban di Friburgo. Conta 750 case, realizzate dal 2004 a oggi. A circa un’ora di macchina da Copenhagen, il villaggio di Stenløse si estende su 76 ettari, nella parte meridionale della municipalità di Egedal. Le abitazioni vanno dalle villette monofamiliari (foto a destra) ai piccoli condomini (foto in alto),  tutti rigorosamente costruiti con i più alti standard di risparmio energetico.

L’aspetto di quest’area non è molto diverso da quello di un qualsiasi sobborgo residenziale ai margini di una capitale europea. Ma questo è un quartiere in grado di evitare l’emissione in atmosfera di 630 tonnellate di anidride carbonica all’anno. In termini energetici questo significa che ogni anno si risparmiano 3,6 milioni di chilowattora.
Un bel vantaggio per chi abita queste case, come Kiy Helt, un commerciante sulla sessantina che con la moglie ha deciso di trasferirsi qui, attratto proprio dai consistenti risparmi: «Da quando abitiamo a Stenløse le nostre spese per l’elettricità e il riscaldamento si sono ridotte dell’80%. E abbiamo acquistato la casa a un costo di non più del 12% superiore ai prezzi di mercato».

Il quartiere è stato edificato in diverse fasi. I primi 350 edifici costruiti erano del 25% più efficienti rispetto allo standard nazionale. Nelle fasi successive gli standard sono stati innalzati fino a raggiungere un risparmio energetico del 50% rispetto agli edifici convenzionali. Oggi le case costruite qui arrivano anche ad un risparmio del 100%.
L’ultima fase dell’urbanizzazione dell’area prevede che si costruiscano solo case passive. Lo scorso giugno è stata completata una casa con standard Passive+: la prima di Stenløse e la prima di tutta la Danimarca, inaugurata con tutti gli onori dal ministro dell’energia.

Eppure il governo c’entra poco col miracolo di Egedal. Il progetto del quartiere low carbon, infatti, nasce proprio in risposta a una regolamentazione ritenuta troppo blanda. La Danimarca ha fama di essere paese all’avanguardia per la legislazione in questo campo e in effetti nel 1977 fu il primo paese a fissare dei requisiti obbligatori per gli edifici di nuova costruzione. Ma nel 2003, mentre per alcuni paesi quei limiti erano ancora un obbiettivo da raggiungere, a Egedal c’era chi li riteneva troppo permissivi. E così, dal momento che la legge danese non consentiva a una municipalità di fissare dei propri standard, il Comune decise di entrare nel business del mattone e comprò l’area di 76 ettari dove oggi sorge Stenløse. Poi iniziò a rivendere i lotti, ma soltanto a quelle persone intenzionate a costruire secondo standard energetici molto al di sopra di quelli nazionali. Per chi compra un terreno da queste parti ci sono due possibilità: si può scegliere uno dei progetti già approvati dalla commissione appositamente creata dalla municipalità di Egedal oppure realizzare il proprio progetto, a patto, naturalmente, che sia certificato come low-energy.

La parte più importante della tecnologia sta nei materiali isolanti e negli infissi che, insieme, consentono di mantenere una temperatura interna costante di 24 gradi, sia in estate che in inverno. Il sistema di ventilazione forzata espelle l’umidità e permette l’areazione degli ambienti, senza dispersione di calore. Ogni casa è poi dotata di 3 metri quadrati di collettori solari per l’acqua calda e parte dell’energia elettrica viene prodotta da sistemi fotovoltaici.
L’acqua piovana, utilizzata per lo scarico dei water e la lavanderia, viene raccolta in grandi cisterne sotterranee ognuna delle quali rifornisce quattro famiglie. Un sistema che permette all’intero quartiere di risparmiare 23.000 metri cubi d’acqua all’anno. L’illuminazione pubblica utilizza solo lampadine a basso consumo. Dietro ogni casa c’è la compostiera e parte dei rifiuti prodotti nel quartiere viene utilizzata per produrre biogas.

D’inverno il sale che si sparge sulle strade per evitare il ghiaccio è stato studiato per non danneggiare il terreno. «La cura dei dettagli, l’attenzione anche alle più piccole cose è ciò che rende speciale questo posto – dice Kiy Helt – Qui ti senti veramente parte di qualcosa, parte di una tendenza, di un cambiamento. E poi ci sono tante attività sociali, molti modi per incontrare persone, perché il quartiere è a misura d’uomo».
L’area di Stenløse è ormai quasi completamente edificata e il progetto è diventato un esempio e un simbolo in Europa. Intanto in Danimarca molti ritengono che, dopo i quartieri low-energy, l’attenzione dovrebbe spostarsi dalle nuove costruzioni alla riqualificazione energetica dell’esistente.

 

 

 

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