Entro i prossimi sei anni, 100 città scelte dalla Commissione europea dovranno essere a impatto climatico zero.
Vediamo in cosa consiste questa missione e a che punto siamo con lo stato di avanzamento delle 9 città italiane coinvolte.
La “Missione città intelligenti e a impatto climatico zero”
La “Missione città intelligenti e a impatto climatico zero” della Commissione europea mira ad accelerare la transizione delle città europee verso la neutralità climatica (vedi Progetti di smart city in Europa: criticità e ostacoli).
Gli obiettivi sono due:
- 100 città climaticamente neutre e intelligenti entro il 2030
- garantire che queste città fungano da poli di sperimentazione per mettere tutte le città europee nella posizione di diventare climaticamente neutre entro il 2050.
Nel biennio 2022-23 questa Missione ha contato su circa 360 milioni di euro, provenienti dal programma Horizon Europe, grazie ai quali diversi settori possono entrare in sinergia, contando su soluzioni intelligenti e digitali. I settori chiave sono:
- energia (edifici, attrezzature, strutture), compresa la sua produzione e distribuzione
- trasporti
- gestione dei rifiuti
- processi industriali e uso dei prodotti
- agricoltura e altri usi del suolo
Tra le 100 città selezionate dalla Commissione, 9 sono italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma, Torino.
I Climate City Contract delle 100 città scelte
Le 100 città scelte devono dotarsi di un Climate City Contract (Contratto della Città Climatica), cioè un patto da sottoscrivere con la Commissione europea, che definisca:
- una strategia comunale per raggiungere la neutralità climatica
- le azioni da perseguire, partendo da politiche e piani locali esistenti
- gli investimenti necessari per attuare le azioni.
Considerando che le 100 città sono state scelte ad aprile 2022 va fatto il punto sulla redazione dei Climate City Contract, in Europa e in Italia.
Buona pratica dalla Spagna
I contratti delle città climatiche sono uno strumento nuovo, ma la piattaforma europea Net Zero Cities consiglia due versioni nazionali già sperimentate da prendere come riferimento: Klimatkontrakt 2030 in Svezia e citiES 2030 in Spagna.
Nel caso spagnolo, sono coinvolte 8 città (Barcellona, Madrid, Siviglia, Soria, Valencia, Valladolid, Vitoria e Saragozza) e il processo si cala sul territorio “a ombrello”: c’è una missione europea, una a scala nazionale e i piani di azione locali, già firmati dai sindaci e dal vicepresidente spagnolo.
Valencia 2030: gli strumenti di pianificazione attuativi
Tra le città spagnole c’è Valencia che, a febbraio 2021, aveva già approvato la Missione Climatica Valencia 2030 con l’ambizione di ridurre le proprie emissioni di gas serra del 40% e aumentare la propria efficienza energetica e la quota di rinnovabili del 27% entro il 2030.
Per raggiungere questo obiettivo è stata quindi adottata la “València 2030 Urban Strategy”, strategia che dal punto di vista energetico vuole:
- aumentare la produzione di energia rinnovabile locale
- cambiare la cultura energetica: più autoconsumo, consumo energetico responsabile ed efficienza energetica negli edifici
- diritto all’energia
- accelerare la decarbonizzazione della mobilità.
La strategia valenziana è stata articolata in 6 fasi che, partendo dalla diagnosi dei dati attuali, arriva alla definizione degli indicatori di monitoraggio e valutazione. Interessante il fatto che Valencia abbia anche specificato in via preventiva le fonti da cui attingere per prendere i dati e la relativa unità di misura.
Per dare attuazione alla strategia è stato redatto un Piano di Azione Locale (equivalente al Climate City Contract). Vediamo in sintesi cosa prevedono i due capitoli dedicati al settore energetico: transizione energetica ed efficienza energetica comunale.
Per la transizione energetica di Valencia, il Piano di Azione Locale ha riservato un budget di 58,1 milioni di euro e tra i risultati prefissati include per esempio la creazione, entro il 2030, di una Rete Valenciana delle CER, composta da 100 comunità energetiche per una potenza rinnovabile complessiva di 10 MW (almeno il 60% della loro produzione dovrà essere destinata a famiglie vulnerabili).
Invece per l’efficienza energetica comunale, il Piano di azione valenziano ha stanziato 110 milioni di euro con l’obiettivo di creare entro il 2030 la più grande centrale solare urbana con una potenza di 2,8 MW.
Poi punta tra l’altro a: modificare la normativa comunale sulla captazione solare per usi termici; utilizzare energia rinnovabile pari al 32% del consumo energetico totale; aumentare del 32% l’efficienza energetica negli edifici pubblici; elettrificare i mezzi della Polizia Locale, dei Vigili del Fuoco e della flotta comunale.
E le 9 città italiane come si stanno muovendo?
In Italia, il 9 settembre 2022 è stato firmato un protocollo d’intesa tra il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e i Sindaci delle nove città italiane.
Nell’accordo, oltre a ribadire l’impegno da parte delle città pilota, si dice che è prevista la costituzione di un tavolo tecnico e di un comitato di coordinamento a sostegno delle attività da svolgere per raggiungere la missione europea.
A Bergamo l’Amministrazione si è impegnata a presentare alla Commissione europea, entro marzo 2024, il proprio Climate City Contract. Ad agosto 2023, ha lanciato una manifestazione d’interesse aperta a tutti gli attori del territorio (imprese, startup, enti del terzo settore, Università, Centri di ricerca) le cui azioni abbiano un impatto sull’area metropolitana.
Invece per “Bologna missione clima”, da alcuni mesi il capoluogo emiliano sta lavorando sul proprio Climate City Contract, che sottoscriverà nella primavera 2024 con la Commissione europea.
I cittadini possono già rivolgersi gratuitamente allo Sportello Energia comunale per avere maggiori informazioni su rinnovabili, efficienza energetica, risparmio e consumi consapevoli.
Invece, per le organizzazioni pubbliche o private, l’amministrazione bolognese ha lanciato recentemente un bando per selezionare azioni – fatte, o da fare – da inserire nel Climate City Contract, riguardanti per esempio la produzione di energia rinnovabile, l’elettrificazione dei consumi energetici oppure la riduzione dei consumi e del fabbisogno energetico.
Firenze, insieme a Parma, è stata la prima città italiana a consegnare alla Commissione il Contratto Climatico. Interessante il modo chiaro (vedi qui sotto slide) con cui la città fiorentina ha raccontato la “Firenze EU mission” sul sito dedicato, rendendo pubblici gli strumenti di programmazione urbana che sta utilizzando per raggiungere la neutralità climatica. È inoltre possibile conoscere i dati dei risultati raggiunti con le attività già intraprese.
Il Climate City Contract di Milano sarà basato sul rafforzamento di alcuni obiettivi e azioni previsti nel Piano Aria e Clima.
La città di Padova informa i cittadini sulla missione attraverso una campagna di sensibilizzazione “Insieme verso Padova 2030, città a zero emissioni” e attraverso il sito istituzionale. Il percorso partecipato per redigere il Climate City Contract è stato avviato nel 2022 e ad oggi gli interessati possono ancora inviare idee di azioni per la neutralità climatica in città. Non sono stati pubblicati dati o informazioni più dettagliate.
Il Climate City Contract di Parma è stato presentato il 15 settembre 2023 alla Commissione Europea. Parma è una delle prime città in Italia, assieme a Firenze, ad averlo formalizzato ed è in attesa del responso della Commissione stessa. Il Contratto Climatico è articolato in più di 130 azioni che permetteranno di raggiungere il 41% di riduzione delle emissioni, che combinato con il 44% previsto da PAESC, porterà a una riduzione totale dell’85% delle emissioni entro il 2030.
Il progetto Prato Carbon Neutral ha pubblicato delle scadenze fino a ottobre 2023 (data entro cui Prato prevedeva di sottoscrivere il Climate Contract City con la Commissione Europea). Non ci sono aggiornamenti sui prossimi sviluppi. I progetti e le iniziative di Prato per affrontare la sfida della neutralità climatica sono stati sintetizzati in un documento sulla governance urbana, il quale però non specifica i target quantitativi da raggiungere per ogni transizione considerata.
Il Piano Clima di Roma informa che, dal 2023 e durante tutto il 2024, è previsto un percorso di coinvolgimento delle parti interessate, che accompagnerà tutte le fasi del Climate City Contract. Questo piano di azione locale descriverà le azioni necessarie per il processo di decarbonizzazione, con la modellazione delle emissioni e i relativi costi degli interventi. Sarà creato un portale web dell’amministrazione comunale con tutte le informazioni su piani e attività.
Per la redazione e l’approvazione del Climate City Contract del Comune di Torino è stato avviato un dialogo, a livello locale, con le principali istituzioni e partner strategici del territorio tra cui: Politecnico di Torino, Energy Center, Università di Torino, Gruppo Torinese Trasporti, Iren, Società Metropolitana Acque Torino, 5T, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Agenzia Territoriale per la Casa, Unione Industriali, banche locali, Torino City Lab e Torino Social Impact.
Inoltre, Torino City Lab, in collaborazione con la Casa delle Tecnologie Emergenti, ha avviato un percorso partecipativo con le imprese, attraverso l’organizzazione di un primo bando, chiusosi da poco. Per candidarsi, le aziende dovevano proporre le loro attività (in corso o da fare) per ridurre l’impatto carbonico delle proprie attività.
In Italia manca l’aiuto del Governo
Durante il Festival dello sviluppo sostenibile – organizzato a maggio 2023 dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e dedicato alle Città e comunità sostenibili – Pierluigi Stefanini, presidente dell’Alleanza, ha dichiarato che è necessario connettere i diversi piani.
“Lo sviluppo sostenibile – ha detto – implica quattro dimensioni collegate: ambientale, economica, sociale e istituzionale. Tutte devono procedere nella stessa direzione. Ma abbiamo il Piano per la transizione ecologica italiano che non è allineato con gli obiettivi europei, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici su cui il governo deve mettere ancora le risorse, e il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima non aggiornato”.
Le 9 città possono fare da apripista, per sperimentare soluzioni da diffondere a tutti gli altri centri urbani del Paese, a patto che non siano lasciate sole, ha auspicato Stefanini.
Tutti i livelli istituzionali devono essere coinvolti per concentrare gli investimenti necessari da destinare all’edilizia e mobilità sostenibili, alla forestazione urbana e periurbana.
Considerazioni finali
Sarebbe utile se l’attenzione della Commissione europea si concentrasse anche sulle città meno sviluppate, dove il processo di decarbonizzazione è meno semplice rispetto alle città 100 città scelte.
Nel caso italiano, ad esempio, non è stata selezionata nessuna città del sud e del centro, a parte Roma.
Sarebbe anche interessante se si cominciasse ad approfondire la questione delle città con particolari vincoli da rispettare, paesaggistici, storici o ambientali (vedi Tecnologie e soluzioni energetiche compatibili per i quartieri storici).
Su scala nazionale, invece, potrebbe essere utile seguire l’esempio della Spagna, dove il piano nazionale fa da collante non solo ai singoli piani di azione locale, ma anche ai vari piani nazionali esistenti, una necessità sollevata anche dall’ASviS.
Infine su scala locale va detto che mancano ormai 6 anni per poter raggiungere gli obiettivi prefissati dalla missione europea: in Spagna i Climate City Contract sono stati già presentati in Commissione europea, e quindi pronti per realizzare gli interventi. Mentre in Italia la maggior parte dei comuni stanno ancora lavorando sulla redazione dei contratti.