Conto energia, linee guida e criticità per il fotovoltaico

Non solo le nuove tariffe del conto energia 2011, ma altri aspetti normativi e autorizzativi andranno ora risolti per arrivare a sfruttare le vere potenzialità del fotovoltaico in Italia in vista degli obiettivi del 2020 e per la crescita di un comparto più solido. Il settore le affronta in una serie di incontri a ZeroEmission Rome 2010.

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Dopo 79 mesi di attesa sono state approvate anche dalla Conferenza Stato-Regioni le Linee guida per lo svolgimento dell’iter autorizzativo di impianti di produzione elettrica da rinnovabili. Tuttavia va segnalato che il relativo decreto non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, una condizione essenziale affinché le linee guida entrino in vigore prima della fine dell’anno, visto che il giorno dopo le Regioni avrebbero 90 giorni per recepirle (trascorsi i quali, sarà valida la normativa nazionale). Per il fotovoltaico, “il rischio – spiega Domenico Inglieri consigliere ANIE/GIFI presente ad un convegno organizzato dall’associazione nell’ambito di ZeroEmission Rome 2010 – è di avviare il nuovo conto energia che partirà dal 1° gennaio 2011 con procedure autorizzative diverse da regione a regione”.
Gert Gremes, presidente del GIFI, analizzando il nuovo conto energia, se da una parte ritiene positiva la sua impostazione soprattutto rispetto alla precedente normativa, critica però il ridotto limite temporale (3 anni) previsto dal neo decreto ai fini dell’incentivazione e la potenza massima che usufruirà di queste tariffe (8 GW). “Sono sicuro che l’industria può garantire almeno 15.000 MW installati al 2020“, ha detto Gremes.

Scrivemmo poco meno di un anno di uno studio del DIE – Università di Padova che fissava questo come un target fattibile al 2020. Il lavoro presupponeva che in un primo periodo di crescita annuale piuttosto elevato (un raddoppio quasi ogni due anni) il mercato potrebbe attestarsi a regime su tassi di crescita annuali non inferiori al 20% fino a fine decennio (vedi tabella “Scenario crescita 2020”).
Gli investimenti annuali richiesti, per quel target, passerebbero da circa 2 miliardi di euro del 2009 a oltre 5 miliardi di euro del 2020. L’energia elettrica prodotta da fotovoltaico in Italia, secondo lo scenario, dovrebbe arrivare al 2020 a poco meno di 20 miliardi di chilowattora, a fronte di una domanda che potrebbe aggirarsi, a quella data, intorno ai 373 miliardi di kWh (dati Terna) (Qualenergia.it, Per un conto energia sostenibile).
Intanto la stima del Kyoto Club per l’anno in corso continua ad attestarsi vicino ai 1.500 MW di potenza, per totale di 2.600-2.700 MW a fine anno.

In un panorama duale del settore associativo del fotovoltaico italiano, non possiamo non raccontare che su tale potenziale 2020 anche l’altra associazione di settore è d’accordo. Parliamo dell’Assosolare che, sempre nella stessa occasione fieristica, ha presentato la bozza del National Advisory Paper, un progetto sulle rinnovabili finanziato della Comunità Europea, che ha l’obiettivo di analizzare e snellire i processi autorizzativi anche degli impianti solari fotovoltaici negli Stati europei aderenti all’iniziativa.

Gianni Chianetta, Presidente di Assosolare in proposito ha detto che “lo sviluppo del settore è ancora concentrato soprattutto in alcune Regioni, mentre nel resto del Paese i risultati ottenuti restano insoddisfacenti rispetto alle potenzialità. Questa crescita a ‘macchia di leopardo’ testimonia la complessità dei processi autorizzativi che causano limiti importanti ad uno sviluppo equilibrato e omogeneo del fotovoltaico in Italia, oltre a far lievitare il costo complessivo dell’impianto fino al 30%“. Altro problema da non sottovalutare – aggiungiamo noi -, che però meriterebbe un’analisi a parte, è la questione degli ostacoli causati dalle inadeguatezze delle reti elettriche per la distribuzione distribuita.

In sintesi, anche qui si rileva che, risolto il problema delle tariffe in conto energia, il vero freno allo sviluppo del settore in Italia è la poca chiarezza e omogeneità normativa sul territorio nazionale. Uno stato di cose che crea speculazione e abusi.
La seconda parte del convegno organizzato da Assosolare è stata dedicata alla Sicilia. “Diversamente da Regioni, come Lombardia e Puglia, dove il solare ha creato occupazione e la nascita di un tessuto imprenditoriale capace di attirare gli investimenti stranieri, la Sicilia ha perso il treno offerto dal primo e dal secondo conto energia” ha detto Chianetta.
Cristina Martorana, socio dello studio legale Clifford Chance, ha commentato: “A dispetto delle dichiarazioni di principio contenute nella Delibera di approvazione del PEARS, la Sicilia non ha, ad oggi, dato prova di aver saputo cogliere lo spirito della 387/2003. Adesso, con l’approvazione del terzo conto energia, delle Linee guida nazionali e la chiarezza fatta sui presupposti che devono sussistere per fruire dell’estensione degli incentivi 2010, la Regione ha davanti a sé un’altra preziosissima occasione che, se colta, potrà finalmente attribuirle il ruolo di protagonista nel settore. L’occasione è di poter diventare ‘Regione virtuosa’, uniformando le proprie linee guida a quelle nazionali e dando così una maggiore certezza a tutti coloro che credono nelle sue potenzialità”.

Giuseppe Velluto, socio dello Studio Gianni, Origoni, Grippo & Partners, in relazione alle recenti novità normative “salva-Dia” (Qualenergia.it , Approvato Dl: tempistica conto energia 2010 e salva-Dia) ha detto in occasione del convegno a ZeroEmission che “il legislatore ha cercato di porre rimedio ad una situazione normativa ormai ingestibile nel tentativo di salvaguardare gli ingenti investimenti fatti dagli operatori del settore. Ancora una volta però, nel tentativo di risolvere vecchi problemi, ne sono stati creati di nuovi che continuano a rendere difficile il finanziamento delle iniziative autorizzate tramite procedure semplificate”.

In merito alle accuse di forte occupazione del territorio da parte dei grandi impianti fotovoltaici a terra Andrea Fontana, AD di Fotowatio Italia, nel corso di un convegno di Fondazione Univerde ha spiegato che “il solare è una grande opportunità per l’agricoltura italiana. L’installazione di sistemi fotovoltaici, se è fatta osservando le norme ambientali, rappresenta un’importante alternativa per diversificare i redditi provenienti dall’agricoltura”, specificando che “anche nell’ipotesi in cui tutti i 3.000 MW del nuovo conto energia fossero implementati su terreno agricolo, si occuperebbero circa 6.000 ettari a livello nazionale, quando secondo dati Istat , la superficie agricola totale è di 13 milioni e 200 mila ettari: il fotovoltaico occuperebbe quindi lo 0,045% delle superfici agricole. Valori marginali soprattutto se si tiene conto che oltre 6 milioni di ettari agricoli non sono utilizzati”.

 

 

 

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