In vent’anni abbattere totalmente le emissioni. Lo dovrebbero fare i paesi ricchi per rallentare il riscaldamento globale, pagando il loro debito storico con quelli in via di sviluppo. Un obiettivo che potrebbe sembrarebbe impossibile, ma che con una forte volontà politica e un approccio a 360° si può raggiungere. Lo mostra, riferendosi alla realtà britannica, lo studio Zero Carbon Britain 2030, pubblicato ieri nella sua versione estesa dal Centre for Alternative Technology (vedi allegato, una prima versione era uscita nel 2007 e già allora Qualenergia.it ne aveva parlato: Un Paese a zero emissioni).
Le 384 pagine del documento – realizzato con la collaborazione del Met e di 4 Università britanniche – spiegano come la Gran Bretagna entro il 2030 può passare da 637 milioni di tonnellate di CO2 equivalente di emissioni del 2007 a zero. Uno scenario che prende in considerazione le soluzioni possibili per ridurre i gas serra: dall’efficienza energetica negli edifici ai trasporti, dalla produzione elettrica pulita, passando per l’uso del suolo e arrivando fino alla promozione di comportamenti individuali quali una dieta a basso impatto sul clima.
Interventi che mirano a ridurre del 50% il fabbisogno energetico – che secondo lo studio potrà essere coperto unicamente con fonti rinnovabili e biomasse sostenibili – e a compensare con una gestione adeguata del suolo quel 10% di emissioni che non si riuscirà ad eliminare.
Per quanto riguarda i trasporti si prevede che il parco di veicoli circolanti venga progressivamente sostituito con veicoli elettrici, mentre la propulsione a idrogeno, per via del bilancio energetico peggiore, andrebbe limitata a pochi casi idonei, come i grossi veicoli per il trasporto merci. Ma deve essere anche il rapporto con l’automobile a cambiare: più car-sharing, car-pooling, noleggio. “Se i produttori anziché vendere le macchine le dessero in leasing stabilendo il prezzo in base alle miglia percorse allora le stesse case automobilistiche sarebbero stimolate a produrre auto più durevoli” si spiega nel report. Dovrà poi cambiare anche il modo in cui si usa l’aereo: niente più voli su tratte brevi, mentre quelle internazionali, coperte con aerei alimentati a biocarburanti, dovranno essere ridotti di due terzi.
Ad azzerare le emissioni contribuirà molto l’agricoltura e l’uso del suolo, e anche la dieta dei britannici dovrà cambiare: limitate le importazioni di cibo dall’estero e il consumo di carne, le terre inglesi vedranno meno superficie destinata a pascolo in favore di cereali, colture energetiche (solo dei biocarburanti meno impattanti) e altre che sequestrino anidride carbonica per un periodo lungo: oltre alla riforestazione quelle per ottenere materiali naturali da usare in edilizia.
Uno scenario coraggioso ed ottimistico, ma, spiega uno degli autori, Viki Johnson della New Economics Foundation, “pienamente possibile. La soluzione esiste, quello che è mancato finora è stata la volontà politica di intraprenderla”. Questo report, in ogni caso, è un importante strumento di riflessione sulla direzione da intraprendere.