Sblocca-Italia, Marche e Puglia fanno ricorso alla Corte Costituzionale

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Contro le trivellazioni in Adriatico e contro gli articoli 37 e 38 dello Sblocca Italia la Puglia e le Marche hanno fatto ricorso davanti alla Consulta, perché esautorano di fatto il ruolo decisionale delle Regioni definito dalla Carta Costituzionale.

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Contro le trivellazioni in Adriatico e contro gli articoli 37 e 38 dello Sblocca Italia (DL 133/2014) Puglia e Marche fanno ricorso davanti alla Consulta. Con lo Sblocca Italia si attribuisce al Ministero dello Sviluppo Economico il compito di predisporre un piano delle aree in cui sono consentite le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale senza prevedere la necessaria acquisizione dell’intesa con la Regione interessata.

Lo scorso 8 gennaio, la Giunta Regionale della Puglia ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale il provvedimento. “Continuiamo a mettere in campo tutte le iniziative politiche e tecnico-giuridiche necessarie per assicurare che i territori abbiano voce quando si decide del destino delle loro risorse naturalistiche e bellezze paesaggistiche”, ha detto il presidente della Regione, Nichi Vendola. L’impugnazione è stata decisa ritenendo che si possano assicurare tempi certi e rapidi alle decisioni strategiche, senza estromettere i territori e senza contraddire i principi di partecipazione e leale cooperazione che costituiscono i cardini di un sistema decisionale democratico.

Anche la Regione Marche ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro gli articoli 37 e 38 che riguardano misure urgenti per l’approvvigionamento e il trasporto del gas naturale e quelle per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali. La necessità di impugnare tali provvedimenti era stata decisa dalla Giunta regionale che aveva dato seguito ad una mozione approvata dall’Assemblea legislativa: la parte dello Sblocca Italia relativa alle misure per l’approvvigionamento del gas naturale, secondo il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, contrasta con il titolo V della Costituzione.

Per quel che riguarda l’Adriatico “stiamo parlando di un mare semichiuso e con un lento ricambio delle acque – ha detto Spacca – un’area dall’ecosistema molto sensibile e che sta puntando con grande determinazione, rafforzata dalla nascita della Macroregione adriatico ionica, sulla crescita turistica legata all’ambiente e al paesaggio. Impensabile che su tematiche come la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia il parere e l’intesa delle Regioni, previsti dalla nostra Costituzione, non vengano tenuti nella debita considerazione”.

Visto che è previsto che venga richiesta alla Regione la necessaria intesa al rilascio del titolo concessorio unico per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi solo se tali attività si svolgono sulla terraferma e non anche in mare, la Regione Marche denuncia in una nota che “in questo modo si ledono le competenze legislative regionali previste dall’articolo 117 della Costituzione in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, oltre che quelle di governo del territorio, nonché le competenze amministrative delle Regioni in base al principio di sussidiarietà stabilito nell’articolo 118 della Costituzione”.

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