Trasformazione e resistenze nel settore dell’energia

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L'impostazione assunta dal Governo con i decreti sulle rinnovabili evidenzia il travaglio di un mondo energetico in profonda trasformazione. Qual è la posta in gioco, come potranno cambiare i ruoli dei diversi attori, compresi quelli tradizionali, come si potrà gestire responsabilmente questa fase? L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Mentre si apre una settimana delicatissima per le sorti delle rinnovabili, vale la pena di ricordare come sta cambiando la scena energetica del Paese. I decreti sulle rinnovabili hanno un sapore punitivo che si può spiegare solo con la lesione di interessi costituiti.

Se l’obiettivo fosse infatti quello di contenere il peso degli incentivi, non sarebbe stata proposta l’introduzione dei registri che rischiano di mettere in ginocchio il settore senza alcuna contropartita economica.

Il fatto è che i decreti mettono in luce il travaglio di un mondo energetico in profonda trasformazione. Cerchiamo allora di capire qual è la posta in gioco, come potranno cambiare i ruoli dei diversi attori e come gestire responsabilmente questa fase.

La crescita delle rinnovabili mette chiaramente in difficoltà gli operatori elettrici. Innanzitutto, i proprietari dei cicli combinati realizzati nell’ultimo decennio e le banche che hanno prestato loro i soldi. Questi impianti, a seguito della crisi e della crescita delle rinnovabili, lavorano infatti per sole 2.500-3.000 ore l’anno, molto meno di quanto era stato previsto.

Per la prima volta l’Enel è uscita allo scoperto lamentando il calo delle entrate. Anche l’Eni soffre per la riduzione delle vendite di gas sia sul versante termoelettrico che, in prospettiva, nel comparto civile. Nel 2011 il calo dei consumi di metano è stato del 6% proseguendo una tendenza iniziata nel 2005 (-10% negli ultimi sei anni).

L’avanzata delle rinnovabili, vista come una minaccia, può indurre una risposta difensiva, una chiusura a riccio. Questa posizione sarebbe però perdente sia per i soggetti interessati che per il sistema Paese. I prossimi anni vedranno infatti un’inesorabile crescita del ruolo delle rinnovabili. L’Europa sta definendo gli obiettivi al 2030 e diversi Paesi hanno già autonomamente fissato target ambiziosissimi. Vediamo allora le opportunità che si aprono.

L’Enel ha ormai un ruolo secondario nella produzione convenzionale, si sta rafforzando anche a livello internazionale nel settore delle rinnovabili e gestisce la quota maggiore della distribuzione. Dovrebbe quindi abbandonare i progetti di nuove centrali (Porto Tolle), rafforzare le energie verdi e investire con decisione nelle smart grid. Queste ultime rappresenteranno nei prossimi 10-20 anni un business molto importante e l’Italia sarà uno dei primi Paesi a doversi cimentare nella gestione della rete del futuro. L’Enel, che parte con 34 milioni di contatori elettronici e ha programmi che spaziano dai sistemi di accumulo alle auto elettriche, può formarsi in questo campo un’esperienza preziosa, rivendibile poi anche in ambito internazionale.

Gli operatori dei cicli combinati saranno elementi centrali per la loro interazione con la produzione rinnovabile non programmabile; dovrebbero inoltre guardare anche oltre i confini nazionali.

L’Eni, infine, che sta già diversificando la sua presenza nella petrolchimica con la prima bioraffineria d’Europa insieme a Novamont, dovrebbe accelerare le ricerche sui biocombustibili di seconda e terza generazione e quelle sul fotovoltaico.

E il Governo cosa dovrebbe fare? Favorire la transizione energetica, consentire al comparto delle rinnovabili di arrivare alla competitività grazie a un atterraggio morbido degli incentivi, impegnarsi sul fronte della ricerca e del consolidamento della nostra base produttiva verde e lavorare, infine, per la creazione delle smart grid.

L’attuale politica e i decreti proposti non vanno in questa direzione. È auspicabile che la forte pressione di queste settimane del mondo delle imprese, dei sindacati, degli ambientalisti e delle istituzioni locali riesca a modificare l’impostazione attuale.

Gli ‘Stati Generali delle associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica’ hanno rappresentato un salto di qualità nel coordinamento delle realtà del Paese. Questo comparto sta acquisendo la consapevolezza della propria forza. La pressione dovrà continuare e portare a forme organizzative stabili. La posta in gioco è molto alta, occorre scegliersi gli alleati e cercare di neutralizzare i potenziali nemici. Le rinnovabili sapranno crescere e diventare la spina dorsale del sistema energetico del futuro.

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