Usa, la politica energetica e climatica di Biden è nel limbo

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L’impasse legislativa al Senato potrebbe portare a soluzioni ridotte o ritardate, con il rischio che le difficoltà a mantenere in pieno le promesse su energia e clima diventino materia di scontro elettorale nelle consultazioni di medio termine.

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Dopo mesi di negoziati fra la Casa Bianca e il Congresso degli Stati Uniti, la politica climatica ed energetica del Presidente americano Joe Biden è ancora in un limbo e le vie d’uscita si restringono man mano che passa il tempo.

Il principale ostacolo all’approvazione delle misure climatiche proposte dalla Casa Bianca rimane l’opposizione del senatore democratico della West Virginia, Joe Manchin, che la settimana prima di Natale ha annunciato la sua intenzione di non votare a favore del cosiddetto Build Back Better Act (BBBA), cioè il pacchetto da 1,75 trilioni di dollari contenente le principali priorità legislative del presidente Biden.

Le politiche che Manchin contesta sono soprattutto quelle a favore delle energie rinnovabili, per cui il piano prevede una spesa di 555 miliardi di dollari, e dell’infanzia, a cui il BBBA destinerebbe 566 miliardi di dollari.

In materia energetica, infatti, secondo Manchin, non c’è bisogno di misure di sostegno alle rinnovabili, visto che le aziende stanno già attuando da sole la transizione verso le energie verdi, che la manovra intenderebbe invece accelerare con crediti d’imposta e altri provvedimenti ad hoc.

Adesso, sulla scia di un intenso lavorio diplomatico che i leader democratici di Camera e Senato hanno svolto a cavallo delle feste assieme alla Casa Bianca, Manchin sarebbe pronto a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative, a delle condizioni, che riguarderebbero più i temi dell’infanzia che non clima ed energia, secondo indiscrezioni di stampa americane.

Il senatore democratico di matrice conservatrice sarebbe infatti disponibile a considerare nuovamente le misure sul clima e sull’assistenza all’infanzia contenute nel Build Back Better Act, purché la Casa Bianca rimuova il credito d’imposta potenziato per le famiglie con bambini o abbassi drasticamente i limiti di reddito per le famiglie idonee, che consentirebbero anche a famiglie con redditi fino a 400mila dollari l’anno di accedere ai crediti d’imposta.

Durante i negoziati a cavallo di Natale, il senatore della Virginia Occidentale avrebbe proposto una manovra di uguale importo complessivo, con fondi per la scuola materna pubblica e crediti d’imposta verdi, ma nessuna risorsa per i crediti d’imposta alle famiglie con bambini, che attualmente forniscono fino a 3.600 dollari per bambino all’anno, secondo l’agenzia di stampa Axios Media.

Una possibile soluzione potrebbe quindi essere la rimozione, almeno temporanea, dei crediti d’imposta per le famiglie con bambini, in modo da ottenere il voto di Manchin, cruciale per approvare qualunque provvedimento al Senato, che è diviso esattamente a metà fra democratici e repubblicani, con il voto della Vicepresidente Kamala Harris a fare da ago della bilancia a favore dei democratici.

Circa il clima, dei tagli rispetto al programma originale potrebbero riguardare le soluzioni naturali per combattere il cambiamento climatico, come i finanziamenti per la resilienza costiera e la mitigazione degli incendi nei terreni demaniali.

Un’altra possibile via d’uscita dal limbo potrebbe essere l’ulteriore spacchettamento delle tante misure contenute nel BBBA, da approvare separatamente nel corso dell’anno. Fra questi provvedimenti potrebbero rientrare anche i crediti d’imposta alle rinnovabili.

In questo caso, però, si allungherebbero ulteriormente i tempi di un programma politico partito con molte ambizioni e che ora rischia di deludere in parte le attese, soprattutto in previsione delle elezioni di medio termine. Fra pochi mesi, infatti, queste consultazioni cominceranno a monopolizzare completamente l’attenzione della politica americana.

Se il dibattito sulle misure energetiche e climatiche degli Usa dovesse prolungarsi ancora, sconfinando nella campagna elettorale di metà termine, i ritardi dell’amministrazione Biden, sommati a temi come il perdurare della pandemia e l’impennata dell’inflazione, potrebbero cambiare gli equilibri del Congresso a favore dei repubblicani, indebolendo ulteriormente la capacità negoziale della Casa Bianca. E con essa la sua politica energetica e climatica.

Manchin, da parte sua, ha già fatto crollare quello che doveva essere uno dei pilastri della politica energetica di Biden, il Clean Electricity Performance Program, come detto in un precedente articolo, e ha pubblicamente sollevato dubbi sui crediti d’imposta per i veicoli elettrici e le stazioni di ricarica. Durante l’estate, il senatore democratico del West Virginia ha anche proposto di impedire l’abrogazione dei crediti d’imposta sulle fonti fossili se la manovra includerà degli incentivi per l’energia fotovoltaica ed eolica.

Anche a fronte delle sue parziali aperture a una versione rivista del Build Back Better Act, le preoccupazioni del senatore, circa il debito pubblico e l’inflazione che il BBBA alimenterebbe, rimangono. Secondo Manchin, il costo della manovra, se non sarà modificata, potrebbe lievitare a oltre 4.000 miliardi di dollari in 10 anni.

Circa l’inflazione, il Bureau of Labor Statistics statunitense comunicherà i prossimi dati il 12 gennaio, quando si capirà se l’aumento dei prezzi al consumo sia in frenata o meno rispetto al dato del mese precedente, che con un valore del 6,8% su base annua aveva alimentato l’opposizione di Manchin.

A rendere il quadro più incerto rimane il fatto che, secondo la sua più recente dichiarazione dei redditi, Manchin ha guadagnato 492.000 dollari l’anno scorso grazie alla quota azionaria detenuta in Enersystems, una società che fornisce carbone di scarto ad una centrale elettrica nel nord dello Stato americano rappresentato da Manchin, a fronte dei 174.000 dollari che Manchin riceve come senatore, ha fatto notare Jim Kotcon, presidente del Sierra Club in West Virginia.

Di fronte a queste difficoltà, sebbene la Casa Bianca abbia ottenuto alcuni risultati di rilievo l’anno scorso, come il rientro degli Usa negli accordi di Parigi sul clima e l’approvazione di un imponente programma per le infrastrutture, anche verdi, l’agenda di Biden degli impegni da mantenere per il 2022 potrebbe rimanere quasi uguale a quella del 2021, visto che ancora molto resta da fare per gli Usa.

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