La squadra di ministri scelta dal presidente eletto Usa, Joe Biden, e le nomine ad altre posizioni chiave dell’amministrazione federale, condurranno probabilmente a un drastico cambiamento di rotta rispetto alle politiche dell’amministrazione Trump sul surriscaldamento globale.
Dopo le nomine di John Carry a inviato internazionale del presidente sul cambiamento climatico, di cui vi abbiamo reso conto precedentemente, e di Jennifer Granholm come probabile prossima segretaria dell’Energia, che vi abbiamo già raccontato, Biden ha scelto Michael Regan per guidare l’Environmental Protection Agency (EPA), cioè l’agenzia federale per la protezione ambientale, e Brenda Mallory come capo del White House Council on Environmental Quality, cioè il consiglio della Casa Bianca sulla qualità ambientale.
Viste le credenziali con cui giungeranno, probabilmente, a guidare i bracci esecutivi della politica energetica e climatica nazionali, questo specie di “dream team” ambientale di Biden potrebbe portare cambiamenti radicali nella politica americana, con i gasdotti che potrebbero diventare il primo banco di prova delle loro ambizioni climatiche – visto che tale comparto dipende dai regolamenti e dai permessi di diverse agenzie federali.
E potrebbe verificarsi anche un rinnovato spirito di collaborazione fra la Casa Bianca e gli organigrammi delle varie agenzie federali, spesso impegnate in più o meno sotterranei bracci di ferro sia operativi che ideologici durante l’amministrazione Trump.
“Questa amministrazione è concentratissima sul cambiamento climatico”, ha detto Mark Ryan che all’EPA si occupava del Clean Water Act. “È improbabile che faranno favori al settore dei gasdotti”.
Molti prescelti della squadra di Biden in ruoli chiave della politica energetica Usa hanno una storia di battaglie e impegno contro alcuni dei progetti energetici più controversi o hanno espresso la necessità di invertire le politiche di deregolamentazione del presidente uscente Donald Trump.
Brenda Mallory, capo in pectore del Consiglio sulla qualità ambientale, per esempio, ha già dichiarato che ha intenzione di dare priorità alle modifiche apportate dall’amministrazione Trump al National Environmental Policy Act (NEPA). Si tratta di cambiamenti, applauditi dal settore del petrolio e del gas, che hanno snellito molto le procedure autorizzative per oleodotti, terminali portuali e altre infrastrutture.
Da notare, però, che alcuni sostenitori dello sviluppo delle energie rinnovabili si sono detti favorevoli a mantenere le modifiche al NEPA apportate da Trump – tali snellimenti potrebbero infatti facilitare il rilascio di permessi per la costruzione e l’ammodernamento di linee di trasmissione su larga scala, necessarie per l’elettrificazione dei consumi e lo sviluppo dell’energia verde distribuita.
L’altra scelta di Biden, l’ex regolatore ambientale della Carolina del Nord, Michael Regan, prossimo capo dell’EPA, non è estraneo a battaglie di alto profilo contro i gasdotti. Sotto la sua guida, il Dipartimento per la qualità ambientale della Carolina del Nord ha rifiutato un permesso idrico chiave per un’estensione del contestato gasdotto della Mountain Valley.
Mitch Bernard, direttore esecutivo dell’associazione ambientalista Natural Resources Defense Council (NRDC), ha definito il nuovo capo dell’EPA Regan “un lungimirante che ascolta le persone, mette la loro salute e il loro benessere al primo posto e mette al centro la giustizia ambientale”.
Altre agenzie come la Federal Energy Regulatory Commission (FERC), che ha il compito di autorizzare le infrastrutture per il gas naturale su larga scala e di supervisionare i mercati regolamentati regionali dell’energia, potrebbero emergere come soggetti chiave nel garantire una maggiore attenzione dell’amministrazione Biden sia per le infrastrutture energetiche che per la generazione elettrica.
L’amministrazione Biden potrebbe adottare varie iniziative per rovesciare le sorti dei gasdotti USA.
Un modo in cui Biden potrebbe stoppare i gasdotti è attraverso la modifica della sezione conclusiva del Clean Water Act, mutato a sua volta questa estate dall’amministrazione Trump.
Secondo la regolamentazione attuale, gli Stati possono considerare solo la qualità dell’acqua – ma non il cambiamento climatico o l’inquinamento atmosferico – nelle proprie decisioni. Tale regola, però, è ora al centro di molteplici contenziosi legali, e secondo Ryan è probabile che l’amministrazione entrante ritiri il proprio appoggio alle procedure giuridiche tese ad assicurarne la sopravvivenza.
Biden sceglierà poi uno dei due commissari democratici della FERC per la guida dell’agenzia, cioè Allison Clements o Richard Glick, anche se la commissione manterrà probabilmente una maggioranza repubblicana fino al prossimo giugno.
E secondo Gillian Giannetti, avvocatessa dello NRDC, ci sono varie azioni che una FERC a guida democratica può intraprendere fin da subito, anche senza una maggioranza democratica, per aiutare l’amministrazione Biden a raggiungere i suoi obiettivi climatici.
“Ci aspettiamo di vedere presto una nuova attenzione dell’agenzia, affinché usi le sue grandi risorse per affrontare il problema del cambiamento climatico e dei gasdotti”, ha detto Giannetti. “In particolare, per iniziare a concentrarsi sullo sviluppo di un test climatico che analizzi le emissioni associate ai progetti di gasdotti”.
Sebbene, infatti, la commissione tenga già conto delle emissioni dei progetti, molti, tra cui Glick, hanno sostenuto che la portata di tali considerazioni sia troppo limitata, tanto che la commissione finora non ha mai respinto un progetto di infrastrutture energetiche per motivi di emissioni.
Ci sono anche altre azioni che la FERC può intraprendere immediatamente per considerare le preoccupazioni dei proprietari sui cui terreni dovrebbero essere posate le condutture, ha detto Giannetti.
“La FERC deve per legge creare un Ufficio della partecipazione pubblica, ma non l’ha fatto”, ha detto l’avvocatessa. “Se la FERC vuole dimostrare di essere impegnata a migliorare le procedure per i proprietari terrieri, potrebbe iniziare a creare quell’ufficio”.
Questo cambi di direzione politica potrebbero significare che la FERC e le altre agenzie cominceranno a ricevere meno richieste di permessi per i gasdotti, ha detto Marc Spitzer, un ex commissario repubblicano che ha prestato servizio alla FERC dal 2006 al 2011.
Secondo Spitzer, anche se i democratici sono d’accordo sulla necessità di ridurre le emissioni USA, hanno però opinioni diverse su come raggiungere tale obiettivo.
“Conosco sostenitori di Biden che pensano che l’idrogeno sia la risposta. Ci sono altri che credono nell’elettrificazione, e i sostenitori dell’efficienza energetica sostengono che dovremmo ridurre i consumi”, ha detto.
A seconda degli strumenti che l’amministrazione Biden sceglierà come prioritari per la decarbonizzazione, le agenzie federali potrebbero puntare più sulla conversione di gasdotti di gas naturale abbandonati in linee di trasmissione per l’idrogeno o favorire il potenziamento della rete elettrica per le risorse rinnovabili.
In realtà, non è impossibile puntare su più soluzioni contemporaneamente. E perlomeno, a prescindere dal mix di soluzioni tecniche e dal loro peso specifico all’interno del mix, è probabile che ci sarà se non altro una maggiore collaborazione tra il governo USA e le agenzie, e anche fra le agenzie stesse, per coordinare le attività e avvicinare gli obiettivi della decarbonizzazione.