La Ue vuole liberarsi da gas e petrolio russi, ma a Versailles non si è deciso entro quando

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Tutto rinviato a un prossimo piano di Bruxelles che uscirà a maggio. Intanto Draghi chiede un tetto ai prezzi del gas.

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I Paesi europei puntano ad “affrancarsi gradualmente, quanto prima” dalla dipendenza dai combustibili fossili acquistati dalla Russia, si legge nella dichiarazione finale del Consiglio europeo informale che si è svolto il 10-11 marzo a Versailles.

Manca però una data precisa e tutto è rinviato a un prossimo piano che Bruxelles dovrà presentare a maggio.

Nella comunicazione REPowerEU pubblicata il 9 marzo, la Commissione europea ha proposto di raggiungere la piena autonomia dalle importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia “ben prima del 2030“.

Poi la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a margine del vertice in Francia, ha affermato che la Ue dovrebbe cessare di utilizzare combustibili fossili dalla Russia entro il 2027, ma nel documento conclusivo di Versailles si dice solo che (neretti nostri) “la situazione attuale richiede una rivalutazione approfondita del modo in cui garantiamo la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico”.

Le soluzioni citate sono quelle richiamate nello stesso piano REPowerEU: diversificazione delle forniture (via tubo e via nave con maggiori importazioni di Gnl), puntare su biometano e idrogeno, investire in rinnovabili ed efficienza energetica, riempire gli stoccaggi e potenziare le interconnessioni elettriche tra gli Stati membri.

E si invita la Commissione “a presentare, entro la fine di marzo, un piano per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e prezzi dell’energia accessibili durante la prossima stagione invernale”.

Le richieste di Draghi

Diversificare le forniture energetiche (in due direzioni: riducendo la dipendenza dal gas russo e sostituendo le fonti fossili con tecnologie rinnovabili); introdurre un tetto ai prezzi del gas; sganciare il mercato di energia elettrica prodotta con le rinnovabili dal mercato del gas; tassare gli extra profitti delle società elettriche.

Sono i quattro pilastri su cui deve fondarsi la risposta europea alla crisi energetica, come ha spiegato il premier italiano, Mario Draghi, in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo.

Per quanto riguarda la diversificazione degli approvvigionamenti, in particolare, Draghi ha ribadito che sostituire i combustibili fossili con le rinnovabili “è l’unica strada su cui contare nel lungo periodo” anche se “il procedimento autorizzativo è ancora molto lento e questo è vero sia a livello comunitario sia a livello nazionale. Su questo punto la Commissione ha promesso che aiuterà gli Stati membri in ogni modo possibile”.

Sul tetto ai prezzi del gas, “credo che qualche effetto importante lo possa avere”, ha affermato il premier, “tanto è vero che da quando si è cominciato a discutere di questo […] il prezzo del gas è caduto fortemente da oltre 200 euro a circa 116 euro […]. Su questo ci sono pareri vari, molti hanno sostenuto l’opportunità di questa misura”.

La Commissione Ue, ha aggiunto Draghi, presenterà al prossimo Consiglio europeo un piano per limitare il “contagio” dei prezzi del gas a quelli elettrici, come avviene oggi a causa del meccanismo del prezzo marginale.

Oggi, infatti, ha precisato Draghi, “c’è un solo prezzo, quindi anche l’energia elettrica prodotta a bassissimo costo – come è quella prodotta dall’energia da molte fonti rinnovabili – arriva al consumatore a un prezzo uguale a quella prodotta con il gas. Questa è la causa principale della lievitazione delle bollette”.

In tema di extra profitti, ha affermato il premier, “la Commissione stima che attraverso una tassazione dei sovra profitti delle società elettriche possa arrivare un gettito di circa 200 miliardi“.

Quindi “è certamente una fonte a cui guardare con molta attenzione. Io lo dico da tanto tempo ma ora arriva anche il parere positivo della Commissione europea e, da quel che ho sentito, molti paesi membri pensano di perseguire questa strada”.

Ricordiamo che nel piano REPowerEU presentato la settimana scorsa da Bruxelles, una parte è dedicata alle nuove regole comuni sulla tassazione dei super profitti energetici, regole che impongono di colpire tutte le fonti (non solo le rinnovabili), con una durata limitata e senza retroattività.

“Noi abbiamo speso 16 miliardi già ora per mitigare l’effetto dei rincari”, ha terminato Draghi, “quindi bisogna che sia una risposta Europea” per rispettare gli obiettivi climatici del 2030, perché i bilanci nazionali “non hanno questo spazio” e quindi “bisogna trovare un compromesso su come generare queste risorse“.

Video della conferenza stampa:

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