Il Pnrr distribuirà 400 milioni di euro di contributi alle nostre aziende agricole e zootecniche per renderle più competitive e produttive, e per ridurre sprechi e risorse utilizzate: parliamo dell’agricoltura di precisione e dell’utilizzo di macchinari e trattori con motore elettrico o a biometano.
Ma il successo di queste misure si potrà avere con l’adesione dei potenziali beneficiari. Quali sono oggi i mezzi finanziabili e a quanto ammonta il sostegno? Per quali attività agricole è più indicato il loro utilizzo?
Vediamo la misura Pnrr e alcune considerazioni emerse dopo aver testato un trattore elettrico in campo.
Gli incentivi del Pnrr
È attualmente in corso una sottomisura del PNRR – Missione 2 componente 1, Investimento 2.3 – che sostiene l’ammodernamento dei macchinari agricoli per favorire l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione.
Questa misura ha un budget di 400 milioni di euro, così distribuiti (QualEnergia.it sta pubblicando i bandi regionali): Abruzzo: 14.686.192 €; Basilicata: 13.277.381 €; Bolzano: 7.779.545 €; Calabria: 22.141.052 €; Campania: 21.262.268 €; Emilia-Romagna: 29.140.843 €; Friuli-Venezia Giulia: 8.074.496 €; Lazio: 23.470.293 €; Liguria: 3.552.584; Lombardia: 25.963.839 €; Marche: 12.348.866 €; Molise: 5.559.161 €; Piemonte: 26.526.600 €; Puglia: 47.618.688 €; Sardegna: 30.346.119 €; Sicilia: 44.295.040 €; Toscana: 22.358.979 €; Trento: 5.081.576 €; Umbria: 10.064.056 €; Valle d’Aosta: 1.672.976 €; Veneto: 24.779.436 €.
Per dare attuazione alla misura è stato emanato un Decreto del MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) che ha definito i criteri generali che Regioni e Province autonome hanno poi adottato nei propri bandi operativi, con la possibilità di prevedere specifiche regionali.
I bandi regionali, pubblicati lo scorso dicembre e con scadenza entro marzo 2024, sono diretti alle imprese agro-meccaniche e alle micro, piccole medie imprese agricole.
Le spese ammissibili
Marco Lupo, Direttore Generale del MASAF, durante un webinar organizzato da Coldiretti Giovani Impresa ha spiegato la misura che, in sintesi, sostiene tre tipi di spese.
La prima riguarda gli investimenti in macchine e attrezzature per l’agricoltura di precisione (droni, stazioni meteo, sistemi di sensori in campo, ecc.).
Un’altra sostiene gli investimenti per l’innovazione dei sistemi di irrigazione e gestione delle acque, per esempio attraverso il remote sensing (rilevazione da satellite) oppure il proximal sensing (rilevazione di prossimità da droni, sensori o centraline).
Una terza categoria di spesa è infine dedicata alla sostituzione di veicoli fuoristrada per agricoltura e zootecnia.
Sostituzione di veicoli fuoristrada per agricoltura e zootecnia
Nel caso specifico dei veicoli fuoristrada, il fondo ammette i mezzi rientranti nel Regolamento (UE) 167/2013 (pdf) dotati di motore elettrico o a biometano e destinati ad attività agricole o zootecniche.
Si tratta dell’acquisto di trattori a ruote oppure a cingoli, contestualmente alla rottamazione di un vecchio mezzo inquinante.
Per agevolare questa spesa, l’agricoltore può ricevere un contributo a fondo perduto pari al 65% dei costi ammissibili, percentuale elevabile all’80% nel caso di giovani agricoltori.
Inoltre, dato che l’obiettivo della misura è raggiungere 15mila beneficiari entro il 2026, è stato definito un limite massimo del contributo ricevibile che, nel caso dei trattori elettrici, è di 70mila euro.
Dice Lupo: “L’obiettivo della Commissione europea è di innovare il parco mezzi del settore. Trattandosi di veicoli con motore elettrico o a biometano, capisco che si tratta di trattori non ancora molto disponibili sul mercato. Abbiamo provato in sede di revisione del Pnrr a far presente questa situazione, che non riguarda solo l’Italia ma tutta l’Europa, ma la Commissione europea è stata molto rigida e non ha voluto accogliere una richiesta di modifica”.
Sono dunque consapevoli che la produzione non è ancora diffusa ma il loro obiettivo è proprio quello di stimolarla. Ad oggi, i trattori agricoli a propulsione elettrica sono presenti in Italia, e in Europa, in maniera molto marginale e solo per alcuni campi di applicazione. Vediamo il test di uno di questi presso un vigneto.
Test di un trattore elettrico per vigneto
Rino è un trattore elettrico di casa Del Morino (vedi scheda tecnica – pdf) testato in un vigneto per un’intera stagione (vedi video).
Eroga una potenza di 22 kW (30 cv) alimentando due motori elettrici di uguale potenza, per la motricità e per il lavoro dell’accessorio. È dotato di batterie agli ioni di litio da 48 V che permettono un’autonomia fino a 11 ore con il trasporto semplice e fino a 6 ore in caso di lavoro con trincia, tagliaerba, eccetera.
Questo trattore impiega 8,5 ore per ricaricarsi attraverso la rete domestica (1200 W) oppure 4 ore se si utilizza la rete industriale (2400 W). Inoltre, un box equipaggiato di pannelli fotovoltaici è disponibile come optional, per contribuire al processo di ricarica.
Con una ricarica il mezzo ha la possibilità di lavorare da 20mila a 60mila mq di superficie. Per terreni fino a 80mila mq, consigliano la versione da 30 kW.
Il trattore, che pesa 950 kg, può raggiungere una velocità di 17 kmh durante la circolazione stradale e 5 kmh mentre sta lavorando. Riesce a sollevare fino a 300 chili e l’inclinazione massima superabile sui terreni asciutti è del 15%.
Sul trattore c’è una scatola di conversione per alimentazione a 230V, 50HZ e caricabatterie per l’uso di accessori elettronici come decespugliatori, motoseghe e forbici.
Dal test è emerso che l’utilizzo di trattori come questo nei vigneti (o per attività simili) è l’ideale: si va in vigna a trinciare e a trattare il raccolto, e poi agganciando un carrello al mezzo si trasporta l’uva anche circolando su strada, dato che il veicolo è targato.
Arrivati in cantina si dovrebbero fare varie operazioni, come spostare le botti, ma lavorare in spazi chiusi con un mezzo endotermico non è indicato. Il trattore elettrico invece non genera emissioni nocive e collegandolo a una barra, è utilizzabile come se fosse un classico muletto.
Su Rino ci sono delle prese alle quali è possibile collegare gli attrezzi elettrici, come spazzole, piatti per tagliare l’erba, soffiatori, ecc. Per il test su campo, al mezzo sono stati agganciati una trincia sul lato anteriore e una botte per i trattamenti sul lato posteriore (ovviamente i pezzi sono sostituibili seconda dell’uso che se ne farà). Questo ha permesso di fare una doppia lavorazione – trinciare e trattare – in una sola passata.
Interessante è il sistema in cui si attaccano e staccano gli attrezzi da lavoro. Non essendoci idraulica ma solo elettricità, basta collegare o scollegare il collettore elettrico dei diversi pezzi. Inoltre, l’assenza di prese meccaniche, come il cardano, garantisce maggior sicurezza e non toglie potenza tramite la trasmissione.
Trattori elettrici come questo modello sono però poco indicati per alcune operazioni, come la ripuntatura, la fresatura e l’aratura del terreno. Dal test è venuto fuori che già con un 36 cavalli ci sono delle difficoltà.
Il costo di acquisto dipende dagli accessori richiesti (cabina, falciatrice, spazzolatrice, gruppo irrorazione e sanificazione, kit 4.0, ecc.), selezionabili già in fase di richiesta del preventivo.
Alcune considerazioni
Come per le auto elettriche anche nel caso dei trattori, ciò che pesa è il costo di acquisto, ma poi quello per la manutenzione sarà minimo, soprattutto se in azienda sono installati impianti fotovoltaici che permettono una ricarica a costo zero.
Considerando che i bandi regionali chiuderanno a fine marzo (a circa tre mesi dal lancio) e che l’offerta di trattori elettrici sul mercato è ancora limitata, quanta sarà la effettiva richiesta di contributi per il loro acquisto?
Dato che l’obiettivo della Commissione europea era stimolare la produzione dei trattori elettrici, sarebbe stato interessante se prima di lanciare il decreto si fosse preparato il mercato (taliano ed europeo) per esempio pre-annunciando l’uscita di questi contributi e assegnando incentivi alle industrie la produzione di trattori elettrici.
Altra considerazione riguarda i criteri di priorità: si sarebbe potuto dare un’aliquota maggiore del contributo non solo ai giovani agricoltori, ma per esempio anche alle aziende già dotate di impianti fotovoltaici, forse più propense all’acquisto di trattori elettrici.
Sarebbe stato interessante anche attribuire punteggi maggiorati alle imprese attive nei settori agricoli e zootecnici trainanti a scala regionale, o che si occupano di agricoltura specializzata (come vigneti, frutteti, ecc.) perché, come abbiamo visto, sono quelle maggiormente pronte all’utilizzo dei trattori elettrici ad oggi disponibili.
Il bando della Provincia di Bolzano può essere considerato un buon esempio per quanto riguarda i criteri di selezione specificati nell’avviso visto che attribuisce 30 punti alle imprese che si occupano di allevamento di bovini, ovini e caprini, e 10 punti a tutte le altre.