La logistica urbana ha un ruolo vitale nelle città, ma furgoni e camion incidono negativamente, soprattutto a causa dell’inquinamento e del traffico generato.
In tutta Europa, comuni e aziende pioniere stanno affrontando la situazione per arrivare a una logistica urbana a emissioni zero.
Un recente studio “The pioneers of zero-emission logistics in European cities” (allegato in fondo) della Clean Cities Campaign informa che in Europa ci sono:
- 35 città che hanno definito piani per introdurre zone a zero emissioni (ZEZ) entro il 2030.
- 8 città che stanno già formando alleanze locali con imprese e società civile per accelerare la transizione.
- almeno 182 aziende, di varie dimensioni e settori, che hanno aderito ad alleanze per raggiungere una logistica urbana a emissioni zero.
Secondo lo studio, istituendo zone a zero emissioni si incentivano le aziende non solo a utilizzare sempre più veicoli elettrici per la logistica, ma anche ad adottare misure per ridurre il numero di viaggi, e a spostare le operazioni su veicoli elettrici più piccoli, come le cargo bike.
Vediamo quali sono le strategie più diffuse in Europa e raccolte dalla Clean Cities Campaign in funzione di una logistica urbana sostenibile.
Gestire la domanda
La prima strategia è “gestire la domanda ed evitare viaggi inutili”. La forte crescita del trasporto merci negli ultimi due decenni rende indispensabili misure per gestire in modo proattivo la domanda nelle città.
Il volume del trasporto di merci su strada (tonnellate-chilometro) è cresciuto del 21% tra il 2012 e il 2023 nell’UE27.
Le misure per affrontare questa tendenza nelle città richiedono di evitare spedizioni non necessarie; ad esempio consegne di beni disponibili localmente o ordini di e-commerce consegnati entro poche ore.
Anche la pianificazione urbana gioca un ruolo centrale, per esempio fornendo l’accesso locale a beni e servizi essenziali.
Le prime consegne fallite spesso comportano tentativi di riconsegna, con un incremento del numero di viaggi. Per questo, l’aumento del tasso di successo delle prime consegne rientra tra le misure prioritarie adottate dalle aziende, ad esempio utilizzando i punti di raccolta o (micro)hub.
Passare a veicoli più piccoli
La seconda strategia è “passare a veicoli più piccoli ed efficienti”. Le bici da carico elettriche e i veicoli elettrici leggeri (es. furgoncini elettrici o ciclomotori da carico elettrici) sono spesso alternative valide ai furgoni termici e, in alcuni casi, ai camion.
La loro popolarità è cresciuta negli ultimi dieci anni perché non solo consumano molta meno energia, ma richiedono anche meno spazio urbano e possono far risparmiare sui costi.
In particolare, secondo la Campagna europea, le bici da carico elettriche possono trasportare da 50 a 250 kg e vengono utilizzate non solo per la consegna di merci e pacchi, ma anche da fornitori di servizi, tecnici e commercianti. La ricerca stima che potrebbero essere utilizzate per circa il 10-30% dei viaggi di consegna e di servizio in città.
Elettrificare furgoni e camion
La terza strategia riguarda furgoni e camion elettrificati, visto che comunque saranno ancora necessari per la logistica urbana.
È importante tenere presente che ogni segmento della logistica urbana – le consegne espresse e di pacchi, i prodotti freschi, le merci generali, la gestione dei rifiuti, i servizi per le strutture e l’edilizia – ha requisiti diversi per poter garantire delle prestazioni ottimali.
Quattro approcci replicabili
Clean Cities ha identificato i 4 approcci per la logistica urbana a emissioni zero più diffusi in Europa. La loro differenza riguarda soprattutto il promotore dell’iniziativa.
1.Le singole aziende
Il primo approccio è definito “singole aziende al servizio della decarbonizzazione”. Riguarda gli obiettivi volontari e individuali di ciascuna impresa.
Parliamo di aziende più importanti come DHL Group, che punta a elettrificare il 60% della sua flotta globale per le consegne dell’ultimo miglio entro il 2030.
Oppure Ingka Group (uno dei 12 franchising del marchio Ikea) che ha fissato l’obiettivo diventare un’impresa circolare entro il 2030, che prevede l’elettrificazione del 100% della sua flotta entro il 2025. L’ambizioso obiettivo di Ikea si estende anche ai suoi subappaltatori, che possono catalizzare gli sforzi di elettrificazione tra i fornitori di servizi logistici di medie dimensioni.
Ma avviano queste iniziative anche numerose piccole aziende. Per esempio la società di logistica belga VPD sta sviluppando una rete di hub per svolgere la consegna di ultimo miglio con il 30% della sua flotta già priva di emissioni.
Sono emerse anche numerose start-up di biciclette da carico e nuovi modelli di business.
Gli impegni delle singole aziende sono importanti soprattutto in contesti in cui esistono pochi esempi di logistica urbana a emissioni zero e nessuna normativa pertinente.
2. I Comuni
L’approccio denominato “città leader nella realizzazione di zone a emissioni zero” racchiude molte città europee che hanno iniziato il loro percorso verso un trasporto pulito adottando zone a basse emissioni (LEZ), aree in cui è regolamentato l’accesso per i veicoli più inquinanti.
Attualmente in Europa sono in vigore più di 320 LEZ e più di 500 entreranno in vigore entro il 2025.
Le città che vogliono adottare zone a emissioni zero (ZEZ), in genere attuano la politica partendo dal centro cittadino, per poi ampliarla nel tempo fino a coprire l’intera area urbana.
Una delle prime città in Europa a introdurre una zona a emissioni zero è stata Oxford. Dal febbraio 2022, la città ha avviato un progetto pilota di una zona a emissioni zero in nove strade del centro cittadino. In questa zona possono circolare solo veicoli a zero emissioni senza pagare alcun pedaggio.
Veicoli a benzina e diesel (compresi ibridi) utilizzati durante le ore 7 e le 19 comportano una tariffa giornaliera che va da 2 a 10 £, in base alle classi di emissioni. Il Consiglio della contea di Oxfordshire prevede di espandere la ZEZ per coprire quasi tutte le strade del centro città, dal 2026 in poi.
Nei Paesi Bassi, numerose città e il governo hanno deciso di introdurre zone a zero emissioni per i veicoli merci (ZEZ-F) come passaggio intermedio tra le zone a basse emissioni esistenti e le future zone a zero emissioni che coprono tutti i tipi di veicoli.
La logica alla base è che le aziende solitamente dispongono di più risorse e competenze per affrontare le sfide della transizione verso una logistica pulita.
Amsterdam, ad esempio, introdurrà ZEZ-F all’interno della tangenziale S100 a partire dal 1° gennaio 2025. Da questa data, tutti i furgoni e gli autocarri di nuova immatricolazione dovranno essere a emissioni zero per entrare nella zona. Gli Euro V saranno ammessi nella zona fino al 1° gennaio 2027, e quelli con classe di emissione VI fino al 1° gennaio 2028.
I requisiti per i camion sono più severi: devono essere di classe Euro VI o superiore. Fino al 2030 si applicano norme speciali ai camion furgonati che non possono avere più di cinque anni e agli autotreni che devono rimanere di età inferiore agli otto anni. Dal 1° gennaio 2030 in poi nella zona potranno circolare solo furgoni e camion a emissioni zero.
3. L’alleanza tra Comuni, aziende e società civile
Nell’approccio “città e aziende che formano alleanze” i governi locali spesso collaborano con il settore privato per sviluppare una strategia unificata per la logistica a emissioni zero, concordando impegni specifici per ciascun firmatario.
Aperte a nuovi membri, queste partnership possono preparare e facilitare l’introduzione di regolamenti vincolanti, come nel caso di Rotterdam.
L’ultima alleanza di questo tipo è stata firmata a Vienna: 32 aziende, provenienti da diversi settori e dimensioni, si sono impegnate a utilizzare veicoli a emissioni zero in due quartieri centrali della capitale austriaca dall’estate 2024 in poi. L’obiettivo è che il 100% dei viaggi diventi CO2-free. L’Università di Scienze Applicate di Vienna è incaricata della valutazione del progetto.
4. La legislazione nazionale
In Europa, le città di solito possono adottare politiche, come le ZEZ, solo se i quadri nazionali garantiscono loro i poteri legali necessari. A Stoccolma, ad esempio, la nuova quasi ZEZ nel centro della città è conforme ai requisiti di una “zona ambientale 3” come definito dalla legge svedese.
In Danimarca, il governo nazionale sta attualmente lavorando a una nuova legislazione che consentirebbe a tutte le città danesi di applicare ZEZ a determinate condizioni. La nuova legge dovrebbe essere adottata entro la fine del 2024.
Chi deve fare cosa…
Sebbene le sfide possano variare da città a città, è possibile stabilire ruoli e responsabilità applicabili sia per il settore pubblico che per quello privato nella transizione verso una logistica urbana a emissioni zero. Per accelerare il processo Clean Cities sollecita:
- le città a sviluppare e comunicare strategie graduali per ZEZ entro il 2030, a promuovere alleanze locali, a fornire un sostegno finanziario mirato e sufficienti infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici;
- le aziende a creare piani d’azione per la logistica urbana a emissioni zero, investire in biciclette da carico, furgoni e camion elettrici e condividere i progressi e le lezioni apprese con le città e altre imprese;
- la società civile ad agevolare attivamente le alleanze a emissioni zero, a partecipare alle consultazioni, e a promuovere la condivisione delle conoscenze tra le varie parti interessate all’interno e all’esterno delle loro città.
- l’Unione europea a sostenere città e aziende applicando una nuova legislazione che imponga a tutti i nuovi furgoni delle grandi flotte di diventare completamente a zero emissioni entro il 2030.
Lo studio conclude spiegando che se si combinano misure locali, nazionali ed europee, la transizione verso una logistica urbana a zero emissioni e in generale, verso un trasporto a zero emissioni, avrà successo e genererà nuove opportunità per cittadini e imprese. E i soggetti pionieri presentati in questo rapporto hanno già dimostrato che esistono le soluzioni necessarie.
- Il report (pdf)