Tecnologie pulite, aumentano i posti di lavoro ma le competenze scarseggiano

CATEGORIE:

Gli occupati nelle rinnovabili, batterie, veicoli elettrici e altre tecnologie green, hanno superato quelli nelle fossili a livello globale. Resta il nodo della mancanza di manodopera qualificata.

ADV
image_pdfimage_print

Ci sono sempre più posti di lavoro nei diversi settori delle energie verdi, grazie al boom di investimenti in fonti rinnovabili, batterie, veicoli elettrici, pompe di calore.

Tanto che nel 2021, per la prima volta, gli occupati totali nelle tecnologie pulite hanno superato il numero di chi lavora nei combustibili fossili e questa tendenza è proseguita nei due anni successivi.

Tuttavia, la mancanza di manodopera qualificata si sta acuendo in vari comparti delle filiere industriali green, rischiando così di rallentare la corsa verso nuovi progetti per la transizione energetica.

Questi, in sintesi, i punti più importanti del nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), World Energy Employment 2023 (link in basso).

L’occupazione globale nel settore energetico, evidenzia la Iea, è salita a 67 milioni di addetti nel 2022, con un aumento di 3,5 milioni rispetto ai livelli di prima della pandemia (2019).

Oltre metà della crescita dell’occupazione in questo periodo è avvenuta in soli cinque settori: fotovoltaico, eolico, veicoli elettrici e batterie, pompe di calore, estrazione di minerali critici, come litio, cobalto, nichel.

Al primo posto in termini assoluti c’è il fotovoltaico, che nel 2022 contava quasi 4 milioni di addetti in tutto il mondo, rispetto ai circa 3,5 milioni dell’anno precedente e ai 3 milioni del 2019 (+30% in tre anni quindi), tra nuovi progetti e asset già operativi.

Veicoli elettrici e batterie hanno invece registrato la crescita più rapida, aggiungendo oltre 1 milione di posti di lavoro dal 2019 (+148% come si vede nel grafico sopra).

Anche gli occupati nelle industrie dei combustibili fossili sono aumentati di anno in anno, ma la ripresa è stata più contenuta, anche se le società oil&gas hanno registrato ricavi record nel 2022.

Pertanto, come detto, gli occupati complessivi nelle energie pulite sono più di quelli nel carbone, nel gas e nel petrolio: circa 36 milioni quest’anno, secondo le stime della Iea, vs circa 32 milioni di lavoratori nelle fonti fossili.

La Cina, evidenzia poi l’Agenzia, oggi ospita la più grande forza lavoro nel settore energetico con quasi il 30% del totale globale. Nel 2019-2022 ha visto crescere di circa 2 milioni gli occupati nelle energie pulite, mentre le industrie fossili hanno perso circa 600mila posti di lavoro.

In sostanza, il 60% di chi lavora nel comparto energetico cinese è impiegato in qualche settore delle tecnologie pulite.

Tuttavia, secondo un sondaggio condotto dalla Iea su 160 aziende energetiche a livello globale, un numero crescente di industrie cita la scarsità di manodopera qualificata come un ostacolo all’incremento delle attività.

Difatti, si osserva, i lavoratori che conseguono titoli o certificazioni rilevanti per le posizioni nel settore energetico, non riescono a tenere il passo con la crescente domanda di specifiche competenze lavorative (tra cui elettricisti specializzati e ingegneri).

 “L’accelerazione senza precedenti verso l’energia pulita sta creando milioni di nuove opportunità di lavoro in tutto il mondo, ma queste non sono soddisfatte abbastanza rapidamente”, ha affermato il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol.

“I governi, l’industria e le istituzioni educative devono attuare programmi per fornire le competenze necessarie nel settore energetico”, ha aggiunto, in particolare per produrre componenti (pannelli FV, turbine eoliche e così via) e realizzare/installare gli impianti e le tecnologie di cui abbiamo bisogno per raggiungere l’obiettivo net zero a metà secolo (azzerare le emissioni nette di CO2).

Circa il 36% dei lavoratori del settore energetico a livello mondiale, precisa la Iea, svolge attività altamente qualificate, mentre nell’economia nella sua interezza gli addetti con competenze qualificate sono il 27% circa.

Si prevede che la crescente domanda di lavoratori nell’energia pulita continuerà; in particolare, nello scenario Net Zero Emissions 2050 – che fornisce un percorso coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C – al 2030 si creeranno 30 milioni di nuovi posti di lavoro nelle tecnologie low-carbon, mentre quasi 13 milioni di occupati nelle industrie fossili saranno a rischio.

In altre parole, per ogni posto di lavoro perso nei settori fossili, si potrebbero creare due nuovi posti di lavoro nelle energie pulite.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×