Superbonus e isolamento termico: soluzioni, vantaggi e costi

  • 11 Novembre 2021

Vediamo come si realizza un cappotto termico, con quali materiali e accorgimenti. Attenzione alle certificazioni e alla corretta posa in opera. Mini guida di orientamento con i consigli degli esperti.

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Chi punta al doppio salto di classe energetica della propria abitazione, in modo da accedere al Superbonus 110%, nella maggior parte dei casi dovrà realizzare un intervento di isolamento termico, abbinandolo magari alla sostituzione del generatore di calore (lavori trainanti).

Quando si parla di isolamento termico si usa spesso il termine “cappotto”: però non tutti i lavori di isolamento termico sono dei cappotti e sul tema c’è una certa confusione.

Di seguito chiariremo alcuni aspetti fondamentali su materiali, costi e posa in opera, per un primo orientamento su cosa significa isolare casa e con quali vantaggi, grazie ai consigli di Valeria Erba, presidente di Anit (Associazione nazionale isolamento termico e acustico) e Federico Tedeschi, coordinatore della commissione tecnica del consorzio Cortexa, che riunisce aziende produttrici specializzate nei cappotti.

Isolare casa: materiali, vantaggi e consigli

In linea generale, il primo consiglio per chi intende isolare meglio l’abitazione (ci riferiamo a case monofamiliari, villette o piccoli condomini), è affidarsi a un termotecnico o a un progettista specializzato per valutare il tipo di intervento più adeguato alle circostanze.

Sono molte le variabili in gioco: le caratteristiche dell’edificio, la zona climatica, la presenza di ponti termici, tipicamente intorno a balconi e finestre.

Tra i principali vantaggi dell’isolamento termico esterno, c’è proprio la riduzione dei ponti termici, quelle zone di elevata dispersione di calore che favoriscono la formazione di muffe e condense.

Quindi la funzione dell’isolamento esterno è proteggere la casa dagli sbalzi termici, sia in estate sia in inverno, assicurando il mantenimento di una temperatura più uniforme negli ambienti interni.

Per quanto riguarda i materiali isolanti, i più comuni sono:

  • polistirene espanso/estruso
  • poliuretano
  • resine fenoliche
  • lana minerale, lana di roccia e vetro
  • lane naturali, fibra di legno, fibra di canapa

I materiali più recenti basati su fibre naturali, ad esempio la fibra di canapa, provengono da una filiera ecologica di materiali “rinnovabili” che non impatta sulla produzione di CO2.

Poi esistono pannelli di fibra minerale con aerogel che permettono di raggiungere alti livelli di isolamento termico con spessori molto ridotti, circa metà rispetto agli isolanti tradizionali, a parità di prestazioni.

Normalmente, per isolare un edificio dall’esterno si usano pannelli di 10-15 centimetri in base al tipo di materiale, alla zona climatica e alle prestazioni che si vogliono raggiungere. E ciò comporta che il progetto di isolamento debba tenere conto delle necessarie modifiche all’edificio esistente, per renderlo compatibile con il nuovo “involucro”, ad esempio l’adeguamento dei fori delle finestre.

È impossibile isolare termicamente un edificio senza usare isolanti di diversi centimetri di spessore: attenzione quindi alle promesse miracolose di certi materiali o vernici termoisolanti, perché non si può ottenere alcun risultato reale con pochi millimetri di spessore.

I pannelli sono fissati sull’involucro edilizio esistente con collante e tasselli, poi sui pannelli è applicato un intonaco di base, costituito da un rasante nel quale è annegata una rete di armatura. Infine viene realizzata la finitura, che può essere un intonachino colorato o un rivestimento modulare di mattoncini o piastrelle.

I materiali più sottili e performanti (e quindi più costosi) di solito si utilizzano per risolvere i punti critici dove occorre ridurre lo spessore dell’isolante, ad esempio sulle pareti in corrispondenza dei balconi e sulle spallette delle finestre.

Cos’è il cappotto termico

Ora è bene chiarire che il cappotto termico è un sistema composito di isolamento esterno, che comprende non solo il materiale isolante, ma anche diversi altri elementi, come colle, rasanti, tasselli di fissaggio, accessori di collegamento, finiture.

Di conseguenza, un isolamento fatto dall’interno, o tramite iniezione di materiale isolante nell’intercapedine, non è un cappotto. Nemmeno la realizzazione di una facciata ventilata è un cappotto.

Il sistema a cappotto segue regole di progettazione, applicazione e posa in opera molto rigorose.

Pertanto, prima di scegliere a quale impresa affidarsi, è bene verificare che il progettista conosca e segua la norma di riferimento UNI/TR 11715:2018 e che il posatore possieda abilità e competenze certificate secondo la norma UNI 11716:2018.

Un consiglio molto importante è scegliere un sistema a cappotto “chiuso”, interamente fornito come kit da un solo produttore, evitando chi propone sistemi basati sull’assemblaggio di materiali di marchi differenti.

Inoltre, è buona regola verificare che il sistema proposto sia dotato di certificato ETA (European Technical Assessment o verifica tecnica europea) e di marcatura CE “di sistema”, che garantisce prestazioni specifiche come il comportamento termo igrometrico, durabilità, resistenza agli urti, reazione al fuoco.

Va ricordato che, al momento, per il sistema a cappotto non esiste una norma armonizzata a livello europeo, quindi la certificazione e la marcatura CE è volontaria e decisa dai singoli produttori. È possibile, per il produttore, ottenere la marcatura CE solamente dopo aver ottenuto un certificato ETA.

Quanto costa

Per quanto riguarda i costi, che ci ha riportato Federico Tedeschi di Cortexa, va precisato innanzitutto che da alcuni mesi si è assistito a un aumento generalizzato dei costi delle materie prime e di alcuni materiali edili, tra cui gli isolanti.

Sono aumentati anche i costi dei ponteggi e della manodopera specializzata, non adeguata in numero di addetti all’enorme crescita del mercato per via del Superbonus.

Prima dell’arrivo del Superbonus, un cappotto base costava in media sui 50 euro per metro quadrato, tra materiali e posa in opera.

Per un cappotto “top” a elevate prestazioni, con materiali isolanti particolari e-o con finiture di pregio, si arrivava a spendere fino a 120-130 euro/mq.

Ora bisogna calcolare un incremento di almeno il 50% su questi valori, a causa dei maggiori costi relativi ad alcuni materiali e soprattutto alla posa, data la scarsità di posatori specializzati e qualificati.

Il costo finale dipende molto anche dalle caratteristiche dell’edificio, in particolare se le facciate sono perfettamente piane o se presentano decori, rilievi, balconi, e dalle opere accessorie che servono a integrare il cappotto su un edificio esistente (preparazione delle superfici, demolizioni, adeguamenti).

Requisiti per il Superbonus

Infine, ricordiamo in breve i requisiti che devono soddisfare gli interventi di isolamento termico per accedere al Superbonus:

  • interessare l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio stesso o dell’unità immobiliare all’interno di edifici plurifamiliari;
  • impiegare pannelli isolanti che rispettino i criteri ambientali minimi fissati dal decreto CAM del 2017;
  • rispettare, oltre ai requisiti minimi di legge (DM 26/6/2015), i valori di trasmittanza specificati dal decreto 6 ottobre 2020 sui Requisiti tecnici (allegato E);
  • assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio o, se non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta ottenibile, da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica (Ape), rilasciato da un tecnico abilitato.
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