La questione dei crediti incagliati derivanti dal Superbonus continua a pesare su imprese e privati.
Molti soggetti si trovano ancora con i cassetti fiscali pieni di crediti non monetizzabili, costretti a venderli a intermediari a condizioni sfavorevoli, con svalutazioni che arrivano fino al 58% per i crediti decennali, ha detto a QualEnergia.it l’Associazione Esodati del Superbonus.
Gli ultimi dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), resi noti lo scorso autunno, evidenziano che all’epoca erano ancora inutilizzati crediti per 278,4 milioni di euro relativi all’anno 2023 e per 1,521 miliardi di euro riferiti al 2024.
“Perdita trascurabile”
Nella risposta a un’interrogazione parlamentare in materia, alla fine dello scorso settembre, il Mef ha detto che “per quanto riguarda la questione dei cosiddetti incagliati le quote di crediti riferibili alle annualità scadute indicano che la perdita è molto contenuta e definita da Eurostat come trascurabile ai fini della classificazione statistica” e che tale perdita “potrebbe essere riconducibile al fenomeno delle frodi e dei crediti illegittimi”.
I 1.800 miliardi di crediti complessivi che all’epoca dell’ultimo aggiornamento non era ancora stato possibile utilizzare rappresentano il 2,7% del totale dei crediti censiti fino ad allora.
Per il Mef e Eurostat potranno anche essere “trascurabili”. Per chi invece li ha già spesi e li deve ancora detrarre o cedere o cercare di recuperare a causa di truffe sono un macigno. Nel caso dei crediti ritenuti “illegittimi”, la loro condizione di incongruenza con la norma è spesso dovuta al fatto che il legislatore ha cambiato scriteriatamente la definizione di ciò che era “legittimo” in corso d’opera per decine di volte.
La detrazione decennale
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto la facoltà di optare irrevocabilmente per una detrazione in 10 anni invece di quattro, da formalizzare attraverso una dichiarazione integrativa da presentare entro il 31 ottobre 2025. Questa modifica consente di abbassare l’importo annuo detraibile, permettendo ai contribuenti con minore capienza fiscale di recuperare una quota maggiore del beneficio.
Tuttavia, l’associazione Esodati del Superbonus ha sottolineato che questa misura non risolve il problema della liquidità immediata necessaria alle imprese per completare i lavori già avviati.
“Le imprese sono in difficoltà perché non riescono a cedere i loro crediti se non a condizioni penalizzanti. Senza una riapertura del mercato della cessione, molte di loro sono costrette a interrompere i cantieri“, ci hanno spiegato dall’Associazione.
La paralisi delle banche e il ruolo degli intermediari finanziari
Uno dei nodi centrali rimane la chiusura del mercato bancario, secondo l’organizzazione.
Mentre in passato gli istituti di credito acquistavano i crediti d’imposta, oggi il blocco per legge di questa possibilità, nella maggior parte dei casi, ha lasciato un vuoto, riempito in sostanza solo da intermediari finanziari privati.
Queste finanziarie, se va bene, operano a condizioni sfavorevoli per le imprese e i cittadini, e se va male espongono famiglie e aziende al rischio di vere e proprie truffe, dove chi è già in difficoltà può ritrovarsi a perderci altri soldi, oltre a una buona dose di salute mentale.
“Le banche si sono tirate indietro e gli unici soggetti che acquistano crediti lo fanno a prezzi molto bassi, creando una situazione di strozzinaggio finanziario. Questo impedisce alle imprese di ottenere liquidità per proseguire i lavori, con cantieri fermi e famiglie bloccate fuori casa”, ha denunciato l’associazione Esodati del Superbonus.
Le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate
A peggiorare la situazione, si sono aggiunte di recente le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate, che ha richiesto la restituzione dei crediti a privati e imprese per presunte irregolarità riguardanti lo stato avanzamento lavori, ci ha indicato l’associazione.
In particolare, diverse persone avrebbero ricevuto contestazioni relative alla presenza di “forniture a piè d’opera“, cioè materiali acquistati ma non ancora installati, che inizialmente erano stati considerati idonei alla detrazione.
“Il piè d’opera era conforme alla normativa. Solo successivamente è stato stabilito che non è valido, rendendo così retroattivamente irregolari situazioni in origine legali”, gettando nel panico numerosi contribuenti, che ora rischiano di dover restituire decine di migliaia di euro, ha scritto uno dei partecipanti a una chat di persone rimaste vittime di una presunta truffa, che avrebbe contribuito al recente suicidio di Alex Benedetti, DJ e fondatore di Virgin Radio.
Il caso delle cartolarizzazioni
Si è parlato del meccanismo della cartolarizzazione dei crediti edilizi, come valvola di sfogo per riuscire a monetizzare sul mercato i crediti incagliati.
La cartolarizzazione dei crediti è un meccanismo finanziario che permette di trasformare crediti fiscali, come quelli derivanti dal Superbonus, in strumenti obbligazionari negoziabili per ottenere liquidità immediata.
In pratica, chi possiede questi crediti, ma non riesce a usarli subito o a cederli facilmente, li può girare a una società specializzata, una cosiddetta società veicolo (Special Purpose Vehicle o SPV), che li acquista con un cospicuo sconto rispetto al vantaggio fiscale nominale cui danno diritto.
Per finanziare l’acquisto dei crediti, la società veicolo emette titoli obbligazionari che vengono venduti a investitori istituzionali, come banche, fondi o assicurazioni. Gli investitori, acquistando questi titoli, forniscono la liquidità necessaria allo SPV per pagare i crediti ai loro originari proprietari.
In linea di principio, il vantaggio della cartolarizzazione è che consente alle imprese e ai privati di ottenere subito denaro, senza dover aspettare anni per sfruttare il credito fiscale. Gli investitori, da parte loro, acquistano i crediti a un prezzo inferiore al valore nominale, guadagnando quando lo Stato li rimborsa.
Sulla carta, potrebbe funzionare. All’atto pratico, però, la complessità e la relativa rarità delle cartolarizzazioni sono tali da creare una notevole asimmetria fra la capacità di famiglie e piccole imprese di avvicinarsi al meccanismo e la professionalità necessaria da parte delle finanziarie per gestire bene questo tipo di operazioni.
Il risultato è che questo divario di competenze è facilmente sfruttabile da società senza scrupoli. Si sono infatti registrati casi di presunte truffe, in cui sedicenti imprese specializzate nella riqualificazione energetica o società finanziarie hanno avvicinato i detentori di crediti fiscali del Superbonus, come condomini e aziende edili, prospettando loro la possibilità della cartolarizzazione, intascando cospicui anticipi per il servizio, senza però portare a termine l’operazione, almeno per ora.
“Le imprese che hanno aderito alla cartolarizzazione hanno dovuto sostenere costi iniziali senza ancora vedere benefici concreti. L’operazione resta bloccata e nessuno sa se e quando verrà effettivamente sbloccata”, ci hanno spiegato dall’associazione.
Narrative discutibili e richiesta di interventi urgenti
Nella fase post-Superbonus, è passato il messaggio che questa misura di efficientamento energetico dell’edilizia residenziale abbia avuto un impatto negativo sui conti dello Stato, senza fare un gran ché per accelerare la decarbonizzazione degli edifici.
Ci sarebbe molto da dire sulla accuratezza di tale narrativa a livello di sistema. Qui si seguito, alcuni articoli sul tema:
- Dal Superbonus effetti positivi per lo Stato”, lo studio dei Commercialisti,
- Superbonus, realtà virtuale della contabilità statale vs realtà aumentata delle costruzioni
- Il polverone Superbonus e blocco dei crediti: strumentalizzazioni e vie di uscita
- Cessione del credito, le nuove regole Eurostat e il futuro del Superbonus
- Superbonus, Eurostat conferma: tutto il peso sul bilancio 2023,
- Direttiva edifici green: non c’è nessuna “follia“
- Direttiva edifici green, serve una programmazione migliore che per il Superbonus
Ma l’unica realtà che conta per migliaia di famiglie e imprese è quella per cui hanno in buona fede seguito una legge dello Stato e che lo Stato li ha poi abbandonati a metà strada, alle prese con un enorme buco finanziario, anche se per il Mef è “trascurabile”.
Cantieri bloccati, imprese in crisi di liquidità e famiglie costrette a vivere in case incompiute o ad abbandonare del tutto le loro abitazioni rappresentano l’eredità di una misura malissimo gestita, prima incentivata e poi drasticamente ridimensionata o cancellata, con continue modifiche normative in corso d’opera, che hanno attivamente contribuito ad affossare il pur grande potenziale dell’iniziativa.
“L’unico intervento reale del governo è stato permettere la detrazione in dieci anni, ma questo non aiuta chi ha bisogno di liquidità immediata. Le banche devono tornare a comprare i crediti, altrimenti il problema non si risolverà”, ha concluso l’associazione Esodati del Superbonus.
Con oltre 1,8 miliardi di euro di crediti ancora bloccati, la questione resta aperta e le imprese e i privati continuano ad aspettare un intervento che possa sbloccare definitivamente il mercato dei crediti edilizi.