Storage, una soluzione economica a sali fusi che riutilizza le centrali dismesse

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Annunciato in Danimarca il primo impianto dimostrativo basato su una nuova tecnologia che usa l’idrossido di sodio e promette di dimezzare i costi dell’accumulo di grandi dimensioni.

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Riutilizzare le centrali a fonti fossili spente per ospitare sistemi di accumulo di energia, sia termica che elettrica, ai sali fusi.

In Danimarca si inizia a sperimentare una soluzione di questo tipo, basata sull’idrossido di sodio, che promette di dimezzare i costi dello storage di grandi dimensioni. Un sistema scalabile che può essere realizzato ovunque, anche presso parchi eolici o fotovoltaici, oltre che nelle ex centrali termoelettriche, delle quali riutilizza varie componenti.

Tutto parte da una ricerca della società danese Seaborg Technologies, destinata in origine ai reattori nucleari a sali fusi, grazie alla quale l’azienda ha sviluppato un metodo per controllare la corrosione dell’idrossido di sodio, un ostacolo all’uso di questa sostanza.

Questo ha aperto nuove possibilità nell’utilizzo di questo sale nell’accumulo, portando, quasi un anno fa, alla fondazione di una società ad hoc, Hyme, in cui erano stati investiti circa 10 milioni di euro. Ora, Hyme, assieme a Bornholms Energi & Forsyning, ha annunciato che realizzerà il primo impianto dimostrativo di storage con idrossido di sodio.

Il progetto pilota a Bornholm

Si tratta di un sistema da 1 MW con una capacità di accumulo fino a 20 MWh, che dovrebbe essere operativo entro il 2024.

Fornirà calore, elettricità e anche servizi ausiliari alla rete a Bornholm (il sito nella foto), una grande isola danese che già oggi usa energia al 100% da fonti rinnovabili (in parte importata) e che punta entro il 2025 ad autoprodurre in loco da Fer tutto il calore e l’elettricità consumati.

 

Scopo del progetto, finanziato anche dal programma Horizon Europe, è dimostrare il funzionamento della tecnologia, sia in centrali cogenerative che in siti industriali, per fornire calore ed elettricità su richiesta. La fase successiva, spiega Hyme, prevede l’implementazione su scala commerciale: impianti da 200 MWh fino a 10 GWh o più.

Riutilizzare le centrali termoelettriche

“Invece di chiudere gli impianti obsoleti a combustibili fossili e demolire beni per un valore di miliardi, possiamo riutilizzare queste centrali termiche ed elettriche per ospitare un accumulo di energia all’avanguardia che riusa, ad esempio, le turbine e le unità di trasformazione esistenti. Questo approccio renderebbe la transizione del settore energetico meno costosa, risparmierebbe risorse e, cosa importante, consentirebbe alle centrali elettriche tradizionali e di cogenerazione di continuare a svolgere l’importante ruolo di stabilizzazione della rete”, si legge sul sito di Hyme.

La tecnologia a sali fusi di Hyme sarà infatti implementata nell’ambito di un progetto più ampio, 2nd Life in Power Plants, che mira a dimostrare che diverse tecnologie di storage possono essere dispiegate nel retrofit di centrali elettriche tradizionali o cogenerative “per eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo efficiente in termini di costi, per prendere il loro posto nel garantire la sicurezza dell’approvvigionamento come supporto alle energie rinnovabili intermittenti”.

La promessa dell’idrossido di sodio

Come anticipavamo, gli impianti di stoccaggio di Hyme si basano su una tecnologia proprietaria di controllo della corrosione dei sali di idrossido di sodio fuso, che hanno capacità eccellenti di stoccare grandi quantità di calore.

Uno storage da 1 GWh con idrossidi di sodio, spiega l’azienda, può immagazzinare energia sufficiente per sostenere circa 100.000 famiglie con elettricità e riscaldamento per 10 ore e per ospitarlo è sufficiente la quantità di terreno necessaria per costruire una casa unifamiliare.

L’idrossido di sodio è ottenuto dall’acqua di mare come sottoprodotto della produzione di cloro e costa circa 1/6 del prezzo degli attuali sali standard utilizzati per lo storage. Gli idrossidi inoltre possono contenere più calore per unità di sale, rendendolo più efficiente e riducendo la quantità di sale necessaria.

Ciò, stima Hyme, riduce il costo del sale come supporto di conservazione di circa il 90%.

La previsione dell’azienda è ambiziosa: dimezzare il prezzo degli impianti di stoccaggio dell’energia a lungo termine e su larga scala indipendentemente dai vincoli geografici.

L’accumulo a sali fusi ha infatti il grande vantaggio di essere di facile scalabilità, quindi può essere costruito per soddisfare le esigenze del settore e per lo stoccaggio su scala di rete anche per grandi parchi eolici e solari.

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