“Stop al capacity market”, Italia solare si appella a Di Maio

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Mentre l'approvazione Ue è data come imminente, l'associazione torna a farsi sentire per fermare il meccanismo.

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Mentre oggi indiscrezioni, diffuse anche dal convegno di Elettricità Futura dal presidente Simone Mori, danno come imminente il via libera Ue al capacity market italiano, Italia Solare torna in campo per contestare il meccanismo.

Il mese scorso l’associazione, assieme a Greenpeace, Legambiente e WWF, aveva scritto alla Commissione europea, per chiedere di sospendere l’istruttoria sul mercato della capacità italiano, mettendo a rischio, come hanno detto alcuni operatori elettrici, il futuro del meccanismo, dato che secondo le regole europee varranno solo i contratti stabiliti nel 2019 e, quindi, uscire da questa tempistica congelerebbe il capacity market italiano, cosa che preoccupa chi come i termoelettrici e di Terna pensa sia indispensabile.

Oggi Italia Solare ha inviato una lettera al Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio per chiedere che il Governo blocchi l’iter del mercato delle capacità e lo riveda “avviando un processo decisionale trasparente e prendendo in considerazione tutte le opzioni tecnologiche, ivi comprese le rinnovabili e gli stoccaggi di energia.”

“Mentre il nuovo pacchetto di norme UE sui mercati dell’energia sta per entrare in vigore, prefigurando un settore sempre più distribuito, basato sulle comunità energetiche e sulle fonti rinnovabili, il Suo Ministero, in completa controtendenza, sta accelerando l’introduzione del capacity market, che altro non è che uno strumento di remunerazione di lungo termine a favore delle centrali termoelettriche, incentivandone addirittura la costruzione di nuove”, si legge nella lettera indirizzata al ministro.

Il mercato italiano della capacità, secondo l’associazione, per alcune sue caratteristiche uniche in Europa, interferisce con il funzionamento del mercato elettrico e con la fornitura di servizi di flessibilità per il bilanciamento della rete elettrica.

Servizi che oggi sono offerti quasi esclusivamente dalle grandi centrali e che invece dovrebbero vedere coinvolti produttori e consumatori locali, con il duplice risultato di diminuire i costi delle bollette grazie a una crescente concorrenza e di supportare la crescente penetrazione delle fonti rinnovabili.

“La tecnologia odierna – spiega Italia Solare – ha raggiunto livelli di sviluppo e di economicità tali da permettere sempre di più agli impianti flessibili di generazione, inclusi gli accumuli, di risolvere le questioni collegate alla tipica intermittenza delle fonti rinnovabili. È quindi anacronistico e dannoso che il ministero punti invece a un piano di remunerazione di lungo periodo per le grandi centrali termoelettriche. Un sistema che sarà pagato in bolletta dai clienti finali (fino a 1,4 miliardi all’anno per 15 anni, secondo la Commissione Europea) e in previsione del quale stanno aumentando le richieste di autorizzazione per nuove grandi centrali a fonti fossili. Il rischio è quello di cristallizzare un modello ormai vecchio, mentre le centrali esistenti flessibili a gas e gli impianti di pompaggio non sono utilizzati al massimo del loro potenziale.”

L’associazione del fotovoltaico chiede che il Ministero dello Sviluppo Economico “ripensi radicalmente al mercato della capacità, almeno per renderlo compatibile con le imminenti norme UE, che stabiliscono oltretutto che esso dovrebbe essere attivato solo come ultima ratio e sollecita un confronto con gli stakeholder. Si tratta di una procedura in corso da quasi 8 anni, ma che non ha mai visto mettere in atto un meccanismo di consultazione che permettesse ai consumatori di capire costi e modalità di funzionamento del meccanismo.”

“Tra l’altro – continua la lettera – dai dati pubblici in nostro possesso, relativi all’attuale utilizzo delle centrali termoelettriche, ci risulta che ci siano sempre, anche nei momenti di massima richiesta di potenza, ampi margini con oltre 20 GW disponibili, già escludendo tutte le centrali a carbone. Senza contare che si sta, ancora una volta, trascurando l’impatto importante che può essere dato dalle fonti rinnovabili che non è più corretto definire non prevedibili e non programmabili”.

Nei Paesi evoluti oggi la spinta alla decarbonizzazione è forte e il paradigma energetico sta cambiando radicalmente. In tale contesto globale l’Italia potrà guadagnare uno spazio importante, creando opportunità di crescita e sviluppando competenze esportabili anche all’estero, solo se le scelte politiche saranno rapide, coerenti e adeguate.

“L’obiettivo – conclude l’associazione – non deve essere semplicemente “consumare più energia” (come previsto dall’ultima riforma delle tariffe) o peggio “generare posizioni di rendita” (risultato del capacity market promosso dal Suo Ministero), ma piuttosto diventare leader dell’energia e delle tecnologie del futuro“.

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