Stoccaggi, rigassificatori, riduzione della domanda (ma non drastica): cosa c’è nel piano gas italiano

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Il nostro Paese può diventare indipendente dal gas russo verso metà 2024. I punti più importanti della presentazione di Cingolani.

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In Italia si potrà superare il prossimo inverno senza la necessità di adottare “misure di contenimento drastico della domanda da parte del settore industriale”, grazie al riempimento degli stoccaggi e alla diversificazione delle forniture gas.

E verso la seconda metà del 2024 il nostro Paese potrà diventare indipendente dal gas russo, ma è di “fondamentale importanza” che gli stoccaggi arrivino almeno al 90% entro fine anno (ora sono al 71% circa, in forte recupero) e che i due nuovi rigassificatori galleggianti (Ravenna e Piombino) entrino in funzione nel corso del 2023.

Intanto stanno accelerando i progetti nelle rinnovabili, con il decreto Fer 2 (con gli incentivi alle tecnologie più innovative, come i parchi eolici offshore galleggianti) che è uscito dai ministeri e ora andrà in Conferenza Unificata, mentre si punta a emanare i provvedimenti attuativi del decreto 199/2021 che recepisce la direttiva Red II sulle rinnovabili “prima di agosto e subito al rientro”, così come il decreto sul biometano.

Questi i temi più importanti messi sul tavolo dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel presentare in conferenza stampa il piano gas italiano.

La cornice è quella del piano di risparmio energetico Save gas for a safe winter approvato martedì 26 luglio dal Consiglio Ue Energia, in risposta alla crisi energetica e alla possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia in inverno. Gli Stati membri hanno dato via libera a una riduzione volontaria dei consumi del 15% tra agosto 2022 e marzo 2023, rispetto alla media degli ultimi cinque anni, che diventerà obbligatoria se il Consiglio (su proposta della Commissione) farà scattare lo stato di allerta Ue per il rischio di approvvigionamenti.

Il nuovo regolamento Ue sul taglio dei consumi, ha ricordato il ministro, prevede una serie di esenzioni alla regola generale del 15% perché tiene conto delle differenze tra Stati membri, in termini di mix energetici e capacità di interconnessione.

In particolare, si legge nel documento illustrato da Cingolani, il piano Ue considera i seguenti aspetti:

  • differenza fra stoccaggi programmati e stoccaggi reali;
  • riduzione della base imponibile su cui calcolare il 15% nel caso di paesi che esportino meno del 50%;
  • cessione di gas possibile solo se non pregiudica la produzione di elettricità;
  • programmi di risparmio precedenti al regolamento vengono computati al 100%.

Tutto ciò si traduce per il nostro Paese, come anticipato ieri da Cingolani, in un risparmio complessivo del 7% calcolato su circa 55 miliardi di metri cub di gasi, pari a circa 4 miliardi di metri cubi.

Il ministro ha poi sottolineato che “sarebbe indispensabile” un price cap europeo ai prezzi del gas, su cui sta lavorando la Commissione europea sulla spinta italiana e di altri Stati membri, al fine di ridurre volatilità e speculazioni sul mercato.

Più in dettaglio, il piano presentato da Cingolani punta su:

  • sviluppo di 8 GW di rinnovabili a terra e offshore a regime dal 2023 equivalenti a un risparmio di gas di circa 2,5 bcm/anno (bcm: billion cubic meters, miliardi di metri cubi);
  • misure di efficienza energetica e riduzione della domanda; nel breve termine “si ritiene sufficiente” la stima di un risparmio di circa 2,5 bcm/anno grazie soprattutto alla riduzione di temperatura pari a un grado per il riscaldamento residenziale pubblico e privato e alla riduzione di orario (1 ora in meno/giorno);
  • sviluppo del biometano con un potenziale di 2,5 bcm al 2026;
  • incremento transitorio della produzione termoelettrica a carbone e olio combustibile (10-12 TWh in più/anno)

Video della conferenza stampa:

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