I Paesi occidentali rischiano di rallentare la loro transizione energetica e di indebolire le loro politiche pro-clima introducendo barriere commerciali contro i prodotti cinesi.
Lo ha detto Zhou Shijun, responsabile del marketing di Arctech, produttore cinese di sistemi di montaggio per impianti fotovoltaici su larga scala, in un’intervista al Financial Times, invitando i governi occidentali a “far vincere la tecnologia migliore”.
L’applicazione di misure protezionistiche, anziché dare priorità alla migliore tecnologia, “si ritorcerà contro” lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili, ha detto Zhou.
Nessun dumping?
Parlando presso la sede di Arctech a Kunshan, una città industriale a ovest di Shanghai, Zhou ha affermato che l’introduzione di barriere commerciali sta colpendo ingiustamente i fornitori di tecnologie più avanzate che non hanno una produzione in eccesso e oggetto di potenziali dumping, cioè di beni esportati e venduti a prezzi inferiori a quelli di costo o praticati dai competitori, con lo scopo di eliminare la concorrenza.
La maggior parte delle aziende del settore manifatturiero fotovoltaico con problemi di sovraccapacità produce tecnologie per il mercato di massa. La dinamica è simile a quella dell’industria automobilistica, dove i produttori di auto con motori a combustione interna hanno più capacità in eccesso di quelli che producono veicoli elettrici, ha spiegato il dirigente di Arctech.
“Siamo preoccupati che le tensioni geopolitiche stiano influenzando la nostra attività globale. Quello che stiamo facendo in questo momento è diversificare”, ha dichiarato alla testata britannica.
La Cina sarà “sempre” il suo mercato principale, ma l’azienda sta puntando alla crescita in Medio Oriente, Asia e America Latina, mentre non ha intenzione di entrare negli Stati Uniti, ha aggiunto Zhou.
Situazione attuale
La Cina rappresenta oltre l’80% della manifattura fotovoltaica a livello globale, grazie ad anni di investimenti statali, all’intensa concorrenza locale e alla rapida crescita della domanda interna di tecnologie verdi.
Nonostante una robusta domanda a lungo termine, alcune parti della manifattura solare cinese si sono affidate alle esportazioni per smaltire l’offerta in eccesso. Questo ha causato il crollo dei prezzi e ha scatenato le proteste di Stati Uniti ed Europa per la politica industriale e le pratiche commerciali di Pechino, considerate scorrette.
Martedì scorso, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato che da quest’anno i dazi sulle importazioni di celle solari dalla Cina raddoppieranno al 50%. Due giorni dopo, l’amministrazione Biden ha comunicato anche l’eliminazione di un’esenzione dell’era Trump, che permetteva ai moduli bifacciali di evitare una tariffa del 15%. Si prevede che il ripristino di questa tariffa aumenterà il costo dei progetti di scala utility, industriali e commerciali dell’1-2%.
Da parte sua, l’Ue ha avviato negli ultimi nove mesi indagini sulle industrie cinesi dei veicoli elettrici, del fotovoltaico e dell’eolico, pubblicando anche un rapporto sulle distorsioni indotte dallo Stato nell’economia cinese.
Sebbene l’Ue non abbia ancora imposto dazi maggiorati sui prodotti cinesi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dato nei giorni scorsi l’indicazione più chiara arrivata finora che l’Ue si unirà agli Stati Uniti, imponendo tariffe sui prodotti cinesi, fra cui i veicoli elettrici, dopo un’indagine di prossima conclusione su presunti sussidi statali all’industria automobilistica in Cina.
Diffusione rinnovabili “irreversibile e inevitabile”
Nonostante le preoccupazioni per le crescenti tensioni geopolitiche, Arctech ritiene che la diffusione globale delle energie rinnovabili su larga scala sia “irreversibile e inevitabile” e si aspetta che il mondo segua la Cina nello sviluppo di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni.
L’azienda ha tre fabbriche che producono i suoi sistemi di sostegno e inseguimento in Cina e sta collaborando con un numero crescente di aziende cinesi leader nelle tecnologie pulite, tra cui il produttore di veicoli elettrici BYD e il produttore di batterie CATL, alla ricerca di nuove basi produttive più vicine ai mercati esteri.
Arctech ha già uno stabilimento in India, in collaborazione con il conglomerato Adani, e sta costruendo una nuova fabbrica in Arabia Saudita. In Spagna, l’azienda ha una struttura di ricerca e sviluppo e sta progettando di costruire un’altra fabbrica in Brasile.