Rinnovabili, misure d’emergenza Ue per eliminare le strozzature autorizzative

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La Commissione europea si appresta a presentare un regolamento d'emergenza per semplificare e accelerare la procedura di autorizzazione dei progetti sulle rinnovabili. Intanto gli ordinativi delle turbine eoliche sono in forte calo.

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Gli ordini di turbine eoliche nel terzo trimestre del 2022 sono diminuiti del 36% in Europa rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

L’Unione europea ha quindi urgentemente bisogno di creare le condizioni per ribaltare questa preoccupante tendenza, e per fare ciò mira soprattutto a risolvere il problema delle autorizzazioni.

La Commissione europea sta infatti per presentare un regolamento d’emergenza per semplificare e accelerare procedure autorizzative ancora troppo lente e complicate. Il regolamento attuerà le misure chiave previste da REPowerEU, cioè la risposta energetica dell’Europa alla guerra russa in Ucraina.

Tali misure razionalizzerebbero e chiarirebbero le scadenze vincolanti per le autorizzazioni, renderebbero più facile il ripotenziamento dei parchi eolici e garantirebbero che le rinnovabili siano considerate di interesse pubblico prevalente con una maggiore frequenza.

Nuove misure

Le misure godono di un ampio sostegno politico e la procedura d’urgenza consente di attuarle entro la fine dell’anno in tutti gli Stati membri dell’Ue.

La proposta conferma il termine di due anni per l’autorizzazione di nuovi progetti rinnovabili e ne chiarisce la portata includendo il permesso di connessione alla rete e l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

La misura conferma inoltre il termine di un anno per l’autorizzazione dei progetti di ripotenziamento e accelera la connessione alla rete per quei progetti che non richiedono nuovi asset di rete o il potenziamento della rete. In media, il repowering raddoppia la capacità di generazione in MW di un parco eolico, riducendo al contempo di un terzo il numero di turbine.

Il regolamento di emergenza non pregiudica la legislazione ambientale dell’Ue, ha sottolineato WindEurope, la maggiore associazione europea di settore. I progetti di energia rinnovabile, infatti, potranno essere considerati di interesse pubblico prevalente per risolvere la crisi energetica solo a condizione che la localizzazione dei siti sia stata scelta correttamente e siano state adottate misure di mitigazione.

Il documento promuove inoltre un approccio allargato alla tutela della biodiversità, che potrebbe imporre agli sviluppatori di progetti di fonti rinnovabili di attuare misure di mitigazione al di là del sito di ubicazione per proteggere l’intera popolazione di specie minacciate. Le misure saranno valide per un anno, ma la Commissione lascia aperta la possibilità di estenderne la durata fino al completamento dei negoziati legislativi in corso su REPowerEU.

“Queste misure di emergenza sulle autorizzazioni per le rinnovabili sono esattamente ciò di cui l’Europa ha bisogno. L’Agenzia internazionale dell’energia ha detto la scorsa settimana che forse riusciremo a superare questo inverno. Ma il prossimo inverno sarà molto più difficile”, ha ricordato Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope.

“Dobbiamo costruire tutte le nuove energie rinnovabili possibili entro quella data. Questo significa misure d’emergenza per affrontare il più grande ostacolo: la burocrazia nelle autorizzazioni. E dopo il prossimo inverno dovremo continuare a costruire il maggior numero possibile di nuove energie rinnovabili per raggiungere i nuovi obiettivi di sicurezza energetica al 2030”, ha aggiunto.

La nuova strategia di REPowerEU propone di portare l’obiettivo di utilizzo delle rinnovabili dal 40% al 45% del consumo energetico totale entro il 2030, con l’eolico destinato idealmente a salire a 510 GW di potenza rispetto agli attuali 190 GW. Ciò significa che l’Europa deve costruire 39 GW di nuovi parchi eolici ogni anno fino al 2030. Ma, secondo WindEurope, non solo in Europa non si sta installando abbastanza, ma gli ordini di nuove turbine sono addirittura diminuiti da giugno a settembre, come già accennato.

Senza questo regolamento di emergenza, le misure previste da REPowerEU, ancora in fase di definizione da parte degli Stati membri e del Parlamento, non entrerebbero in vigore prima di due anni. Secondo l’associazione, abbiamo però bisogno di agire subito, perché il numero di nuove turbine eoliche ordinate quest’anno è meno della metà di quelle che dovremmo costruire per gli obiettivi  2030.

Ordinativi e altri ostacoli

Oltre alla lentezza delle autorizzazioni, anche le pressioni inflazionistiche e l’incertezza sulle riforme dell’Ue nel mercato elettrico stanno bloccando gli ordini di nuove turbine eoliche, ha indicato WindEurope, secondo cui sono state ordinate turbine eoliche per un totale di 2 GW nel terzo trimestre del 2022.

Gli ordini provenivano da nove Paesi. Tutti riguardavano solo turbine eoliche onshore, con la Finlandia che ha ordinato la maggior parte della nuova capacità, pari a 322 MW, seguita da Svezia e Germania. Questo porta il totale degli ordini nel 2022 a 7,7 GW, ben lontano da ciò di cui l’Europa ha bisogno per raggiungere i suoi obiettivi energetici e climatici.

È in realtà dal primo trimestre del 2021 che gli ordini di nuove turbine fanno segnare un andamento calante, come si può vedere nel grafico sottostante, non solo a causa delle lentezze autorizzative, ma anche a causa di almeno un altro fattore collegato: le dimensioni insufficienti del mercato continuano infatti a danneggiare anche la catena di approvvigionamento dell’energia eolica europea.

Inoltre, i costi delle materie prime, dei componenti e delle spedizioni internazionali sono saliti rispetto al passato, aumentando la pressione sull’industria eolica europea. L’industria ha quindi bisogno di sostegno politico, chiede WindEurope.

Oltre a semplificare e velocizzare le autorizzazioni, gli investitori e gli sviluppatori hanno bisogno di chiarezza sulle entrate future prima di poter procedere con nuovi progetti e ordinare nuove turbine. I governi nazionali devono cioè chiarire al più presto il loro approccio ai limiti di reddito per i produttori di energia elettrica inframarginali, come eolico e fotovoltaico.

L’Unione Europea dovrebbe garantire che i finanziamenti per la ripresa e la resilienza siano destinati al rafforzamento e all’espansione della filiera eolica. Anche la Banca europea per gli investimenti (BEI) può svolgere un ruolo chiave nel sostenere la filiera. Così come i crediti d’imposta, simili a quelli che gli Stati Uniti utilizzano attualmente nell’ambito dell’Inflation Reduction Act, conclude l’associazione.

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