Reti elettriche, per potenziarle un boom di investimenti al 2030

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Entro la fine del decennio, la transizione energetica richiederà di aggiungere 18 milioni di chilometri di infrastrutture di trasmissione e distribuzione su scala globale, con una spesa di circa 3,1 trilioni di dollari.

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Per tenere il passo con la crescente elettrificazione dei consumi, spinta dall’installazione di nuova potenza di energia rinnovabile e dalla rapida ascesa dei veicoli elettrici, ci sarà bisogno di aggiungere altri 18 milioni di chilometri di infrastrutture di rete entro il 2030 su scala mondiale.

Lo rileva Rystad Energy, società leader di consulenza energetica indipendente con sede in Norvegia, che ha pubblicato una ricerca secondo la quale, per cercare di limitare il riscaldamento globale entro 1,8 °C rispetto ai livelli preindustriali, sarà necessario estendere le reti elettriche fino a 104 milioni di chilometri entro la fine del decennio, per un investimento complessivo da 3,1 trilioni di dollari e l’utilizzo di quasi 30 milioni di tonnellate di rame. Il dato dovrà poi salire a 140 milioni di chilometri entro il 2050.

Il timore degli analisti è che le attuali reti elettriche obsolete, oltre a quadri normativi nazionali e internazionali poco efficienti, possano ostacolare la transizione energetica.

Già a ottobre l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) aveva lanciato l’allarme, pubblicando il report “Electricity Grids and Secure Energy Transitions”, secondo il quale gli obiettivi mondiali sulla transizione energetica sono a rischio e per raggiungerli sarebbe necessario costruire o sostituire 80 milioni di chilometri di linee elettriche entro il 2040, raddoppiando gli investimenti fino a superare i 600 miliardi di dollari all’anno entro la fine di questo decennio.

La crescente domanda di energia globale è considerata da Rystad il principale motore che spingerà il miglioramento delle reti. L’aumento auspicato è guidato anche dalla crescita demografica, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione nei Paesi in via di sviluppo e dagli sforzi per mitigare il cambiamento climatico attraverso l’elettrificazione. A tutto ciò – sottolineano gli analisti – si aggiungono fattori marginali come la sicurezza informatica, la geopolitica e la crescente priorità di garantire un approvvigionamento energetico nazionale affidabile.

Attualmente a livello globale ci sono 86 milioni di chilometri di reti di trasmissione e distribuzione elettrica, così divisi: 6 milioni di chilometri di linee di trasmissione ad alta tensione (oltre 70 kV), 8 milioni di chilometri di reti di distribuzione a media tensione (da 10 a 70 kV) e ben 72 milioni di linee a bassa tensione (meno di 10 kV). L’Asia contribuirà per più della metà del totale degli aumenti complessivi attesi (fino a 104 milioni di chilometri entro il 2030 e a 140 milioni di chilometri entro il 2050), con Cina e India al primo e al terzo posto.

Quest’anno Rystad stima che gli investimenti nella rete globale raggiungeranno 374 miliardi di dollari, di cui la Cina rappresenterà circa il 30% del totale. Oltre all’Asia, anche gli Stati Uniti e l’Europa faranno la loro parte.

L’Infrastructure Investment and Jobs Act americano prevede 65 miliardi di dollari per il potenziamento e l’espansione delle infrastrutture elettriche nazionali, mentre la Commissione europea ha lanciato un piano d’azione per le reti a fine novembre 2023, che prevede 584 miliardi di euro (626 miliardi di dollari) di investimenti tra il 2020 e il 2030 per modernizzare le infrastrutture, dato che il 40% di queste ha più di 40 anni.

L’esecutivo Ue stima che il consumo di energia elettrica comunitario aumenterà del 60% circa da qui al 2030, motivo per cui ha predisposto anche un piano per velocizzare il rilascio delle autorizzazioni ai progetti per ampliare e potenziare le reti e migliorare l’accesso ai finanziamenti, nell’ambito dei programmi europei.

L’espansione della rete è necessaria anche per supportare la produzione di energia rinnovabile, spesso intermittente e generata lontano dai consumatori finali. Allo stesso tempo – fa notare Rystad – fonti energetiche distribuite come l’energia solare sui tetti possono ridurre la necessità di nuove linee. Ciò che è chiaro agli analisti però è che “l’attuale infrastruttura di rete mondiale non soddisfa le esigenze del futuro sistema energetico”.

La rapida espansione della rete elettrica richiederà inoltre ingenti volumi di materie prime, in particolare rame – utilizzato come conduttore nei cavi di distribuzione sotterranea oppure in quelli sottomarini – e alluminio, utilizzato prevalentemente nelle linee aeree. La domanda dei due metalli aumenterà di quasi il 40% entro la fine del decennio, guidata anche (ma non solo) dalle reti, che attualmente richiedono il 14% (4 milioni di tonnellate) dell’utilizzo complessivo dei due minerali.

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