Punti di ricarica e nuove tecnologie: quali scenari per l’auto elettrica al 2030 in Italia

Dati, analisi e tendenze nello Smart Mobility Report 2021 del Politecnico di Milano.

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Le auto elettriche stanno registrando una crescita notevole di mercato, anche in Italia, dove oggi circolano 200.000 vetture alla spina, il doppio di quelle che si contavano nel 2020.

Circa 60.000 auto elettriche sono state immatricolate lo scorso anno, quasi il triplo del 2019 (+251%), tanto da aver superato il 4% delle nuove immatricolazioni totali.

Ripartiamo da questi dati per approfondire altri temi dello Smart Mobility Report 2021 pubblicato dal Politecnico di Milano (Energy & Strategy Group): lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, le evoluzioni tecnologiche e gli scenari italiani della mobilità elettrica (avevamo pubblicato una sintesi su parte del rapporto in questo articolo: Auto elettriche in Italia: raddoppiate nei primi 9 mesi del 2021).

Lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica

Per quanto riguarda l’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici, a fine 2020 nel mondo i punti di ricarica ad accesso pubblico erano circa 1.300.000, oltre il 51% in più rispetto al 2019, il 70% di tipo “normal charge” (922.000, +54%) e i restanti 380.000 di tipo “fast charge” (+46%).

In Europa i punti erano oltre 285.000 (+35%), di cui la maggior parte (87%) normal charge, anche se quelli veloci sono cresciuti del 57%.

L’aumento ha interessato anche l’Italia, con circa 21.500 punti di ricarica pubblici e privati ad accesso pubblico (+34%) a luglio 2021, distribuiti però in modo piuttosto disomogeneo e sempre più divergente tra Nord e Sud. In particolare, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Trentino Alto Adige, Lazio e Veneto hanno più di 1.500 punti di ricarica; Sicilia, Puglia, Liguria, Sardegna e Abruzzo ne hanno tra 500 e 1.000; meno di 500 tutte le altre regioni.

Le installazioni sonoprevalentemente in ambito urbano (55-60%), su strada o in parcheggi pubblici. Anche i punti d’interesse sono ben rappresentati, circa il 30-35% del totale.

Dal punto di vista della potenza, oltre il 90% è di tipo normal charge (12.000). I punti di ricarica “ultra-fast” sono invece pochissimi, anche se nei prossimi anni la situazione dovrebbe cambiare.

Quanto invece ai punti di ricarica privati, nel mondo sono oltre 9,5 milioni – il 74% domestici (7 milioni) e il rimanente 26% aziendali – cioè 7,3 volte il numero di quelli pubblici e privati ad accesso pubblico e di poco inferiori al numero di veicoli elettrici circolanti.

In Italia, i punti di ricarica privati nel 2020 erano oltre 24.000, più che triplicati rispetto al 2019, oltre il 75% wallbox e il restante 25% colonnine.

Di essi, circa il 50-55% è al Nord, il 30-35% al Centro e il resto al Sud, in linea con l’anno precedente, per il 60-65% presso abitazioni.

Il notevole aumento delle installazioni è stato determinato anche dai nuovi incentivi: a quanto già previsto dalla legge di Bilancio 2019, nel 2020 si è aggiunta la possibilità di beneficiare della detrazione del 110% (Superbonus) in concomitanza con “interventi trainanti” che garantissero all’abitazione un deciso miglioramento energetico.

Evoluzioni tecnologiche

L’innovazione tecnologica, sottolinea il PoliMi, è determinante per la diffusione della mobilità elettrica, e non riguarda solo i nuovi modelli lanciati sul mercato con una frequenza sempre maggiore dalle case automobilistiche, ma anche le infrastrutture di ricarica.

Ad esempio, sono state individuate iniziative che puntano a favorire l’integrazione delle colonnine con la rete elettrica, attraverso sistemi di accumulo che possono ridurne l’impatto sul sistema elettrico, oppure attraverso lo “smart charging”, meccanismo con cui le stazioni di ricarica, gli operatori e i veicoli elettrici comunicano tra loro per ottimizzare il processo di ricarica adattandolo alle condizioni della rete e alle esigenze degli utenti.

Altre iniziative si concentrano sul facilitare il pagamento tramite carta di credito, anche direttamente alla colonnina senza sottoscrivere un contratto con un fornitore.

La ricerca poi evidenzia che tra Europa, Stati Uniti e Israele, a fine 2020 erano 91 le start-up attive nel settore della guida autonoma. La maggior parte di queste aziende (47%) si focalizza sullo sviluppo di sistemi di guida autonoma indipendenti dal veicolo sul quale vengono installati.

Gli scenari della Smart Mobility in Italia

Che cosa dobbiamo attenderci in Italia da qui al 2030?

Certamente, osserva il PoliMi, ci sarà una forte crescita dei veicoli elettrici già entro il 2025, e ancora più marcata tra il 2025 e il 2030, ma con una forbice che va dai 4 agli 8 milioni di mezzi circolanti elettrici (oltre il 20% del totale) a seconda di quali iniziative si metteranno in campo.

L’Osservatorio Smart Mobility ha elaborato tre possibili scenari: il primo (BAU: Business as usual) prevede uno sviluppo “inerziale” rispetto agli attuali trend, senza ulteriori provvedimenti che diano maggiore slancio al mercato; il secondo presuppone invece uno sviluppo “sostenuto”, in linea con i target fissati dal Pniec e gli obiettivi di vendita dei produttori.

Il terzo invece è lo scenario Decarbonization, che persegue gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello comunitario anche  grazie a un deciso supporto legislativo per la diffusione della mobilità sostenibile.

Nel primo caso, al 2030 non si supererebbero i 4 milioni di veicoli elettrici circolanti e aumenterebbero del 32% le auto ad alimentazione alternativa (metano e Gpl); nel secondo, i mezzi elettrici sarebbero 6 milioni (oltre il 16% del parco circolante e il 55% delle nuove immatricolazioni), in linea con gli obiettivi del Pniec.

Mentre nel terzo scenario, già nel 2025 i mezzi elettrici sarebbero oltre 2 milioni, con una quota di mercato del 35%, e nel 2030 addirittura 8 milioni, pari a oltre il 20% di tutte le auto su strada, con le nuove immatricolazioni alla spina che raggiungerebbero il 75% del totale.

Anche le previsioni relative all’infrastruttura di ricarica, considerando solamente i punti di ricarica pubblici e privati ad uso pubblico, si differenziano nei tre scenari: al 2025, si passa dalle 48.000 unità nel primo scenario ai 61.000 del terzo, mentre al 2030 si va da un minimo di 57.000 ad un massimo di 83.000.

La forbice è dunque molto ampia e dipende in primo luogo dalle diverse stime di diffusione dei veicoli elettrici, che sono state riviste al rialzo dagli operatori di mercato. Si prevede anche una forte crescita dell’infrastruttura fast charge, oggi assai poco diffusa (10%) ma che potrebbe raggiungere una quota del 30-35%.

Per quanto riguarda invece la ricarica privata, continuerà a rappresentare un asset fondamentale per la diffusione della mobilità elettrica in Italia: la crescita sarà molto sostenuta tra il 2025 e il 2030, arrivando a cifre comprese tra 2,2 milioni di unità nel primo scenario a oltre 3,2 milioni nel secondo e 4 milioni nel terzo.

Quanto al giro d’affari associato alla diffusione della mobilità elettrica in Italia, si va dai circa 35 miliardi di euro al 2025 dello scenario inerziale ai 64 di quello full-decarbonization. Differenza che si fa ancora più accentuata al 2030, dove nello scenario migliore si avrebbe un giro d’affari più che doppio rispetto a quello peggiore (244,5 miliardi di euro contro 121,6).

Cifre consistenti, che assumono ancora maggiore rilievo se rapportate ai numeri attuali della filiera dell’auto elettrica, che nel 2020 ha avuto un fatturato di circa un miliardo di euro, cui si aggiunge quello della filiera dell’infrastruttura di ricarica, circa 0,22-0,34 miliardi.

Infine (grafico in alto), si sono analizzate le ricadute ambientali connesse ai tre scenari: l’elettrificazione del parco circolante e l’introduzione di veicoli con soglie emissive ridotte da un lato, e la parziale dismissione dei veicoli più inquinanti dall’altro, porterebbe a una diminuzione delle emissioni di CO2 del 12% al 2025 e del 30% al 2030, se si proseguisse con il trend attuale, per arrivare a -17% al 2025 e -42% al 2030 nello scenario full-decarbonization.

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