Prima fase della carbon tax alle frontiere Ue. Al via fra critiche, speranze e incertezze

Dal 1° ottobre le aziende non europee che esportano nell’Ue una serie di prodotti ad alta intensità energetica dovranno comunicare le proprie emissioni, in attesa che la tassa alla frontiera entri in vigore dal 2026.

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La prima fase del meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere dell’Ue o Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam) ha preso il via il 1° ottobre, obbligando gli esportatori di sei settori industriali ad alta intensità energetica a comunicare le proprie emissioni di carbonio alle autorità dell’Unione.

Il nuovo dispositivo sta già alimentando critiche, speranze e molte incertezze circa i costi economici che comporterà rispetto ai vantaggi climatici e di mitigazione della concorrenza sleale che intende offrire.

Il Cbam mira a creare condizioni di parità per i produttori dell’Ue che già da tempo pagano i permessi per l’inquinamento da carbonio nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione (l’Emission trading system o Ets).

L’obbligo di aderire al sistema Ets per le aziende europee di alcuni settori le lascia esposte alla concorrenza di aziende straniere che non sono soggette a tariffe e norme ambientali altrettanto stringenti nei Paesi in cui producono.

L’idea, almeno sulla carta, è che col Cbam i produttori stranieri dovranno pagare lo stesso prezzo delle emissioni di carbonio pagato dai produttori dell’Ue. L’obiettivo, oltre a ripristinare condizioni di maggiore parità nella concorrenza, è quello di incoraggiare una produzione più pulita anche all’estero e di impedire la delocalizzazione delle industrie europee.

“Questa domenica inizieremo ad attuare un nuovo strumento innovativo che finirà per estendere gli stessi principi di determinazione dei prezzi del nostro sistema di scambio di emissioni a tutti i prodotti ad alta intensità di carbonio importati nell’Ue”, ha dichiarato il commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni.

Come funziona il Cbam

Il meccanismo entrerà pienamente in vigore solo nel 2032. Nella fase iniziale, il Cbam riguarderà le importazioni di sei settori industriali ad alta intensità di carbonio: ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, produzione di elettricità e idrogeno.

A partire dal 1° ottobre, per poter continuare a esportare in Europa, le imprese straniere di questi settori dovranno raccogliere i dati sulle emissioni e comunicarli a un registro transitorio ospitato dalla Commissione europea.

Dal 1° gennaio 2026, gli importatori dei sei tipi di prodotti interessati dovranno invece dichiarare ogni anno la quantità di merci importate nell’Ue nell’anno precedente, nonché le emissioni di carbonio incorporate in tali prodotti.

Sulla base dei dati dichiarati, gli esportatori dovranno poi pagare una tassa di “aggiustamento” per coprire il divario del prezzo del carbonio tra i prodotti non Ue e quelli Ue.

I produttori extra-Ue potranno invece ridurre o azzerare il costo della Cbam se hanno una propria carbon tax nazionale.

Timori per il commercio internazionale

Bisognerà attendere almeno qualche mese per verificare l’applicazione della prima fase del Cbam e le sue eventuali conseguenze sui volumi e la fluidità dei commerci internazionali, ma c’è già chi ha iniziato a protestare.

L’impatto del meccanismo dovrebbe essere più intenso sui maggiori partner commerciali dell’Ue, e cioè Russia, Cina, Regno Unito, Turchia, Ucraina, India, Corea del Sud e Stati Uniti, secondo un rapporto del centro studi Carnegie Europe, pubblicato all’inizio di quest’anno.

Da parte loro, Brasile, Sudafrica e India hanno definito “discriminatoria” la misura, tanto che la settimana scorsa il governo indiano ha annunciato il progetto di una propria tassa sul carbonio alla frontiera, prendendo di mira in particolare le esportazioni europee, mentre la Cina ha chiesto all’Organizzazione Mondiale del Commercio di valutare la misura.

L’industria chimica tedesca si sta lamentando della “follia burocratica” che, secondo i suoi rappresentati, il Cbam comporterà. Anche il settore automobilistico tedesco ha protestato per il carico burocratico che l’introduzione graduale della nuova tariffa di frontiera sul carbonio provocherà.

La società di consulenza Deloitte ha indicato che le aziende non sono ancora pronte ad affrontare i nuovi oneri amministrativi imposti dal Cbam, mentre un rapporto del Conference Board, un’organizzazione imprenditoriale internazionale, ha indicato che il Cbam aumenterà il prezzo dei prodotti importati in Europa, con possibili conseguenze sul commercio globale.

“I nostri membri con sede in Europa sono consapevoli che l’attuazione del Cbam farà aumentare i prezzi dei prodotti ad alta intensità di carbonio, con possibili effetti a catena per i consumatori“, che potrebbero decidere di modificare le loro decisioni di acquisto, ha dichiarato Sara Murray, direttore generale del Conference Board.

Impatti anche per le amministrazioni nazionali

Il nuovo sistema potrebbe rivelarsi un onere amministrativo considerevole non solo per gli importatori e i produttori extra-Ue, ma anche per le autorità degli stessi Paesi dell’Ue.

L’attuazione del Cbam varierà probabilmente da Paese a Paese, come nel caso del sistema di scambio delle quote di emissione, visto che gli approcci delle autorità nazionali competenti tendono a essere diversi.

I diversi tempi di sdoganamento e la capacità di verifica delle emissioni tra gli Stati membri potrebbero portare a colli di bottiglia nel processo, secondo il Conference Board.

“Senza un’azione rapida per risolvere i problemi amministrativi che gli importatori inizieranno ad affrontare dalla prossima settimana, c’è il rischio che il Cbam agisca da freno all’economia europea“, dichiarava la settimana scorsa Anuj Saush, European ESG Center Leader dell’organizzazione imprenditoriale.

Il rapporto ha sottolineato anche le potenziali complicazioni derivanti dall’obbligo di importatori e produttori di condividere con le autorità nazionali informazioni dettagliate, alcune delle quali potrebbero essere riservate.

La speranza è di correggere gli squilibri attuali

È piuttosto usuale che alcune aziende si lamentino per l’imposizione di nuove regole e paventino catastrofi con la loro applicazione. Come sempre, sarà il tempo a dire se il Cbam riuscirà a creare condizioni di maggiore equilibrio concorrenziale e a tutelare settori europei, come quello siderurgico, che spesso si sono lamentati del dumping verde Made in China, per esempio.

“L’industria siderurgica dell’Ue sta pagando un prezzo per le emissioni di CO2 da diversi anni, mentre le importazioni di acciaio da Paesi terzi, che in media hanno un’impronta di CO2 significativamente più elevata, sono state finora esentate”, ha dichiarato Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, l’associazione europea dell’acciaio.

“Accogliamo con favore l’inizio della fase di prova del Cbam e ci aspettiamo che nel 2026 venga introdotto un prezzo effettivo del carbonio alla frontiera dell’Ue per uniformare le condizioni di concorrenza“, ha dichiarato Eggert in un comunicato.

Incertezze sul Cbam

Da notare che la normativa europea, parallelamente al Cbam, prevede la progressiva eliminazione dei crediti di carbonio gratuiti nell’ambito del sistema Ets. In altre parole, nelle intenzioni del legislatore, il meccanismo sostituirà progressivamente i permessi gratuiti.

Di questo si è lamentato lo stesso settore siderurgico europeo, affermando che tale decisione comprometterà la sua capacità di competere con i produttori stranieri.

Le aziende europee temono un vuoto temporale tra il 2026 e il 2032, quando le quote gratuite saranno eliminate ma con un Cbam non ancora entrato in vigore completamente; e ciò le potrebbe rendere vulnerabili alla concorrenza globale.

Sebbene il futuro del prelievo alle frontiere dell’Ue per le emissioni di carbonio extra-Ue sia ancora incerto, le aziende non avranno molta scelta se non cercare di adeguarsi, se vogliono continuare a esportare in Europa.

“Il Cbam è il nostro strumento di riferimento per applicare un prezzo equo alle emissioni prodotte durante la produzione di beni ad alta intensità di carbonio che entrano nell’Ue e per incoraggiare una produzione industriale più pulita nei Paesi terzi”, ha dichiarato la Commissione europea in un comunicato.

Circa i timori di ritorsioni commerciali da parte dei partner non europei, dalla Commissione si afferma che “il Cbam è stato concepito per essere compatibile con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio“.

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