La povertà energetica è un fattore critico per una transizione energetica equa. Oggi rimane a livelli elevati in Europa a causa dell’aumento dei costi energetici e dei lenti progressi nei miglioramenti dell’efficienza energetica.
Secondo il progetto europeo ENPOR, l’impossibilità di garantire sufficienti servizi energetici in casa è causata dall’interazione di tre fattori: reddito basso, elevato fabbisogno energetico (a causa di alloggi inefficienti dal punto di vista energetico) e prezzi energetici elevati.
Sempre secondo il progetto, le sfide principali che ostacolano le Amministrazioni locali nel combattere la povertà energetica sono nell’identificare e quantificare le famiglie povere e fornire loro soluzioni di efficienza energetica, soprattutto a causa delle loro scarse conoscenze sul tema.
Per sradicare la povertà energetica da parte delle Amministrazioni locali europee, l’Ue ha lanciato l’iniziativa Energy Poverty Advisory Hub (EPAH): un centro di supporto comunitario che, basandosi sull’eredità del precedente progetto Energy Poverty Observatory, crea spazi di collaborazione e condivisione per enti locali e regionali che vogliono supporto per affrontare questo problema.
L’EPAH ha organizzato webinar, corsi di formazione aperti a tutti, e ha lanciato il primo bando di assistenza tecnica rivolto ai Comuni. Proprio per incentivare azioni con un approccio bottom up, EPAH ha recentemente pubblicato il rapporto “Affrontare la povertà energetica attraverso le azioni locali” (allegato in fondo) che descrive 24 esempi che puntano a limitare la povertà energetica a livello locale.
Si tratta di casi concreti e già attuati, che hanno riscontrato un certo successo in Comuni con caratteristiche differenti, e offrire così un’ampia gamma di soluzioni possibili.
I casi indicati sono il risultato di una ricerca sulla povertà energetica condotta dall’EPAH, con il supporto dei suoi partner nazionali, le Antenne di EPAH, e di altri esperti del settore. Nel corso della ricerca sono stati raccolti oltre 200 casi di ispirazione, il cui elenco completo è disponibile sull’Atlante online di EPAH.
Vediamo alcuni esempi con i risultati raggiunti.
Grazie alla misura Reddito Energetico, nel 2019 il Comune di Porto Torres, in Sardegna, ha lanciato un bando per assegnare complessivamente 8mila euro, di fondi pubblici a fondo perduto, ai cittadini vulnerabili (vedi anche QualEnergia.it).
Con queste risorse, le famiglie selezionate hanno acquistato piccoli impianti fotovoltaici (inferiori a 20 kW di potenza) e stanno sperimentando i vantaggi dell’autoconsumo; l’energia non consumata viene venduta direttamente alla rete pubblica e i proventi sono versati a un fondo di rotazione che servirà a finanziare l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici.
Nel primo anno di attività, a Porto Torres, sono stati installati 50 impianti fotovoltaici, permettendo ai consumatori vulnerabili, un risparmio complessivo in bolletta pari a 9mila euro. Il fondo di rotazione ha ottenuto 6mila euro dalla vendita dell’eccedenza di energia prodotta.
Un’altra iniziativa è quella dei Punti di Consulenza Energetica (PAE) di Barcellona, un servizio comunale gratuito che ogni cittadino può contattare per conoscere i propri diritti in materia di energia e ricevere consigli su come ridurre i costi. L’obiettivo è evitare i tagli alla fornitura di energia causato dall’impossibilità di pagare per questi servizi.
Nel Comune di Barcellona sono stati istituiti 12 PAE, ognuno composto da 2 consulenti, 2 informatori, 2 agenti per l’energia e un coordinatore. Con questo programma sono stati assunti 32 disoccupati, formati come consulenti per l’energia in un precedente progetto pilota, denominato “Energia la Justa”. Ogni anno il servizio assume anche 20 professionisti, con accesso limitato al mercato del lavoro, che dopo due mesi di formazione vengono assunti per 10 mesi; l’80% dei professionisti dopo aver partecipato al programma è poi rientrato nel mercato del lavoro.
I PAE ogni mese riescono a fornire consulenza a 2500 cittadini. Nel 2017 questi centri sono stati gestiti come un progetto pilota, ma visto il successo dell’iniziativa, il comune di Barcellona ha deciso di trasformarlo in un servizio pubblico.
Just a Change è un’associazione nazionale portoghese senza scopo di lucro che, con l’assistenza dell’autorità locale, effettua una diagnosi energetica per le famiglie bisognose e, insieme ai volontari, ristruttura le abitazioni durante campi estivi e laboratori di formazione.
Fino al 2020, con un budget compreso tra 100mila e 1 milione di euro, l’associazione ha ristrutturato quasi 240 case e 65 istituzioni sociali, nell’ambito di un programma di volontariato in tutto il Portogallo. Sono stati coinvolti più di 5mila volontari e sono 4.500 i beneficiari del progetto.
Nel caso Luce per la Romania, una campagna sociale dedicata alle famiglie che vivono senza elettricità, le autorità locali hanno segnalato al progetto i casi di persone e famiglie che si trovano in questa situazione di indigenza.
Con un budget compreso tra 100mila e 1 milione di euro, il progetto ha previsto l’installazione di impianti fotovoltaici che forniscono energia elettrica gratuita a quasi 250 famiglie (1000 persone circa), 4 scuole pubbliche e 2 chiese. Utilizzando donazioni private e pubbliche, sono stati installati alla fine circa 300 impianti FV in 97 comuni della Romania.
In Spagna, l’iniziativa Barrio Solar promuove il consumo condiviso di energia solare nei quartieri di Actur (Saragozza), tramite l’installazione di impianti fotovoltaici da 100 kWp sul tetto di un edificio pubblico per i consumi condivisi del quartiere.
Tutti i residenti e le imprese che si trovano a meno di 500 metri dalla struttura possono partecipare, senza dover fare alcun investimento, ma soltanto pagando una bolletta mensile di basso importo, e beneficiare così di un risparmio di circa il 30% sui costi energetici.
L’obiettivo di Barrio Solar è coinvolgere 200 cittadini, almeno 20 dei quali in stato di grave povertà energetica, con l’installazione di impianti fotovoltaici collettivi.
Il 10% dell’elettricità solare prodotta è destinato alle famiglie che vivono in stato di povertà energetica ed è coperto dai pagamenti mensili degli altri vicini. Le famiglie vulnerabili utilizzeranno questa energia senza dover pagare un canone mensile, beneficiando del risparmio in bolletta generato dall’autoconsumo.
Oltre all’impianto fotovoltaico, il progetto ha istituito l’Ufficio Barrio Solar per fare workshop, processi partecipativi o fornire consulenza sull’energia, allo scopo di aiutare i residenti del quartiere a essere più efficienti dal punto di vista energetico.
Il progetto irlandese Deep Retrofit Transforms Wexford Sheltered Housing ha rinnovato 12 bungalow, coinvolgendo gli inquilini di alloggi sociali a College View, città di Wexford.
Queste abitazioni, le prime a beneficiare di un sussidio di riqualificazione del 50%, erano state costruite nei primi anni ’70, avevano una classe di consumo energetico di F o G, e presentavano problemi di ventilazione e ponti termici, con conseguente crescita di muffe, macchie di umidità su soffitti e pareti interne.
Con i lavori di riqualificazione tutte le case hanno raggiunto le classi di consumo energetico A1, A2 e A3, che porteranno anche benefici per la salute dei proprietari, dato il maggior comfort termico e una migliore circolazione dell’aria.
Per partecipare al programma, tutte le abitazioni dovevano essere sottoposte preventivamente a un test di tenuta ermetica e a una classificazione energetica dell’edificio per stabilire l’efficienza energetica delle abitazioni in quel momento. Tramite il software DEAP sono state identificate delle misure di efficienza energetica, al fine di ottenere la classificazione minima A3 richiesta dopo i lavori.
Il progetto, con un budget complessivo di 368mila euro e circa 25mila euro per nucleo familiare, ha raggiunto i suoi obiettivi: i costi per il riscaldamento degli ambienti e per l’acqua sanitarie sono stati limitati a circa 25 € al mese per abitazione. In 10 delle 12 abitazioni coinvolte si sono riusciti a progettare edifici a energia quasi zero (NZEB).
- Il report (pdf)