Perché alle case automobilistiche conviene accelerare la transizione all’elettrico

Le analisi della società indipendente Profundo alla vigilia del voto Ue sul bando ai motori termici: si spiega perché la transizione rapida verso la mobilità alla spina porterà grandi vantaggi finanziari ai costruttori.

ADV
image_pdfimage_print

Molti costruttori auto temono di perdere profitti e posti di lavoro se ci sarà una transizione troppo veloce verso i veicoli elettrici.

Invece accadrà il contrario secondo uno studio commissionato da Transport & Environment (TE) alla società indipendente di ricerca Profundo, intitolato “Quick charging the share prices”.

La principale conclusione è che se le case automobilistiche accelerano i loro piani di vendita delle auto elettriche in questo decennio, possono generare centinaia di miliardi di euro in valore aggiuntivo sul mercato per gli azionisti (oltre 800 miliardi nel caso specifico analizzato), rispetto a una transizione più lenta verso la mobilità alla spina.

Di conseguenza, gli analisti raccomandano di puntare con più decisione sui modelli 100% elettrici, anziché rimanere agganciati ai modelli di business tradizionali, incentrati sui motori a combustione interna.

Il rischio è di essere sorpassati da chi sta investendo massicciamente sulla mobilità elettrica, ritrovandosi con quelli che TE definisce stranded engines“motori incagliati”, cioè veicoli obsoleti dal punto di vista tecnologico, inquinanti e non più richiesti dal mercato.

Queste considerazioni arrivano in un momento decisivo per il futuro del settore automotive.

Tra oggi, martedì 7 giugno, e domani, si inizierà a votare in plenaria a Strasburgo sul pacchetto europeo Fit for 55 con i nuovi obiettivi per energia e clima, che comprendono lo stop alla vendita di auto termiche dal 2035.

Obiettivo che potrebbe essere raggiunto grazie a un regolamento che prevede di azzerare le emissioni di CO2 allo scarico delle nuove auto, trasformandosi di fatto in un bando alle motorizzazioni benzina e diesel.

Ma nei giorni scorsi, oltre cento tra aziende e associazioni della filiera automobilistica hanno chiesto alle istituzioni Ue di adottare norme più aperte al contributo di tutte le tecnologie, compresi i carburanti sintetici derivati da idrogeno (cosiddetti e-fuel prodotti a partire da elettricità rinnovabile).

La loro tesi è che la transizione accelerata full-electric farà perdere occupazione e crollare i profitti.

Niente di tutto ciò, si legge nella ricerca commissionata da TE, che ha esaminato i dati finanziari e i piani strategici di sei costruttori auto: Volkswagen, Stellantis e Toyota per il mercato di massa e Bmw, Volvo e Mercedes per il segmento premium.

Gli analisti poi hanno modellato i flussi di cassa delle sei compagnie, separando le loro attività nei motori termici e nei motori elettrici in due unità distinte di business.

In sostanza, si è cercato di calcolare il valore futuro di mercato dei costruttori auto in tre differenti scenari di adozione delle vetture alla spina: oltre a quello base, fondato sui traguardi di vendita pianificati attualmente per il 2025-2030, troviamo uno scenario slow (dove ogni costruttore raggiunge solo metà delle vendite previste di auto elettriche) e quick.

Lo scenario veloce prevede una commercializzazione accelerata di modelli a batteria, toccando il 100% nel 2035.

Ebbene, si stima che i margini di profitto operativo delle società di veicoli elettrici, in 3-5 anni, supereranno quelli dei produttori di motori a combustione interna.

E verso la fine degli anni 2020, i margini di profitto dei produttori di motori benzina-diesel dovrebbero diminuire e persino diventare negativi nei bilanci.

La valutazione di mercato delle sei case automobilistiche, secondo Profundo, potrebbe crescere in media del 316% passando più rapidamente alla mobilità elettrica tra il 2025 e il 2030, rispetto ai piani attuali.

Volkswagen, in particolare, potrebbe accrescere il suo valore di mercato del 253% e Stellantis del 388% in confronto a oggi, mentre Toyota, che finora è stata più lenta nel processo di elettrificare i suoi veicoli, fatta eccezione per i modelli ibridi, ha un potenziale di crescita inferiore (70% circa).

Nel mercato premium, le opportunità sono ancora maggiori: Mercedes-Benz e Bmw potrebbero aumentare il loro valore, rispettivamente, del 471-472% in 10 anni, mentre Volvo potrebbe incrementare il suo valore per gli azionisti del 245%; la casa svedese è già valutata più generosamente sul mercato in questa fase, precisano gli analisti, grazie alla sua posizione di vantaggio nella corsa elettrica rispetto a molti concorrenti.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×