Nel 2021 le rinnovabili elettriche hanno occupato circa 14mila ULA dirette e indirette (dove 1 ULA indica la quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno) e quelle termiche circa 29mila.
Questi sono solo alcuni dei dati che emergono da un resoconto elaborato dal Gse, dal titolo “Monitoraggio degli impatti economici e occupazionali delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica”, che contiene valutazioni sugli andamenti, nel tempo, di investimenti, spese operative, valore aggiunto e intensità di lavoro del settore (allegato in basso il documento integrale).
I dati sugli occupati permanenti diretti e indiretti (legati alla gestione e manutenzione degli impianti esistenti) delle Fer elettriche mostrano un incremento di circa 7.000 ULA dirette e indirette tra il 2013 e il 2021, a seguito del progressiva diffusione degli impianti per la produzione di energia elettrica da rinnovabili.
Per quanto riguarda le ULA temporanee, i segmenti che generano un maggior stimolo per il mercato del lavoro sono il fotovoltaico e l’eolico. Per il lavoro permanente invece l’idroelettrico è la fonte che ha richiesto maggiore quantità di lavoro nel periodo preso in esame (2013-2021).
Secondo una stima della quantità di lavoro occorrente per le attività correlate all’esercizio degli impianti, la Lombardia è la Regione in cui l’esercizio degli impianti è correlato a una maggiore intensità di lavoro (nel 2020 oltre 6.500 ULA) in particolare per gli impianti alimentati a bioenergie (tra cui spicca il biogas) e gli impianti idroelettrici anche di grandi dimensioni.
Al sud emerge la Puglia (circa 2.700 ULA) anche per la presenza diffusa di impianti fotovoltaici ed eolici di taglia elevata.
Nel settore delle rinnovabili termiche, invece, la crescita del mercato ha generato nel 2021 circa 29mila ULA dirette e indirette. Gli occupati equivalenti permanenti diretti e indiretti (legati alla gestione e manutenzione degli impianti esistenti) si stimano intorno alle 27.000 ULA nel periodo considerato, in gran parte legati alla filiera degli apparecchi alimentati a biomasse.
Per le ULA temporanee il maggior stimolo occupazionale proviene dal mercato delle pompe di calore, mentre per le ULA permanenti il segmento di mercato che genera più occupazione è quello delle stufe e dei termocamini a legno (vedi tabelle di seguito).
Parte del rapporto è poi dedicata all’efficienza energetica. In questo ambito, dal punto di vista occupazionale il principale apporto è fornito dall’Ecobonus, ma, essendo gli interventi di efficienza energetica estremamente eterogenei, il Gestore spiega che è complicato e in alcuni casi poco significativo ottenere delle stime sugli occupati (si pensi al settore building), e per semplicità nel rapporto ci si è concentrati solo sulle ricadute economiche, in termini di investimenti e nuovo valore aggiunto legate agli interventi realizzati con i vari incentivi (Certificati Bianchi, Conto Termico – limitatamente agli interventi di efficienza energetica realizzati dalla Pubblica Amministrazione – e delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici).
In particolare, come mostrano i grafici sopra, tra il 2018 e il 2020, gli investimenti correlati ai principali meccanismi di promozione dell’efficienza energetica si sono attestati intorno ai 4 miliardi di euro all’anno a cui è associato un valore aggiunto in media superiore ai 2,5 miliardi di euro.
Il meccanismo trainante – spiega il Gestore – è l’Ecobonus, del quale, nel momento in cui si scrive, non sono noti gli investimenti attivati nel 2021.
Tra il 2018 e il 2021 gli investimenti realizzati dalla Pubblica Amministrazione grazie al meccanismo del Conto termico sono triplicati passando da 60 milioni di euro nel 2018 a 185 milioni di euro nel 2021.
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