Non c’è sistema energetico sostenibile senza una transizione energetica giusta

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I sistemi energetici sostenibili si fondano sull’adesione e la partecipazione della maggioranza della popolazione. Una transizione energetica giusta non è (solo) una questione altruistica o di solidarietà, ma il mezzo per la stessa transizione energetica. Le sfide e i principali filoni di ricerca in cui investire per vincerle.

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Negli ultimi anni il vasto concetto di “giustizia energetica” ha attirato molta attenzione in ragione dell’incremento dei livelli di povertà e della necessità di una maggiore partecipazione della popolazione al processo di transizione energetica.

Purtroppo, una parte significativa della popolazione non è in grado di partecipare con i propri mezzi alla transizione energetica. Nel 2016, infatti, il 23,5% degli europei era a rischio di povertà o di esclusione sociale e l’impatto economico e sanitario della pandemia, tuttora in corso, non ha certo migliorato la situazione.

Allo stesso tempo, il basso costo dell’energia prodotta da fonti fossili e dalla vecchia generazione nucleare sta esacerbando il problema delle emissioni e dello smaltimento delle scorie a discapito delle future generazioni.

Un’altra parte di popolazione che dovrebbe essere coinvolta, ancorché favorevole al processo di transizione energetica, manifesta una forte opposizione alla realizzazione di infrastrutture di produzione energetica da fonti rinnovabili.

Si tratta di una serie di questioni tecniche, tecnologiche e socio-ambientali che non favoriscono la decarbonizzazione del sistema nei tempi strettissimi che ci sono concessi.

Delivering a timely and Just Energy Transition: Which policy research priorities?” è il titolo di uno studio di recente pubblicazione elaborato da un gruppo interdisciplinare (vedi in basso documento allegato) che, registrando l’urgenza di accelerare con la transizione energetica, al tempo stesso rileva come questioni spesso superficialmente liquidate come sindrome Nimby (“non nel mio giardino”), come l’indisponibilità ad accettare infrastrutture di interesse generale nel proprio territorio attribuita ad egoismi personali, abbiano invece una portata rilevante in termini di giustizia.

Secondo gli autori solo un approccio basato sulla giustizia potrà affrontare in modo equo le sfide di politica energetica e i compromessi, ad esempio, tra le esigenze del presente rispetto a quelle delle generazioni future, giustizia sociale vs efficienza economica, protezione dell’ambiente globale vs conservazione dell’ambiente locale.

Dilemmi che sorgono quando ci confrontiamo con l’obiettivo condiviso di implementare sistemi energetici sostenibili per la transizione.

Che fare? Ecco le sfide

Il neoliberismo che ha dominato le politiche energetiche nella gran parte delle nazioni, inclusa l’Europa, ha creato mercati oligopolistici e ha contribuito alla diseguaglianza sociale fallendo nel garantire risultati giusti.

Queste, secondo gli autori, le principali sfide a cui sono chiamati i paesi europei per conseguire una rapida decarbonizzazione.

  • aumentare in modo significativo la generazione di energia rinnovabile per tipi specifici ma comuni di infrastrutture (es. turbine eoliche e impianti a biomasse) che incontrano l’opposizione locale;
  • ulteriore sviluppo di reti nazionali e interconnessioni internazionali, che sono sottosviluppate al momento anche a causa della resistenza sociale locale, per le preoccupazioni riguardanti il paesaggio, gli impatti sulla salute, il deprezzamento immobiliare e altri fattori ambientali;
  • aumentare gli investimenti pubblici nelle reti di distribuzione tentando di contenere i prezzi dell’energia, costringendo quindi i politici a decidere come ripartire l’onere finanziario sugli attuali e sui futuri contribuenti;
  • aumentare sensibilmente gli investimenti nell’intero sistema – per esempio rinnovabili e miglioramenti dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio – quando le economie nazionali registrano una crescita lenta, coinvolgendo in tal modo i governi centrali nel facilitare o sostenere questi investimenti e con risorse pubbliche.

Queste sfide possono essere meglio interpretate se inserite nell’attuale dibattito sulla giustizia energetica e le sue varie declinazioni.

Allo scopo, il gruppo interdisciplinare suggerisce di economizzare gli sforzi della ricerca sulle politiche energetiche convergendo su obiettivi condivisi, concordando su quali siano le criticità e le conseguenti opportunità di ricerca che è necessario affrontare.

Secondo gli autori, infatti, mentre nell’ambito delle tecnologie energetiche le priorità di ricerca sono stabilite e comunicate con cura, la stessa attenzione non viene riservata a elaborare chiare priorità di politica energetica per quanto riguarda gli aspetti sociali della transizione energetica.

Quattro filoni di ricerca prioritari per una decarbonizzazione europea globale

Gli autori ritengono che nella fase attuale di sviluppo delle società europee, quattro filoni di ricerca politica potrebbero essere i più importanti alla luce delle specifiche tendenze in evoluzione dei sistemi energetici europei.

Pertanto, propongono le seguenti priorità come un’agenda di ricerca condivisa per ricercatori accademici e politici.

  1. Giustizia intergenerazionale e giustizia energetica

La proposta è di concentrarsi su modelli e pratiche di giustizia tra generazioni, cercando di analizzare criticamente i principi chiave di uguaglianza, reciprocità e distribuzione e inquadrare il rapporto tra gli stakeholder presenti e quelli futuri, in relazione all’evoluzione e allo sviluppo di infrastrutture energetiche.

Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata all’intersezione dei concetti di giustizia energetica e giustizia intergenerazionale.

  1. Rapporto tra giustizia e vulnerabilità energetica

Concentrandosi sulla comprensione del legame tra i diversi tipi di vulnerabilità indotte tecnologicamente e l’evoluzione del sistema energetico, particolare attenzione dovrebbe essere posta sui possibili impatti socioeconomici derivanti dallo sviluppo delle infrastrutture energetiche per i soggetti che vivono nelle aree colpite.

  1. Trasformazione dell’immaginario sociale dei luoghi impattati dalle installazioni energetiche

Si tratta della terza area di ricerca: aspetto che porta conseguenze in termini di attaccamento ai luoghi e identità. L’esito desiderato sarebbe l’identificazione di un insieme di variabili idonee ad anticipare le criticità riguardanti l’interazione tra elementi naturali, umani e tecnologici, al fine di sostenere gli strumenti di valutazione delle politiche dello stakeholder (pubblico e privato), direttamente o indirettamente coinvolto nella fase di progettazione degli impianti energetici.

  1. Indagare i concetti di danno e compensazioni in relazione alle infrastrutture energetiche

Lo scopo è di definire e ricercare la sostenibilità sociale, economica e istituzionale delle forme di remunerazione.

La generazione distribuita e le comunità energetiche si fondano su un elevato ed esteso livello di interazione sociale e un forte coinvolgimento della popolazione che passa attraverso l’accettazione e la condivisione di impianti energetici e di sistemi di accumulo e l’uso di tecnologie informatiche che ottimizzino e orientino la produzione e i consumi.

È evidente, pertanto, che una transizione energetica giusta non è (solo) una questione altruistica o di solidarietà, ma il mezzo per la stessa transizione energetica.

Gli autori:

  • Giuseppe Pellegrini-Masini, Christian A. Klöckner – Dipartimento di Psicologia,
  • Università norvegese di scienza e tecnologia, Trondheim, Norvegia
  • Alberto Pirni – Istituto di diritto, politica e sviluppo, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italia
  • Stefano Maran – Dipartimento di Sviluppo Sostenibile e Fonti Energetiche, Ricerca sul Sistema Energetico SpA, Milano, Italia
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