A fronte di un netto calo della domanda primaria di energia in Italia nel 2020 (-9,2% sul 2019), causato principalmente dalla pandemia da Covid-19, si è registrata una sostanziale stabilità della produzione delle fonti rinnovabili, anche se sono diminuiti gli investimenti in nuovi impianti green.
Questa, in estrema sintesi, la situazione energetica nazionale dello scorso anno che emerge dalla relazione del ministero della Transizione ecologica (MiTE).
Per quanto riguarda i consumi finali di energia, il calo più consistente è quello del petrolio (-14,5%), seguito dal carbone (-11,9%).
Con una richiesta di 301,7 TWh, la domanda elettrica è diminuita del 5,6% nel 2020 in confronto ai dodici mesi precedenti.
Per la produzione da fonti rinnovabili, si legge nella relazione, si è registrato un incremento dello 0,8% per gli impianti idroelettrici, mentre i parchi eolici hanno segnato un calo del 7,4% bilanciato da un incremento della produzione fotovoltaica del 5,3% circa.
Più in generale, evidenzia il MiTE, le fonti rinnovabili hanno consolidato nel 2020 il loro ruolo, incidendo per il 20% circa sui consumi finali lordi di energia (18,2% nel 2019).
Tale incremento, si spiega, è stato amplificato dalla pandemia, che ha generato una significativa contrazione dei consumi complessivi e in particolare nel settore dei trasporti.
Tuttavia, gli investimenti in nuovi impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono scesi rispetto a quelli rilevati nel 2019, con valori intorno a 1,1 miliardi di euro.
Infine, la relazione segnala un crescente utilizzo della rete gas come vettore di energia rinnovabile, per mezzo di maggiori iniezioni di biometano, la cui produzione nazionale è passata dai 50 milioni di metri cubi del 2019 ai 99 mc del 2020.
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