Non c’è un attimo da perdere nella lotta contro i cambiamenti climatici: questo è il messaggio-chiave di Ursula von der Leyen in un breve discorso al Parlamento europeo, prima del voto che ieri ha confermato il suo ruolo di presidente della nuova Commissione Ue (entrerà ufficialmente in carica dal primo dicembre).
Con 461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astensioni, gli eurodeputati hanno dato via libera alla squadra di 27 tra commissari e vicepresidenti esecutivi/non esecutivi (ricordiamo, in particolare, la presenza di Paolo Gentiloni, commissario all’Economia), dove un ruolo di spicco spetterà al laburista olandese Frans Timmermans che dovrà coordinare la politica europea in campo energetico e ambientale.
Così c’è molta attesa per il Green New Deal europeo, il piano con cui Bruxelles punta a trasformare interi settori dell’economia degli Stati membri, rendendoli più “verdi” grazie all’incremento degli investimenti in fonti rinnovabili, efficienza energetica, trasporti a basso impatto ambientale.
“Se c’è un settore in cui il mondo ha bisogno della nostra leadership, è la protezione del clima”, ha dichiarato la prima presidente donna nella storia della Commissione Ue, per poi aggiungere che la lotta al cambiamento climatico è “una questione di vita o di morte per l’Europa e per il mondo intero”, perché sta aumentando l’intensità e la frequenza degli eventi cosiddetti “estremi” come ondate di calore, alluvioni e incendi (nel discorso si cita Venezia sommersa dall’acqua, oltre alle foreste portoghesi distrutte dalle fiamme e ai raccolti agricoli dimezzati in Lituania, a causa della siccità).
Cosa comprenderà allora il Green Deal europeo?
Il cuore del piano sarà una legge climatica che Ursula von der Leyen ha promesso entro i primi 100 giorni del suo mandato.
E l’ambizione di questa legge è molto elevata, tanto da includere un impegno vincolante a sviluppare un’economia a emissioni zero nel 2050, ricorda l’agenzia EurActiv.
In questi mesi, da quando Ursula von der Leyen ha presentato la sua candidatura alla guida della Commissione Ue, si è parlato anche di rafforzare l’impegno per tagliare le emissioni di CO2 al 2030, innalzando l’obiettivo al 50-55% (ora 40%) in confronto al 1990.
Al centro della legge climatica ci sarà una strategia industriale per favorire la crescita dell’occupazione e la riduzione delle emissioni, ha affermato la presidente nel discorso; un contributo decisivo arriverà dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), che nei giorni scorsi ha già avviato la sua trasformazione in una “banca climatica” con la decisione di stoppare tutti i finanziamenti alle fonti fossili dal 2021.
Ma tale strategia di rinnovamento industriale, ha precisato la presidente, dovrà essere “giusta e inclusiva”, con un chiaro riferimento a quei paesi, come la Polonia, che restano agganciati ai combustibili fossili, soprattutto al carbone, per far funzionare le loro economie.
Difatti, ha affermato, (neretti presenti nel testo originale in italiano) “nelle regioni che dovranno introdurre i cambiamenti maggiori, sosterremo persone e imprese con un meccanismo mirato di transizione equa, che attingerà a diversi fondi, utilizzerà diversi strumenti e attirerà gli investimenti privati di cui abbiamo bisogno”.
Il Green Deal dovrà dare ampio spazio anche alle misure fiscali.
Tra le proposte circolate nelle ultime settimane, ad esempio, c’è l’introduzione di una tassa alla frontiera sul carbonio (carbon border tax), in pratica un dazio correlato al contenuto di CO2 dei prodotti fabbricati in paesi extra-Ue che non rispettano determinati requisiti ambientali; si è parlato anche della possibilità di potenziare e allargare il mercato ETS (Emissions Trading Scheme) con l’obiettivo di far crescere il costo della CO2 e penalizzare così le attività più inquinanti.
Tra i primi commenti al discorso di Ursula von der Leyen, segnaliamo quello di Elettricità Futura: in una nota l’associazione evidenzia che il Piano nazionale per l’energia e il clima (PNIEC, neretti nostri in tutte le citazioni) “rappresenta uno straordinario strumento di crescita per l’Italia al 2030, con un target ambizioso del 55 per cento di fonti rinnovabili nel settore elettrico, che potrebbe essere rivisto al rialzo fino al 65 per cento alla luce delle ambizioni del Green New Deal europeo”.
Elettricità Futura, inoltre, sostiene che per realizzare gli obiettivi del PNIEC “le imprese del nostro sistema prevedono di investire circa 4,6 miliardi di euro all’anno fino al 2030 in generazione, reti e accumuli”.
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