Le misure economiche per uscire dall’emergenza coronavirus possono aiutare anche a risolvere l’emergenza climatica?
In questa fase, i governi sono schiacciati dalla necessità di reagire alla crisi innescata dal Covid-19 con misure straordinarie e urgenti: dare liquidità alle imprese, sostenere il reddito di famiglie e lavoratori, potenziare le risorse per la sanità pubblica.
E le lobby dell’industria fossile, in molti casi, anche in Europa, stanno usando la “coperta” del coronavirus per nascondere i problemi del clima e posticipare l’impegno di ridurre le emissioni inquinanti.
Sì o no alle nuove regole sulle emissioni?
L’industria dell’auto è un esempio di tale strategia, secondo un recente documento di InfluenceMap, l’organizzazione non-profit inglese che analizza le attività lobbistiche contro le politiche ambientali.
Lo scorso 25 marzo le associazioni dell’industria automobilistica europea hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, chiedendo di valutare la possibilità di allentare un po’ i vincoli delle normative sulle emissioni di CO2 per le auto, a causa dell’emergenza coronavirus che ha portato allo stop delle fabbriche e al crollo delle vendite.
“Crediamo quindi che si debba fare qualche modifica alle tempistiche di queste leggi” (traduzione nostra dall’inglese), si legge testualmente nella lettera, con un chiaro riferimento alle nuove norme sulle emissioni di anidride carbonica.
Anche l’associazione tedesca del settore auto, la VDA, evidenzia InfluenceMap, ha dichiarato che potrebbe aprire un nuovo dibattito sulle regole per le emissioni; al contrario, alcuni costruttori tedeschi, tra cui BMW, Daimler e Volkswagen, hanno confermato il loro impegno per raggiungere i traguardi ambientali stabiliti.
Il mercato italiano a marzo e le proposte dell’Unrae
Ricordiamo che dal primo gennaio 2020, il 95% delle nuove auto vendute in Europa in un anno dovrà emettere in media non più di 95 grammi di CO2 per km; e dal 2021 il 100% delle vetture vendute dovrà rispettare questo limite.
Le attuali difficoltà del settore auto possono essere superate con soluzioni agganciate agli obiettivi climatici.
In Italia, l’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), nel commentare il tracollo delle vendite a marzo (-85% rispetto allo stesso mese del 2019), ha proposto alcune modifiche all’ecobonus per supportare la domanda di veicoli.
Si chiede al governo di potenziare l’incentivo per l’acquisto di vetture nella fascia tra 20-60 grammi di CO2 per km, portando il valore totale a 4.000 euro in caso di contemporanea rottamazione di un vecchio modello e 2.500 euro senza rottamazione, rispetto agli attuali 2.500-1.500 euro.
L’Unrae suggerisce poi di varare una terza fascia di incentivi per le auto che emettono da 61 a 95 grammi di CO2/km: si parla di 2.000 per l’acquisto con rottamazione e 1.000 euro senza rottamazione.
Intanto, tra i dati negativi di marzo è spiccato il +49% di vendite di auto elettriche in Italia con quasi mille unità immatricolate e una quota del 3,2% sul mercato complessivo. E nei primi tre mesi del 2020, le auto 100% elettriche vendute nel nostro paese sono state 5.400, il 366% in più nel paragone con il primo trimestre 2019, mentre la loro quota ha superato l’uno per cento del mercato totale (1,5%).
Più criteri ambientali nei piani di salvataggio
Secondo l’organizzazione Transport & Environment (TE), nelle politiche di rilancio economico i governi dovrebbero definire piani di rottamazione incentrati su precisi criteri di sostenibilità ambientale, in modo da incentivare l’acquisto di modelli più piccoli con basse o nulle emissioni di CO2 e così favorire la transizione verso la mobilità elettrica.
Anche Michael Liebreich scrive su Bloomberg New Energy Finance (BNEF) che anziché salvare le case auto con nuova iniezione di liquidità, i governi dovrebbero stimolare la domanda di veicoli elettrici con piani accelerati di elettrificazione dei trasporti partendo da taxi, bus, flotte di veicoli pubblici, vetture dei servizi di car-sharing.
Il punto insomma è che i piani di salvataggio e-o di rilancio economico messi in campo dalle istituzioni, non solo per le case auto ma anche per altri settori molto colpiti dall’emergenza coronavirus, come i voli aerei, andrebbero vincolati a specifici obiettivi ambientali.
La stessa Agenzia internazionale dell’energia (IEA) è tornata a evidenziare che la crescita delle rinnovabili potrebbe deragliare a causa dell’emergenza coronavirus; di conseguenza, gli analisti della IEA affermano che nei pacchetti di stimolo economico, i paesi dovrebbero includere strumenti finanziari volti a sostenere le tecnologie pulite.
Il coronavirus, si legge in una nota della IEA firmata da Heymi Bahar (traduzione nostra dall’inglese con neretti), “è una minaccia rilevante contro lo sviluppo tempestivo delle fonti rinnovabili e il loro contributo vitale alla transizione energetica pulita”.
Ma i governi “possono permettere a queste tecnologie [le rinnovabili, ndr] di emergere dalla crisi con rinnovato slancio e giocare un ruolo di primo piano nella ripresa economica globale”.