Incidenti GNL, l’industria sottostima i rischi sulla sicurezza

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Perdite, incendi ed esplosioni possono accadere lungo tutta la filiera, con conseguenze disastrose. Tra le cause più frequenti, l'errore umano e il guasto meccanico, ma non tutti i dati sono pubblici. L'analisi di Greenpeace Germany.

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L’industria del GNL sottostima gli impatti degli incidenti legati all’intera filiera, in un contesto in cui i protocolli di sicurezza non sono sempre adeguati e la mancata trasparenza sulle dinamiche dei disastri complica le valutazioni del rischio e la pianificazione di interventi di emergenza.

Secondo il nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania denominato “Explosive Truths, The Perils and the Catastrophic Potential of LNG” (link in basso) che esplora la storia degli incidenti legati al Gas Naturale Liquefatto, le esplosioni di nubi di vapore causate dal gas, ad esempio, potrebbero avere un impatto 15-20 volte superiore alle stime ufficiali.

Lo studio, pubblicato in concomitanza con l’apertura del World LNG Summit & Awards di Berlino (la principale convention che aggrega produttori e operatori del GNL) sottolinea come i governi europei, compreso quello italiano, stiano continuando a investire massicciamente in nuove infrastrutture per l’importazione di gas liquefatto, in particolare dagli Stati Uniti, nonostante i noti rischi ambientali e quelli legati alla sicurezza.

Il rapporto analizza 104 incidenti legati a impianti di GNL che si sono verificati tra il 1944 e il 2024.

Ad esempio, la collisione del 2015 della nave metaniera Al Oraiq, vicino a Zeebrugge, in Belgio, che si è verificata nonostante un ambiente normativo europeo relativamente più severo, a dimostrazione che anche i protocolli di sicurezza continentali possono fallire.

Un altro caso che il rapporto elenca è una perdita del 2018 in uno stabilimento di Cheniere Energy, situato a Sabine Pass, in Texas, dove le autorità hanno incontrato difficoltà nell’accedere a informazioni rilevanti e dettagliate a causa di resistenze da parte dell’azienda. Un esempio che fa emergere evidenti problemi di trasparenza nel settore.

Nell’analisi di Greenpeace i tipi di incidenti sono stati suddivisi in esplosioni, incendi, incidenti marittimi e collisioni/ribaltamenti. Gli incidenti con il GNL possono ovviamente ricadere in più categorie: per esempio, un’esplosione e un incendio potrebbero verificarsi contemporaneamente durante una collisione/ribaltamento, oppure una perdita può avvenire prima di un incendio o di un’esplosione.

Tra i 104 incidenti analizzati, le perdite sono state le più frequenti, pari al 22%, seguite a breve distanza dagli incendi, pari al 20%. Gli incidenti marittimi e le esplosioni sono al terzo e quarto posto, rispettivamente con il 19% e il 16% del totale. Le collisioni e i ribaltamenti durante il trasporto hanno rappresentato il 7% degli incidenti.

Le cause note più frequenti sono l’errore umano, seguito come mostra il grafico in basso da guasti meccanici e da condizioni meteorologiche avverse. Ma la fetta più grande riguarda gli incidenti la cui natura non è stata mai divulgata (“not disclosed”).

I pericoli del GNL

Il GNL presenta gravi rischi per la sicurezza pubblica. È incolore e inodore, quando viene rovesciato sul terreno va in ebollizione e si vaporizza, sprigionando nubi inodori che possono causare asfissia.

Se versato sull’acqua bolle ed evapora rapidamente. Il vapore prodotto dall’ebollizione è infiammabile se la sua concentrazione nell’aria ricade in un intervallo tra il 5% e il 15%. Il vapore di una pozza gas naturale liquefatto può incendiarsi, formando quello che è noto come “Pool fire”, molto difficile da spegnere.

Se il vapore si disperde e si incendia in un punto sottovento può inoltre generare quello che invece viene definito “vapore di fiamma”, un incendio che irradia un calore sufficiente a provocare ustioni di secondo grado sulla pelle esposta fino a oltre un chilometro di distanza.

Il report evidenzia anche una questione sociale. Spesso, infatti, nei dintorni di impianti e porti che trattano il GNL sorgono comunità i cui membri sono già alle prese con svantaggi economici ed emarginazione.

Secondo il rapporto Fossil Fuel Racism pubblicato da Greenpeace USA nel 2021, le comunità nere negli Stati Uniti hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di vivere in prossimità di impianti per la produzione di combustibili fossili.

Nonostante le dichiarazioni dell’industria su presunti “record di sicurezza”, gravi incidenti si sono verificati lungo tutta la catena di approvvigionamento del GNL e secondo Greenpeace Germania “continueranno a verificarsi”. “Qualsiasi fase del processo può portare a incidenti – spiega il rapporto – potenzialmente in grado di provocare morti, feriti, danni materiali e ambientali”.

L’analisi dei rischi mancherebbe inoltre di una “forte attenzione al miglioramento della qualità dei dati” e alla loro “integrazione in tempo reale”. Occorrerebbero strumenti e tecniche di valutazione avanzate, ma molti studi in questo campo “sono finanziati direttamente o indirettamente dall’industria del GNL, cosa che può limitare la portata dei risultati”.

“La frequenza di incidenti legati al GNL – denuncia il report – insieme all’incapacità dell’industria di affrontare adeguatamente i problemi di sicurezza e i rischi ambientali, sottolinea la necessità di interromperne immediatamente l’espansione e di eliminarne l’uso il più rapidamente possibile”.

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