Il disastro di Ravanusa ci ricorda i tanti modi in cui il gas ci fa male

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Il metano in Italia causa quasi un incidente al giorno, oltre a pesare su prezzi dell'energia, emissioni e stabilità geopolitica.

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Le prime analisi del disastro di Ravanusa, in Sicilia, indicano due probabili cause: il dissesto idrogeologico dell’area in cui sorgevano le palazzine crollate e la vetustà delle condutture da cui si sarebbe sprigionata la fuga di gas all’origine dell’esplosione che ha raso al suolo quattro edifici e ne ha sventrati altri tre, causando la morte di almeno sette persone, due i dispersi.

Nel caso in cui vengano confermate, si potrà parlare di due concause.

Se la collina non fosse stata caratterizzata da “una franosità diffusa” e da una “pericolosità molto elevata”, come indicato da una relazione tecnica dello stesso Comune agrigentino citata da La Repubblica, o se la pratica avviata nel 2016 per la messa in sicurezza del suolo fosse andata avanti più speditamente, una fuga letale di gas sarebbe stata meno probabile.

Allo stesso modo, se invece che al gas si fosse ricorsi di più negli ultimi anni al fotovoltaico e all’elettrificazione dei consumi per le necessità di edifici residenziali in zone assolate come la Sicilia, si sarebbe potuto dismettere condotte del metano che nel caso del paese siciliano risalgono a quasi 37 anni fa e che sono fra le più vecchie d’Italia. E in questo caso una fuga letale di gas sarebbe stata impossibile.

Il caso di Ravanusa, sebbene particolarmente eclatante e tragico, rientra in un fenomeno molto più diffuso di quanto non si pensi.

Quasi ogni giorno in Italia si verifica un incidente causato dal gas metano o dal gpl. Per la precisione ogni tre giorni avvengono almeno due incidenti: ci sono stati circa 270 eventi con 35 decessi nel 2019, ultimo anno per cui sono disponibili le statistiche, secondo il Comitato Italiano Gas (CIG), come scritto anche in un nostro precedente articolo.

Per il gas canalizzato, cioè del tipo che ha contribuito all’esplosione delle palazzine di Ravanusa, nel 2019 si sono registrati circa 157 incidenti, in aumento rispetto ai 138 dell’anno prima. E anche il numero degli incidenti mortali è aumentato a 16, rispetto ai 12 del 2018.

Le cosiddette “esternalità negative”, cioè i danni, provocati dal gas non si fermano quindi solo al surriscaldamento dell’atmosfera, ma si estendono anche alla sicurezza delle persone e dei loro beni.

Ma non è tutto.

La dipendenza dal gas è in un modo o nell’altro all’origine di prezzi dell’energia schizzati a livelli record sul mercato nazionale del giorno prima, con quotazioni vicine ai 300 €/MWh, come mostra l’illustrazione, che hanno fatto rincarare le bollette degli italiani come mai prima.

La stessa dipendenza dal gas è alla base della perdurante posizione di debolezza geo-strategica dell’Italia e dell’Europa, costrette a sottostare alle decisioni non necessariamente allineate alle nostre di paesi esportatori di gas come la Russia o l’Algeria.

Ridurre la dipendenza dal gas metano ed aumentare la capacità di generazione e stoccaggio di energie rinnovabili è cosa vantaggiosa non solo perché fa bene al clima, ma anche perché fa bene alla salute, al portafoglio e ai beni delle persone, e alla capacità dell’Italia e dell’Europa di determinare con più autonomia il proprio destino.

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