La Iea abbassa ancora le previsioni sulla domanda di gas

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A livello globale si stima una contrazione dei consumi nel 2022, seguita da una piccola crescita nei tre anni successivi. La contrazione dell'import dell'Ue.

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I prezzi record del gas e i rischi per la tenuta futura degli approvvigionamenti, in seguito al conflitto russo in Ucraina, stanno mettendo in seria difficoltà il mercato globale di questo combustibile fossile.

Questo scenario sta “danneggiando la reputazione del gas naturale come fonte affidabile e conveniente di energia”, soprattutto nelle economie emergenti dove si prevedeva che il gas avrebbe svolto un ruolo crescente nel soddisfare gli aumenti della domanda energetica.

È il parere della Iea, International Energy Agency, nel suo Gas Market Report (link in basso) aggiornato al terzo trimestre 2022.

Il mutato quadro internazionale, dopo lo scoppio della guerra di Putin, ha portato la Iea a ribassare parecchio le sue stime sui consumi di gas. Ora si parla di una leggera contrazione della domanda nel 2022, seguita da una piccola crescita nei tre anni successivi, con un incremento complessivo di 140 miliardi di metri cubi (bcm, billion cubic meters) a livello globale tra 2021 e 2025, meno della metà dei +370 bcm registrati nei cinque anni precedenti.

Nel solo 2021 la domanda mondiale di gas era salita di 175 bcm grazie alla ripresa economica post pandemia.

Ora nel suo scenario base la Iea prevede che la domanda di gas aumenterà in media dello 0,8% annuo fino al 2025, segnando così un marcato rallentamento della crescita rispetto alle valutazioni dello scorso anno, a causa di diversi fattori, tra cui un indebolimento delle attività economiche e il posticipo degli investimenti per convertire centrali termoelettriche da carbone/olio combustibile al gas (come appena successo per la centrale di Fiume Santo in Sardegna).

La Iea poi sottolinea che solamente una minima parte del previsto ribasso dei consumi di gas, è da attribuire alle misure di efficienza energetica e alla maggiore diffusione delle energie rinnovabili; di conseguenza, si evidenzia ancora una volta la necessità di accelerare gli investimenti in tecnologie pulite.

I Paesi hanno una nuova opportunità di spostare più risorse finanziarie verso la transizione verde, togliendole ai combustibili fossili, puntando così a una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

Intanto con il tentativo europeo di ridurre le importazioni di gas da Mosca, il mercato globale del gas naturale liquefatto (Gnl) è sotto pressione, perché i Paesi Ue stanno cercando nuovi fornitori alternativi alla Russia.

Tuttavia, negli anni passati sono diminuiti gli investimenti in nuova capacità Gnl, per via dei prezzi bassi del gas e dei ritardi nello sviluppo di molti progetti. Quindi la corsa europea al nuovo gas potrebbe portare a un ulteriore rialzo dei prezzi del combustibile, dirottando verso il nostro continente le forniture che avrebbero dovuto essere consegnate in altri mercati di esportazione.

Con il grafico seguente, tratto dal rapporto, vediamo come si è evoluta la dipendenza europea dal gas russo, cresciuta molto nel decennio passato per poi calare bruscamente in questi mesi.

Interessante poi osservare quanto potrebbe ridursi la quota di gas russo in Europa al 2025 (grafico sotto).

Lo scenario base prevede un dimezzamento delle importazioni Ue di gas via tubo dalla Russia al 2025, in confronto ai livelli del 2021 (meno di 80 bcm/anno vs quasi 160 bcm).

Ma con misure addizionali di efficienza, produzione di gas low-carbon (idrogeno, biometano) e diversificazione delle forniture Gnl, il gas importato da Mosca potrebbe scendere a circa 30 bcm al 2025, con un peso intorno al 10% della domanda totale di gas europea a quella data.

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