In Sardegna il futuro delle conversioni carbone-gas è più incerto che mai

CATEGORIE:

Sospeso per un anno da EP Produzione il progetto di Fiume Santo. Pesano le tante incognite su costi e tempi della prevista metanizzazione dell'isola. Le critiche di ReCommon.

ADV
image_pdfimage_print

Tante incertezze continuano a circondare il piano di transizione energetica della Sardegna, in particolare il futuro della produzione termoelettrica a gas.

La conferma arriva dalla decisione presa nei giorni scorsi da EP Produzione (parte del gruppo ceco EPH), di sospendere per un anno il progetto di conversione a gas (560 MW totali) della centrale a carbone di Fiume Santo.

A pesare su questa iniziativa sono le incognite su come si svilupperà il mercato del gas in Sardegna e sui costi del combustibile fossile, che con ogni probabilità rimarranno molto elevati anche nei prossimi anni.

Ricordiamo che a fine maggio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm sulle nuove infrastrutture energetiche sarde, dove si prevede, oltre al Tyrrhenian Link di Terna (corridoio elettrico da 1.000 MW necessario per aumentare le fonti rinnovabili), un collegamento virtuale con navi spola e rigassificatori per portare il gas naturale liquefatto e così metanizzare la Regione.

Altro elemento di cui tenere conto è che Enel si è aggiudicata i 500 MW di nuova capacità programmabile (sui 550 MW totali indicati da Terna per la Sardegna), nella procedura di asta per il capacity market 2024; e questi 500 MW saranno tutti di batterie di accumulo, senza ricorrere alle unità a gas.

Secondo ReCommon, associazione che promuove diverse campagne contro le fonti fossili, il congelamento della conversione carbone-gas di Fiume Santo è da attribuire quindi alla “poca fiducia nel progetto di Enura (gruppo Snam) rispetto alla cosiddetta Virtual Pipeline Nord, anch’essa per ora solo sulla carta e che dovrebbe veicolare il gas di Fiume Santo” .

La centrale, prosegue ReCommon, la cui operatività era prevista per il 2026, “sarebbe stata uno dei principali beneficiari del progetto più ampio di Enura/Snam di metanizzazione della Sardegna” e se EPH rinunciasse al progetto, anche il collegamento virtuale del gas per la Sardegna “perderebbe ragione di esistere”.

Si torna così alle recenti denunce della stessa associazione contro i piani di Snam, che andrebbero a penalizzare il futuro green della Sardegna.

Difatti, tramite la controllata Enura, Snam aveva trasformato il progetto della dorsale del metano, cioè un gasdotto che avrebbe dovuto attraversare l’isola da nord a sud, “in tre mini-dorsali, ossia delle reti di distribuzione concentrate nei tre poli dell’isola dove sono presenti le grandi industrie e i centri abitati più grandi”.

ReCommon poi ricorda quali sono i punti di rifornimento previsti dal progetto di metanizzazione della Sardegna con le virtual pipeline nord e sud: due rigassificatori offshore (Fsru, Floating storage and regasification units, unità galleggianti stoccaggio e rigassificazione) con capacità di stoccaggio di 140.000 metri cubi a sud e 25.000 mc a nord.

Tuttavia, si sottolinea, “non è per niente chiaro quando Snam aprirà la gara per l’acquisto della Fsru da installare a Porto Torres, non vi sono certezze rispetto ai tempi necessari a trovare la nave gasiera e a completare la sua conversione”.

In sostanza, ReCommon è convinta che “i due terminal Fsru non servono alla Sardegna, il gas non farebbe che aumentare l’incertezza per il sistema economico e produttivo del futuro, che invece può essere pianificato oggi a partire dai territori e da un sistema di produzione energetica distribuito, radicato nelle rinnovabili di piccola scala e pensato e sviluppato dalle comunità territoriali“.

ADV
×