Idee e iniziative solari per uscire dal vecchio schema carbone e gas

Energia solare "virtuale" sui tetti spagnoli e una mega centrale programmabile a fonti rinnovabili in Australia: soluzioni per allargare la partecipazione alla transizione energetica.

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Uno degli aspetti più frustranti del modo con cui l’Italia affronta la transizione energetica è la quasi assoluta mancanza di iniziative innovative.

Dall’estero invece siamo sommersi da nuove idee e iniziative su sistemi di accumulo, nuovi impianti a fonti rinnovabili o idrogeno verde.

Si ha l’impressione, come avviene da anni in tanti campi diversi, che l’Italia, paese anziano e con poco ricambio generazionale ai vertici, immobilizzato dalle troppe crisi e non abbastanza preparato da un punto di vista tecnico-scientifico, abbia paura di osare, e si rifugi quindi nel “no a tutto” e nell’adorazione del “bel tempo andato”, arrendendosi alle innovazioni solo quando ne è ormai circondata e non può più evitarle.

Un atteggiamento che si potrebbe anche definire prudente, in tempi normali, ma che nell’attuale contesto è suicida, perché farà sì che a costruire il mondo nuovo dell’energia saranno altri paesi, magari anche aiutati dai nostri ricercatori, fuggiti in lidi meno ostili alla loro voglia di innovare.

La Spagna e il PPA fotovoltaico per le famiglie

Colpisce, per esempio, l’arrivo dalla Spagna, paese che solo da 2019 ha iniziato di nuovo a installare solare a gran velocità, triplicandolo in tre anni, di una idea semplicissima (e neanche così inconsueta) che consentirà a chiunque di avere un suo impianto solare.

Viene chiamata Click&Go ed è stata sviluppata dalla società iberica Solarpack: consiste nel trasformare i grandi parchi fotovoltaici in “multiproprietà”: ogni frazione dell’impianto è posseduta da una persona che può anche abitare dall’altra parte del paese, ma riceve comunque “virtualmente” l’energia prodotta dai suoi pannelli, come se ce li avesse sul tetto di casa o in giardino.

Tutta la trafila burocratica è ridotta all’osso: chi è interessato deve solo compilare un modulo online e dire quanti pannelli, cioè quanta potenza FV, intende acquistare. A quel punto l’energia corrispondente alla sua frazione di impianto non sarà più pagata alla sua compagnia di distribuzione elettrica, ma alla Solarpack a un prezzo fisso di 30 €/MWh (alla bolletta verranno aggiunti i consueti oneri di distribuzione e tasse). Quindi usufruirà di un taglio considerevole rispetto ai circa 200 €/MWh del PUN spagnolo che si registra in questi tempi calamitosi, e comunque competitivo anche con i 40-50 euro del PUN di qualche mese fa.

Il risparmio in fattura è uguale a quello che si avrebbe con un impianto sul tetto: lo scambio di elettricità solare avverrà solo nelle ore in cui l’impianto produce e per la quantità prodotta ora per ora. Motivo per cui l’utente avrà interesse a spostare i consumi nelle ore diurne oppure dotarsi di un sistema di accumulo per spostare alla sera l’uso dell’elettricità diurna. L’energia non consumata dall’utente, verrà comunque venduta sul mercato, e così un eventuale surplus sui 30 €/MWh di base, andrà al proprietario.

Il primo impianto Solarpack in multiproprietà è già in funzione in una zona molto soleggiata del sud della Spagna, e ha una potenza di 10 MW, sufficiente a ospitare circa 5.000 co-proprietari. Se l’iniziativa avrà successo se ne apriranno certamente altri.

A guardare bene ciò che la Solarpack offre è una sorta di contratto PPA, cioè una fornitura elettrica rinnovabile a prezzo fisso da un impianto situato ovunque nella rete e per una lunga durata, destinato però non a grandi imprese, ma a singole famiglie o a piccole aziende.

I consueti PPA hanno lo svantaggio per il fornitore che un eventuale fallimento dell’impresa acquirente lo metta nei guai, lasciandolo con il cerino in mano per l’elettricità invenduta. Al contrario un “PPA per famiglie” è molto più garantito, visto che queste avranno sempre bisogno di elettricità e il contratto di fornitura le seguirà anche in caso di trasferimento.

Si tratta di una formula che fornisce dei vantaggi importanti alle famiglie “comproprietarie”, soprattutto a quelle che non possono installare impianti FV domestici, che non hanno a disposizione dei tetti oppure non hanno capitali da investire nell’impianto.

In altre parole, il sistema Click&Go, sembrerebbe essere la soluzione per risolvere uno dei più grandi problemi per un’energia solare diffusa, bypassando bonus e incentivi che sono soprattutto utilizzati da persone con discreti redditi proprietarie di case mono e bifamiliari o comunque con spazi a disposizione per installare i pannelli, lasciando fuori spesso le famiglie con redditi più bassi o quelle che vivono in condomini.

In Italia si sta cercando di risolvere questo collo di bottiglia con le comunità energetiche, dove impianti solari sono messi in comune fra più consumatori a valle della stessa cabina elettrica. Una soluzione da perseguire, ma ancora complessa.

Il modello Click&Go sembra molto più semplice da portare avanti a livello tecnico e burocratico, facilmente a disposizione della singola famiglia che non deve integrarsi con altre utenze o con il responsabile della comunità.

Il nostro paese non potrebbe imitare questa iniziativa innovativa per moltissimi casi e da subito? Dovrebbe renderla normativamente e tecnicamente fattibile, favorendo il moltiplicarsi del numero di fruitori di impianti solari, coinvolgendone molti di quelli finora esclusi.

Sciogliendo molti ostacoli autorizzativi, servirebbe una forte spinta a costruire nuove centrali FV di taglia medio-grande che consentono costi unitari più bassi degli impianti su tetto e senza incentivi.

Mega progetto solare in Australia per chiudere con il carbone

Molto più complessa, ma anche molto affascinante, è un’altra iniziativa innovativa, che è stata annunciata in Australia.

Riguarda un problema di estrema attualità: la presunta impossibilità di fare a meno di centrali a fossili programmabili. Per uscire dal carbone si considera fattibile solo l’opzione di una conversione verso il gas. Un passaggio che poi non si sa ancora come chiudere alla luce della questione climatica incombente e dal pressante peso della dipendenza geopolitica da questa fonte.

La vulgata è che non si possa fare, perché solare ed eolico sono fonti intermittenti, mentre la scala necessaria dei sistemi di accumulo necessaria a renderle programmabili, esattamente come le centrali alimentate a energia fossile, è troppo grande per essere applicabile.

Bene, Octopus Australia, branca del fondo di investimento inglese specializzato in energie rinnovabili, attivo anche in Italia, pare pensarla diversamente. Ha infatti appena annunciato, con altri partecipanti, un progetto per sostituire la centrale elettrica a carbone di Yallourn con un megaprogetto costituito da solare, batterie e idrogeno, prima che l’impianto chiuda nel 2028, evitando il rischio di creare un preoccupante buco di fornitura in tutta l’area.

L’impianto che dovrebbe sostituirla si chiamerà Gippsland Renewable Energy Park, dal nome della contea omonima, cuore carbonifero dello Stato di Victoria.

Octopus non ha svelato i dati dell’impianto, né quanto costerà, ma solo che occuperà circa 1.600 ettari e sarà concluso nel 2025: si tratterà di un impianto gigante, visto che la centrale a carbone ha una potenza di 1.400 MW e produce il 20% dell’elettricità richiesta dallo Stato di Victoria, pari a circa 10 TWh (tutta l’Australia ha consumi elettrici pari a circa 230 TWh, dato 2020).

Una centrale solare (forse il progetto comprenderà anche dei parchi eolici) per produrre quella stessa quantità di elettricità, nelle condizioni del sud dell’Australia, deve avere una potenza di circa 6 GW; considerando le perdite per l’accumulo stagionale dell’elettricità sotto forma di idrogeno, ne serviranno però una decina, se non di più: sarebbe quindi l’impianto più grande del mondo (attualmente il primato è della cinese Gonghe, 2,2 GW), e probabilmente la capacità di accumulo con batterie e la produzione di idrogeno per lo storage costituirebbero altri record mondiali.

Vedremo se questa strabiliante impresa industriale si concretizzerà e farà da esempio ad analoghe iniziative in Europa, anche se di più piccole dimensioni.

Qualche anno fa sarebbe sembrato un sogno megalomane, impossibile da realizzare, ma nel 2022, anno in cui si è appena superata la soglia di 1.000 GW di fotovoltaico installati nel mondo pare veramente possibile, per non parlare del fatto che è ormai evidente che dipendere troppo dai combustibili fossili è un pericolo per il clima e per la pace.

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