Guida di sopravvivenza per l’umanità del Club di Roma a 50 anni da “The Limits to Growth”

In italiano il nuovo rapporto del Club di Roma: "Earth for All". Grazie ad avanzati software di simulazione e modellizzazione, una serie di indicazioni chiare per evitare il rischio di un collasso economico e sociale.

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Sono passati 50 anni da quel saggio che è diventata una pietra miliare: “The Limits to Growth”, tradotto malamente in italiano, “I limiti dello sviluppo”.

Quell’analisi, che tutti i politici e gli imprenditori dovrebbe leggere, fu realizzata, per il Club di Roma fondato da Aurelio Peccei nel 1968, da un gruppo di giovani studiosi, coordinati da Donella H. Meadows e Dennis L. Meadows, della Sloan School of Management del Mit diretta dal fondatore della dinamica dei sistemi, Jay Forrester.

Nel 1972 quel libro, criticato da molti e al tempo stesso ignorato, come quelli che sono stati pubblicati successivamente dal Club di Roma, ci avvertiva che l’umanità stava incamminandosi verso un punto di non ritorno, o meglio verso il baratro, con la sua rapida crescita economica e un utilizzo esponenziale di risorse non rinnovabili.

Dopo 27 conferenze mondiali sul clima, pressoché inutili, ora dentro a quell’incubo ci siamo dentro, ma non riusciamo ad avere una vera consapevolezza della crisi.

Invece di dirigere le migliori intelligenze del pianeta per affrontare il problema dei problemi, preferiamo rivolgere lo sguardo ad altro, ci preoccupiamo di questioni marginali oppure si diamo voce a chi nega i dati scientifici o, peggio, fa finta di risolverlo con leggiadre soluzioni glamour.

Conseguenza della corsa alla ricchezza e alla sopraffazione la vediamo nella continua lotta tra nazioni, etnie, interessi economici. Per vincerla pensiamo sia inevitabile spendere in armamenti e per la difesa: 2.100 miliardi di dollari nel 2021 (dati Sipri), la cifra più elevata di sempre. Tutta la stupidità e la contraddittorietà dell’umanità in un numero.

Intanto stiamo superando in scioltezza i nove limiti citati nel libro del Club di Roma. Già cinque li abbiamo oltrepassati: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, cambio di uso del suolo e modifica dei grandi cicli biogeochimici, sfruttamento delle risorse idriche, con effetti sempre più gravi sulle disuguaglianze sociali, da cui nessuno, direttamente o indirettamente potrà essere immune.

“La crescita economica è ora antieconomica. Costa di più del suo valore marginale e ci rende sempre più poveri invece che più ricchi. Nascondiamo questo fatto con bilanci nazionali fallaci, perché la crescita è il nostro idolo e smettere di adorarlo sarebbe una bestemmia”, ha scritto l’economista ecologico Herman Daly, scomparso ad ottobre.

Lunedì 28 novembre presso il CNEL a Roma è stata presentata l’iniziativa “Una Terra per tutti. Il più autorevole progetto internazionale per il nostro futuro”, illustrata nel Rapporto del Club di Roma “Earth for All”, ora disponibile anche in italiano.

Una Terra per tutti” (Edizioni Ambiente, 276 pp.) è una sorta di guida di sopravvivenza per aiutare ad allontanare l’umanità dalla catastrofe ecologica e sociale.

Vengono fornite indicazioni chiare per evitare quel collasso che potremmo verosimilmente affrontare entro la fine di questo secolo. Utilizzando i più avanzati software di simulazione e modellizzazione, imparagonabili per potenza di calcolo a quelli disponibili nei primi anni ‘70, i diversi autori esplorano le politiche in grado di portare il massimo beneficio al maggior numero di persone.

La proposta che ne risulta prevede cinque grandi, possibili svolte: cambiamenti di sistema che consentono di raggiungere, nel tempo di una sola generazione, prosperità per tutti entro i limiti planetari.

Scritto con uno stile accessibile e motivante, utilizzando un linguaggio chiaro e visualizzazioni estremamente efficaci, il volume propone una visione solida in tempi dominati dall’incertezza e da una sorta di rassegnato pessimismo.

Uno dei comuni denominatori, la chiave per riuscire veramente ad affrontare questa sfida epocale è modificare il nostro modello di consumo, per non distruggere l’esistenza delle generazioni future. E non basterà affidarsi a tecnologie salvifiche.

Come diceva quel rapporto del 1972 è impossibile continuare con una crescita quantitativa illimitata. Come ci ricordava su queste pagine Gianfranco Bologna, segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei, che rappresenta il Club di Roma in Italia: “Oggi sappiamo che abbiamo perso decenni in una drammatica inazione e non è più possibile evitare una decisa modifica dell’attuale modello di sviluppo. Si tratta dell’unico modo per gestire l’inevitabile ed evitare l’ingestibile. Non è più possibile attendere oltre”.

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