Grandi quotidiani e clima, Avvenire si conferma il più verde

La Repubblica e La Stampa in testa per pubblicità di aziende delle fossili. Il monitoraggio dell'Osservatorio di Pavia per Greenpeace aggiornato al primo quadrimestre 2024.

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Come nel 2023, anche nei primi quattro mesi del 2024 tra i cinque principali quotidiani italiani è Avvenire quello che ha coperto la tematica clima in maniera più completa, con un approccio più favorevole alla transizione energetica e raccogliendo meno pubblicità dalle aziende delle fonti fossili.

Lo mostra la classifica che esce dall’ultima edizione del rapporto di monitoraggio curato dall’Osservatorio di Pavia per conto di Greenpeace, nella quale per ogni media si considera quanto si parla di crisi climatica, in quanti articoli i combustibili fossili sono riconosciuti come causa, quanta voce si dà alle aziende delle fossili, quanta pubblicità si fa alle stesse e se c’è trasparenza sui finanziamenti che arrivano al giornale da questi settori.

Il monitoraggio di Greenpeace Italia e Osservatorio di Pavia da due anni esamina come la crisi climatica viene raccontata sui cinque quotidiani nazionali più diffusi (appunto Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e sulle edizioni serali dei telegiornali delle reti Rai, Mediaset e La7.

Da gennaio a fine aprile 2024, nei telegiornali e sui grandi quotidiani italiani si è parlato meno di crisi climatica rispetto agli ultimi due quadrimestri del 2023, con l’eccezione di febbraio, per i quotidiani, che hanno dato ampio spazio, fra l’altro, alle proteste degli agricoltori, e aprile, per i TG, che hanno parlato molto del G7 Clima, Energia, Ambiente che si è tenuto a Venaria, e delle relative proteste di movimenti ambientalisti.

I quotidiani, mostra l’analisi, danno più spazio alle tematiche climatiche in articoli di economia, finanza, lavoro (17%), i TG in notizie di Ambiente e natura (36%).

L’inquadramento prevalente degli articoli di quotidiani sulla crisi climatica è economico (28,8%), e gli argomenti più frequenti riguardano la transizione ecologica, la riduzione delle emissioni, i combustibili fossili/la decarbonizzazione.

Il frame più usato delle notizie dei TG è invece quello ambientale (55,4%), e gli argomenti più frequenti riguardano la siccità, lo scioglimento dei ghiacciai e le alluvioni.

Interessante notare che le cause della crisi climatica sono citate in poco più di 1 notizia su 10: 12,6% nei quotidiani, 13% nei TG; mentre le conseguenze sono menzionate più frequentemente: 33,3% nei quotidiani, 60,5% nei TG.

Uno spazio rilevante viene dato a chi si oppone alla transizione energetica: il 19,2% delle notizie di quotidiani e TG contiene critiche o resistenze ad azioni per il clima e in proporzione le posizioni critiche sono più frequenti nei TG (25,5% contro il 17,5% dei quotidiani).

I soggetti citati o intervistati nei TG esprimono più spesso posizioni contrarie (24,4%) o ambigue (11,6%) nei confronti di azioni di mitigazione o della transizione ecologica in generale, rispetto a quelli citati o intervistati nei quotidiani (8,1% contrari; 11,2% ambigui).

D’altro canto, in proporzione, i TG rinforzano narrative di resistenza un po’ più dei quotidiani (6,8% vs 5,8%), e non le sfidano mai. I quotidiani solo nell’11% dei casi mettono in discussione gli argomenti contrari alla transizione energetica.

Infine, per quanto riguarda i soggetti intervistati, negli articoli dei quotidiani prevalgono i rappresentanti del mondo dell’imprenditoria, dell’economia e della finanza (41,2%). Nelle notizie dei TG invece i politici e le istituzioni nazionali (32,2%).

Come si vede dal grafico sotto, quello dei costi è l’argomento più rilanciato per criticare le misure di mitigazione del cambiamento climatico:

Interessante poi anche il monitoraggio sulla pubblicità che i quotidiani raccolgono dalle aziende con maggiori impatti sul clima: quelle dell’energia attive anche nei combustibili fossili, quelle del settore automotive, compagnie aeree e crocieristiche.

Come si vede dalla tabella sotto, il quotidiano di ispirazione cattolica si differenzia anche in questo sostanzialmente dagli altri quattro giornali (anche se il dato andrebbe letto anche in relazione al numero totale di spazi pubblicitari presenti, qui non rilevato).

Come emerge anche dai dati 2023, che avevano censito oltre 1.200 pubblicità di aziende climalteranti, le aziende energetiche investono in tutte le testate oggetto del monitoraggio di più rispetto alle altre.

Come spiega a QualEnergia.it la professoressa Mirella Marchese, che ha curato questa parte per l’Osservatorio di Pavia, si è scelto di considerare ogni compagnia che opera anche nelle fossili, anche se la pubblicità riguarda altre sue attività. Anche sponsorizzazioni, eventi, appuntamenti, corsi e scuole sono state oggetto del monitoraggio.

Le sponsorizzazioni ad esempio si concretizzano in formule quali: main partner, top partner, official partner, aziende associate o nella dicitura “in collaborazione con” e fra le pubblicità delle aziende del fossile nel 2023 sono state incluse, per esempio campagne per percorsi formativi come il “Programma Energie per crescere con le rinnovabili” di Enel in collaborazione con Elis, la Festa delle Luci A2A “Light is Life” a Brescia e Bergamo, Capitali della Cultura, le partnership di ENI come main partner del Giffoni Film Festival e del Ravenna Festival.

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