La crisi finanziaria del 2008-2009 aveva provocato una riduzione annua delle emissioni mondiali climalteranti dell’1,8% per poi vedere un rimbalzo del 6% nel 2010.
Quest’anno, travolti dall’arresto delle attività dovuto al Covid, il calo potrebbe arrivare al 4-6%.
C’è un elemento che fa riflettere profondamente. Questa riduzione rappresenta infatti un valore analogo al taglio annuo che sarebbe necessario per non superare l’aumento delle temperature indicato dall’Accordo sul Clima di Parigi (+2 °C, possibilmente +1,5 °C rispetto all’era preindustriale).
E questo ci fa capire la radicalità degli sforzi da avviare per ottenere in maniera virtuosa riduzioni percentuali di questa entità.
Da qui l’attenzione in alcuni paesi – da quelli europei alla Corea del Sud, alla Nuova Zelanda – a caratterizzare in modo green i piani di rilancio dell’economia.
La situazione dell’Africa è ovviamente molto diversa, visto che contribuisce in maniera minima alle emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili, con una quantità di 1,3 miliardi di tonnellate pari al 3,6% del totale.
Non stupisce quindi che del continente si parli sul versante climatico quasi esclusivamente in relazione ai gravi impatti, siccità, ondate di calore, incendi, alluvioni.
Eppure, è importante analizzare anche il contributo delle emissioni legato agli incendi delle foreste e ai cambiamenti del suolo.
In effetti, per diversi paesi – Tanzania, Congo, Zambia, Cameron – questa quota risulta maggiore rispetto a quella dovuta al consumo dei fossili.
Un articolo pubblicato lo scorso anno sul sito della rivista Nature riportava le analisi di dati satellitari registrati nel 2015 e 2016. L’analisi di queste misure evidenziava un flusso netto (emissioni meno assorbimento) di 5-6 miliardi di tonnellate di CO2 dovuto a incendi delle foreste tropicali e a cambiamenti dell’uso dei suoli africani.
È probabile che questi valori siano stati influenzati e amplificati dalla presenza di un forte episodio di El Niño. Ma resta il fatto che il contributo di questi incendi sembra essere in Africa superiore a quello legato alla combustione dei fossili.
Le risposte del continente dovranno andare dunque nella direzione di fornire elettricità pulita a tutti e, ovviamente, nel controllo degli incendi.
L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Nigrizia (giugno 2020)