L’Europa sembra poter tirare un sospiro di sollievo sul fronte gas.
L’inverno infatti è ormai alle spalle e gli stoccaggi a livello Ue sono attualmente pieni circa al 60%, un massimo storico rispetto agli ultimi dieci anni, in cui la media di questo periodo non arrivava al 40%, come mostra il grafico sotto elaborato da Ispi.
Merito soprattutto del calo della domanda, diminuita nel 2022 in Ue di 55 miliardi di metri cubi, ovvero del 13%. Si tratta della riduzione più forte della storia: l’equivalente della quantità di gas necessaria a oltre 40 milioni di abitazioni, sottolinea l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) in un analisi sul fabbisogno di gas europeo pubblicato un paio di settimane fa (link in basso).
Le importazioni Ue dalla Russia rispetto alla domanda totale sono poi scese dal 40% nel 2021 a meno del 10% a fine del 2022, riporta la Iea.
Tutto questo, mentre l’industria italiana ed europea hanno resistito alla crisi. “In Italia, a fronte di una riduzione dei consumi industriali di gas spesso superiore al 20%, il livello della produzione industriale rispetto all’anno scorso è praticamente identico”, spiega Matteo Villa, analista Ispi nel presentare questo altro grafico.
Toccato il minimo stagionale, da qualche giorno gli stoccaggi tornano a essere riempiti. E il gas al momento si compra sui 40-45 euro/MWh (sui 41 oggi) contro la media di 130 dell’anno scorso.
Le incognite per il 2023
Dunque, pericolo scampato? Quasi.
Come mostra il report Iea, “condizioni meteorologiche favorevoli e azioni politiche tempestive” ci hanno garantito un calo dei consumi record nel 2022, ma “la fornitura di gas poterebbe rimanere limitata nel 2023 con una gamma insolitamente ampia di incertezze e rischi”.
Tra le incognite, c’è la possibilità di una completa cessazione delle consegne di gas russo via gasdotto all’Unione europea, nonché una fornitura potenzialmente più ridotta di Gnl con la ripresa delle importazioni di Gnl dalla Cina, la cui domanda potrebbe crescere di 10 miliardi di metri cubi (bcm) nello scenario di maggiore crescita tracciato dalla Iea.
Potrebbero poi esercitare ulteriore pressione sui mercati del gas le condizioni meteo: non solo la prospettiva di un inverno freddo, ma anche quella, purtroppo abbastanza probabile, di un’estate secca e/o calda.
Se temperature estive alte farebbero aumentare i consumi elettrici e con essi quelli di gas, la siccità e la connessa scarsa produzione da idroelettrico (in Europa o in altre regioni del pianeta) potrebbero aumentare il fabbisogno di gas per la produzione elettrica.
Il calo dei consumi nel 2022
Tornando al 2022, peraltro proprio la scarsa produzione da idro nell’Europa meridionale, assieme alle pessime performance del nucleare, è stata concausa degli aumenti dei prezzi dell’energia, ricorda l’analisi Iea.
Non a caso, quello elettrico è stato l‘unico settore in cui la domanda di gas è aumentata oltre i livelli del 2021, nonostante un calo della domanda elettrica del 3%.
Per fortuna ci sono state le aggiunte record di capacità eolica e solare. Come fa notare il report sono state “il singolo fattore strutturale più importante della riduzione della domanda di gas”: i circa 50 GW di eolico e FV aggiunti, secondo la Iea, hanno evitato circa 11 miliardi di metri cubi di consumi di gas nel settore elettrico.
Ovviamente poi, hanno avuto “un ruolo considerevole” nel ridurre i consumi anche i prezzi elevati , soprattutto nei settori industriali ad alta intensità di gas anche se, la misura in cui hanno portato a riduzioni permanenti della domanda rimane poco chiara”, osserva la Iea. Nel settore industriale il consumo di gas è diminuito di 25 miliardi di metri cubi, pari a circa il 25%.
Nonostante il calo storico della domanda, come detto del 13%, nel 2022 la fattura delle importazioni di gas dell’Ue ha sfiorato i 400 miliardi di euro, più di tre volte il livello del 2021.
Di grande aiuto è stato poi il clima mite: i gradi giorno di riscaldamento – una misura della quantità di energia necessaria per riscaldare un edificio – in tutta l’Ue sono stati in media inferiori del 12% nel 2022 rispetto al 2021, riducendo il fabbisogno di gas per riscaldamento degli ambienti fino a 18 miliardi di metri cubi di gas.
In generale, sommando l’effetto del clima più cado a efficienza energetica e cambiamenti comportamentali, gli edifici in Europa nel 2022 ha consumato 28 miliardi di metri cubi di gas in meno rispetto al 2021, un calo di quasi il 20%.