Fotovoltaico e consumo di suolo, non ci sono problemi di spazio

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Gli ultimi dati dell'Ispra sul potenziale del fotovoltaico italiano sui tetti e sull'occupazione di territorio per gli impianti installati a terra.

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Per installare tutto il nuovo fotovoltaico previsto in Italia dal Pniec al 2030 (57 GW) si occuperebbe una parte minima del suolo nazionale, ben sotto l’1% anche ipotizzando di farlo tutto a terra.

Mentre il potenziale del fotovoltaico su tetti e coperture è molto ampio: in linea teorica, si potrebbero realizzare fino a 92 GW di impianti FV sui fabbricati esistenti.

Queste le stime principali fornite dall’Ispra nella nuova edizione del rapporto sul consumo di suolo nel nostro Paese (link in basso), nel capitolo dedicato alle installazioni fotovoltaiche.

A livello nazionale, si legge nel documento, risultano occupati da impianti fotovoltaici circa 17.830 ettari a fine 2022, equivalenti a più di 9.900 MW di potenza, risultati che differiscono di circa il 13% da quelli pubblicati nel rapporto statistico Solare Fotovoltaico 2022 del Gse (che riporta una superficie di 15.700 ettari e una potenza totale pari a circa 8.520 MW) per via della differente risoluzione dei dati.

A livello regionale, il primato appartiene alla Puglia con 6.116 ettari.

Per quanto riguarda il Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniec), l’aggiornamento di giugno 2023 prevede per il 2030 un incremento di circa 74 GW di fonti rinnovabili rispetto al 2021, 57 dei quali derivanti da fotovoltaico. Lo stesso Pniec raccomanda di privilegiare le installazioni su edifici, coperture, pensiline e di favorire i progetti agrivoltaici, in modo da ridurre il consumo di territorio.

L’Ispra ha quindi stimato la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).

Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”.

A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.

E se invece si volesse installare molto fotovoltaico a terra quanto suolo sarebbe “consumato” o meglio occupato?

Al 2022, risulta che il 66% del fotovoltaico italiano è stato installato “non a terra” (quindi su tetti, coperture ecc.) e il 34% a terra.

Di conseguenza, ipotizzando di fare 55 GW di FV (dei 57 previsti al 2030, 2 GW sono stati già realizzati nel 2022), con questa ripartizione percentuale (34% a terra e 66% sui tetti come detto), “si potrebbe calcolare, in via teorica, una superficie di circa 340 km2 di nuovo suolo consumato”. Mentre nell’ipotesi “estrema in cui tutta la nuova potenza prevista venisse installata a terra, per esempio, si potrebbero consumare fino a 990 km2 di suolo”.

In termini percentuali, facendo un calcolo di massima rispetto alla superficie territoriale italiana complessiva di circa 302mila km2, il fotovoltaico occuperebbe tra lo 0,12 e lo 0,32% circa del territorio nazionale.

Va poi sottolineato un punto importante, ribadito dalle associazioni del settore FV: il consumo di suolo delle energie rinnovabili è “un falso problema”.

Ipotizzando, ad esempio, scriveva a settembre il Gis (Gruppo impianti solari) di fare 5 GW/anno di fotovoltaico  a terra (nel primo semestre 2023 le nuove installazioni FV sono state quasi 2,4 GW tra tutti i segmenti), “servirebbe una superficie di 10.000 ettari da dedicare agli impianti”, mentre l’attuale superficie agricola totale in Italia è pari a 16,5 milioni di ettari.

Per fare questi 5 GW di fotovoltaico “basterebbe impiegare lo 0,06% della superficie agricola totale. In 10 anni si tratterebbe dello 0,6% del territorio agricolo nazionale”. Quindi, “sarebbe sufficiente andare a coinvolgere solamente i terreni attualmente incolti e inattivi che in Italia sono 3,5 milioni di ettari”.

Va anche ricordato che lo scorso luglio un gruppo di associazioni ambientaliste e delle rinnovabili ha rivolto un appello proprio all’Ispra, spiegando perché il fotovoltaico non deve essere considerato come un elemento che aumenta il consumo di suolo al pari del territorio cementificato, perché ad esempio le strutture sono rimovibili e gli impianti presentano diversi vantaggi ambientali.

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