Se fossero numeri riferiti all’Italia staremmo parlando di una vera e propria rivoluzione energetica ed economica, ma i record internazionali legati al fotovoltaico appartengono al Brasile.
A fare i calcoli è stata la Brazilian solar photovoltaic energy association (Absolar) che riporta una statistica sulla tecnologia dal 2012 a oggi.
Nel dettaglio, in dodici anni il Paese sudamericano ha costruito 1,2 milioni di posti di lavoro grazie al FV, con investimenti totali pari a circa 36 miliardi di euro per questa fonte.
A tutto ciò corrisponde una capacità di 41,1 GW, ma si stima che il Paese possa arrivare a oltre 97 GW nel 2028. Inoltre, dal 2012 sono state evitate emissioni di CO2 pari a 47,6 milioni di tonnellate grazie al fotovoltaico e incassati circa 11 miliardi di euro per la tassazione.
Da sottolineare che il nuovo installato tra gennaio e marzo 2024 è stato di 4 GW, equamente ripartiti tra siti di grande taglia e piccola generazione distribuita. A livello cumulato il primo tipo di impianti ha raggiunto 13 GW e il secondo 28 GW, considerando che il Brasile conta 2,3 milioni di sistemi fotovoltaici su tetto, ma ha il potenziale di superare i 90 milioni di impianti.
Tutto ciò, però, non ha generato un’industria tecnologica nazionale se si considera che lo scorso anno le importazioni di moduli hanno raggiunto i 17,5 GW.
La strategia energetica del Brasile
Secondo i dati Absolar, nel 2023 la principale fonte di generazione elettrica brasiliana è stata l’idroelettrico (48%), seguita da fotovoltaico (18%), eolico (13%), gas naturale (7,8%), biomasse-biogas (7,4%), petrolio (3,5%), carbone (1,5%), nucleare (0,9%) e import (3,6%).
Alla Cop 26 del 2021 il Brasile aveva annunciato di voler raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 grazie a uno specifico piano di riduzione della CO2 e di lotta alla deforestazione illegale. Inoltre, in quell’occasione è stata annunciata la volontà di approvare un Piano climatico nazionale.
Sul documento è al lavoro il Comitato interministeriale per i cambiamenti climatici e il 3 maggio, presso il ministero dell’Energia brasiliano, si è svolto un tavolo di lavoro con le associazioni del settore energetico.
“Stiamo costruendo una base tecnica di modellizzazione e studio che serva all’obiettivo del Piano clima”, ha spiegato il segretario nazionale della Transizione energetica, Thiago Barral. In particolare, ha aggiunto, “nel caso del Piano per il settore energetico, collegato al Piano per il clima, stiamo cercando la sua integrazione negli sforzi in corso per la politica nazionale di transizione”.
Temi che lo stesso giorno il ministro dell’Energia brasiliano, Alexandre Silveira, ha avuto modo di approfondire con Papa Francesco in occasione di una visita in Vaticano che ha avuto come focus anche l’organizzazione del G20 che si terrà il 18 e 19 novembre a Rio de Janeiro e della Cop30 in Brasile nel 2025.
“Il Paese sostiene che la transizione energetica non dovrebbe essere vista solo come un processo di sostituzione tecnologica. Dobbiamo garantire un nuovo modello di sviluppo ambientale, economico, sociale e inclusivo, senza lasciare nessuno indietro”, secondo Silveira.
“Un chiaro esempio della sfida che dobbiamo affrontare – ha detto – è il livello di esposizione del mondo alla povertà energetica. Purtroppo, ci sono ancora 2,3 miliardi di persone nel mondo che utilizzano risorse altamente inquinanti per cucinare il proprio cibo, una situazione che espone donne e bambini a diverse condizioni di vulnerabilità. Inoltre, circa 650 milioni di persone nel mondo non hanno ancora accesso all’elettricità, impedendo a intere famiglie di avere accesso alla qualità della vita e al benessere per le loro attività più comuni”.