In tutto il mondo quasi un miliardo di persone non ha accesso a una struttura sanitaria con un allaccio stabile alla rete elettrica.
Strumenti come ventilatori polmonari e monitor cardiaci, apparecchiature per trattamenti a lungo termine come la dialisi renale o le incubatrici per i neonati, rischiano di smettere improvvisamente di funzionare. In totale 433 milioni di persone, che vivono nei Paesi a basso reddito, fanno “affidamento” su strutture prive di elettricità.
Nella Repubblica Centrafricana – il paese africano i cui cittadini hanno maggiori probabilità di morire prematuramente a causa di una malattia non trasmissibile – oltre il 60% delle strutture sanitarie non è allacciato alla rete. In Zambia anche nei grandi ospedali collegati alla rete nazionale la fornitura di elettricità è instabile.
Secondo il rapporto Energizing Health: Accelerating Electricity Access in health-care facilities (link in basso) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), basterebbero 5 miliardi di dollari per portare l’elettricità in tutte le strutture sanitarie dei Paesi più poveri utilizzando l’energia solare, ponendo fine al funesto trend di vite umane spezzate per colpa delle interruzioni di corrente.
“Vorrei che la comunità internazionale si impegnasse a fornire finanziamenti per elettrificare tutte queste strutture sanitarie, ora disponiamo di soluzioni che non erano disponibili 10 anni fa”, ha affermato Salvatore Vinci, consulente per l’energia sostenibile presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità e membro della delegazione Cop28.
Tra le circa 166,720 strutture sanitarie che si trovano nei 41 Paesi a basso e bassissimo reddito nell’Africa subsahariana, il report stima che almeno 25.000 non abbiano alcun accesso all’elettricità e 68.350 si appoggino su una rete instabile.
Nel continente però esistono alcuni sporadici esempi virtuosi: in Siria c’è un ospedale (del quale, per motivi di sicurezza, non sono mai state rese note le coordinate) che funziona con un generatore diesel e 480 pannelli fotovoltaici collegati a un sistema di accumulo. In caso di totale assenza di combustibile, il sistema a energia solare può alimentare completamente l’unità di terapia intensiva, le sale operatorie e i reparti di emergenza per un massimo di 24 ore.
Nell’ospedale di Dhusa Mareb, in Somalia, in un anno, tra il 2021 e il 2022, 171 pazienti hanno ricevuto ossigeno grazie ai pannelli solari, e di questi il 95,3% si è completamente ripreso. Il contributo fondamentale di Emergency ha fatto arrivare sui tetti di una struttura sanitaria a Wakiso, in Uganda, 2.500 moduli FV con l’obiettivo di diminuire i costi di acquisto dell’elettricità e ridurre l’energia messa a disposizione dalla rete instabile.
Nei Paesi climaticamente vulnerabili gli ospedali restano spesso senza elettricità a causa di eventi estremi come tempeste o inondazioni. “Non sappiamo quante persone muoiono ogni anno a causa delle interruzioni di corrente. Nessuno mette l’interruzione di corrente come causa di morte su un certificato di morte”, ha detto Hippolite Amadi, professore di bioingegneria all’Imperial College di Londra, citato dal Guardian.
Ma la realtà è esattamente questa: esistono persone che muoiono perché le macchine per il supporto vitale alle quali sono collegate smettono improvvisamente di funzionare, oppure perché viene somministrato loro il farmaco sbagliato da uno staff che – costretto a lavorare al buio – non può vedere bene cosa sta facendo.
Amadi denuncia da anni il problema, e ha lavorato a progetti di elettrificazione dei poli sanitari per la maternità in Nigeria. Ha ideato un ventilatore neonatale alimentato a energia solare, che lo scorso ottobre ha vinto un importante riconoscimento nel Paese – il Premio nigeriano per la scienza 2023 – e gli ha fatto guadagnare le lodi del presidente Bola Ahmed Tinubu, per aver “mantenuto in vita i bambini nigeriani”.
“Prima che implementassimo il sistema fotovoltaico, il tasso di mortalità era compreso tra 35 e 45 bambini su 1.000”, ha riferito Mohammed Gana, funzionario del ministero della Salute nigeriano ed ex collega di Amadi. “Ora siamo in bilico tra le 10 e le 15”.
Il dicastero vorrebbe elettrificare tutte le sue strutture sanitarie utilizzando l’energia solare entro il prossimo anno. Un traguardo non impossibile secondo Vinci dell’Oms: “Negli ultimi 10 anni il costo dei moduli fotovoltaici è diminuito del 90% e il costo delle batterie è diminuito in media del 60%. Possiamo installare in un ospedale un sistema di energia solare economico e affidabile nel giro di pochi giorni”.
- Il report Oms (pdf)